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CESI: economia reale in sofferenza!
Ok. La recessione è lontana ed è un dato ormai chiaro. Ma ci sono degli elementi che non mi convincono. Ad esempio questo grafico che vi ho riportato in apertura di post.
Ormai lo conoscete, è il CESI Index, il Citigroup Economic Surprise Index, l’indice che mette a confronto i dati macroeconomici in uscita con le previsioni degli economisti. Quando i dati “sorprendono” in positivo gli analisti, il CESI migliora, se invece i dati sono peggiori allora il CESI scende.
L’area dello ZERO rappresenta la neutralità.
Come potete vedere dal grafico, tutti i CESI riferiti ai singoli paesi, compreso quello riferito all’area “Major Economies” sono sotto questo livello.
E tra tutti questi indici solo uno è in ripresa: quello degli USA, il paese che più di tutti era visto in recessione e che invece ha snocciolato dei dati migliori delle attese.
Ovviamente la politica monetaria dovrebbe (…condizionale…) dare una spinta per poi riportare questi indici quantomeno in zona positiva. Ma lo stesso CESI dell’Eurozona si sta dimostrando debole. Una cosa è la finanza e un’altra è l’economia. E questo grafico conferma quanto già affermato. La politica monetaria dovrebbe aiutare l’economia reale ma non può sostituirsi alla politica fiscale.
Il compito più arduo è quello che tocca ai governi, ma è anche il più importante, proprio perché solo tramite un intervento dei governi sia in ambito locale (stati) che europeo (Bruxelles), non si vanno a vanificare gli sforzi della BCE.
Ma secondo molti, questa è una partita persa in partenza, proprio a causa della diaspora economica dell’Eurozona.
Solo una profonda coesione potrebbe portare a dei risultati (vedi l’esperienza USA). In caso contrario (quindi, diciamo pure, avverrà così…) ne beneficerà la finanza e la speculazione, oltre che il sentiment. Ma gli effetti saranno di breve durata e difficilmente si otterranno risultati validi dal punto di vista reale.
Storie già scritte. Solo che ora la Bce ha alzato la posta in gioco, ma per nulla. Almeno secondo il mio punto di vista. E ora la parola al FOMC.
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