BOOM: nasce il RCEP, una vera rivoluzione politica ed economica
Se il mondo occidentale continua ad avere due grossi e preoccupanti tasselli da sistemare, alias Covid-19 e conseguente crescita economica, più a volatilità dovuta ad un capriccioso Trump che non accetta la sconfitta, un po’ più Oriente c’è chi si permette di guardare avanti, anche approfittando della profonda confusione del mondo occidentale, e quasi sottovoce va a sottoscrivere un accordo che si chiama il Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep). Un accordo che ha un peso economico straordinario visto che vale il 30% del Pil globale e include le 10 economie dell’Asean: oltre alla Cina ci sono Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia.
Vista la dimensione dell’accordo è sicuramente una di quelle cose che possono cambiare radicalmente la storia e le dinamiche del Mondo economico e politico dei prossimi anni. Ecco in sintesi cosa è successo
(…) “Le nazioni dell’Asia del Pacifico, tra cui Cina, Giappone e Corea del Sud, hanno firmato il più grande accordo di libero scambio regionale del mondo, che comprende quasi un terzo della popolazione mondiale e del prodotto interno lordo.
Gli alti funzionari di 15 nazioni che includono anche l’Australia, la Nuova Zelanda e i 10 membri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico hanno firmato il Regional Comprehensive Economic Partnership, o RCEP , dopo quasi un decennio di preparativi, l’ultimo giorno del 37 ° Asean, Vertice ospitato virtualmente dal Vietnam. L‘accordo contribuirà a “sviluppare le catene di approvvigionamento che sono state interrotte a causa della pandemia, nonché a sostenere la ripresa economica”. (…) [WSI]
Forse manca un grande, gradissimo player asiatico, l’India (che ha però un opzione per entrare in un secondo tempo), ma già così parliamo di un accordo di dimensioni ciclopiche. 2,2 miliardi di persone con un PIL combinato di 26,2 trilioni di dollari, con taglio delle tariffe di almeno il 92% sui beni scambiati tra i paesi partecipanti, nonché disposizioni più forti per affrontare misure non tariffarie e miglioramenti in aree come la protezione dei dati personali e dei consumatori online, la trasparenza e il trading. Inoltre comprende anche procedure doganali semplificate mentre almeno il 65% dei settori dei servizi sarà completamente aperto con maggiori limiti di partecipazione straniera.
Il mantra dell’accordo? Fin troppo semplice: “STOP al BULLISMO USA”.
Uno schiaffo al neo protezionismo USA, ed una nuova formula di condivisione oserei definire più GLOCAL, con due economie vere super potenze, ovvero Cina e Giappone, rispettivamente prima e seconda economia asiatica, che finalmente si mettono in contatto e teoricamente si coalizzano. L’impatto politico dell’accordo quindi va persin oltre a quello economico, in un momento di grande difficoltà soprattutto del mondo occidentale.
A questo punto la grande partita la si giocherà con gli USA: con Trump forse non ci sarebbe stata partita, nel senso che con il biondo non ci sarebbe stato margine di discussione. Con il più equilibrato e diplomatico Biden qualcosa di diverso potrebbe capitare.
E per l’Italia?
(…) “Per l’Italia è una buona notizia, certamente non dobbiamo essere immobili e il nostro Governo deve stimolare e favorire i rapporti commerciali. (…) Abbiamo una forte crescita in Giappone (13%) con cui abbiamo firmato accordi di libero scambio già in vigore dallo scorso anno che sta producendo i suoi primi frutti. Il Vietnam è ancora problematico nonostante abbiamo altri accordi, il nostro Pese deve essere dinamico e non dormiente, questa nuova alleanza può permetterci di penetrare più facilmente gli altri mercati dell’area asiatica”. (…) [WSI]
Vedremo, intanto questa è l’ennesima conferma di come si sta muovendo il mondo e soprattutto come dovremo abituarci a vederlo. Con l’Asia al centro.
STAY TUNED!
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Interessante la lettura della stampa degli altri, in lingua inglese, spesso ottima. Mentre la nostra è mirata al confronto, ideologica, spesso provocatoria (a parole, di più non possono proprio), la loro non lo è. Non ci sono crociate contro i bianchi, in sostanza sono sempre più interessati ai fatti loro e al commercio tra di loro che a noi altri. La porta la lasciano aperta, se si vuole collaborare bene, altrimenti ci ignoreranno. Sono schiaffoni che arrivano ogni santo giorno, con un sorriso di compatimento per quei poveri disgraziati che pensano ancora di essere dominus e non sono stati capaci di controllare una pandemia che TUTTI i paesi asiatici hanno affrontato con successo (tranne l’India che è una boccia persa) offrendo poi lo spettacolo tra l’assurdo e il grottesco delle elezioni americane, simbolo tra i simboli della terminale decadenza di una civiltà.
Ciao John, grazie del tuo contributo sempre costruttivo ed interessante. Sono d’accordo con te. A loro interessa poco far vedere chi ce l’ha più lungo (scusate il becero paragone), in realtà loro hanno capito tutto, hanno capito che la sfida è solo con loro stessi con il solo obiettivo di diventare il prima possibile dominanti. Perchè già sanno che il percorso è tracciato. Ed il fatto che lasciano la porta aperta (l’India secondo me varcherà la soglia prossimamente) è un tipo di comportamento che già li distingue appunto da certi atteggiamenti visti negli ultimi mesi.
Italia secondo me in posizione scomoda. Ma non può e non deve ignorare la nuova realtà, facendo però attenzione a non finirne fagocitata. Secondo me, ovvio
Come ha scritto Parag Khanna un paio di anni fa questo e’ il secolo dell’Asia (nb: non della Cina, dell’ASIA). Di fronte a questo l’intera Europa non puo’ fare assolutamente nulla, per non parlare di noi poveretti con una industria annichilita da decenni. Tra parentesi, la crescita del GDP cinese (e nell’ultimo Q anche di quello giapponese!) e’ tornata a correre. Noi consoliamoci con il cenone in famiglia, ma tra pochi intimi mi raccomando!
No, l’Europa in realtà potrebbe fare molto ma non nel senso imperiale tradizionale (quel che va bene per noi DEVE andare bene anche agli altri). Osserva il mappamondo, l’Europa è una penisola dell’Asia, gli Stati Uniti un paese in tra due oceani lontanissimo da Eurasia. Più saranno testardi nel dilapidare risorse nel tentativo di bloccare gli altri invece che ricostruire le infrastrutture interne fatiscenti a partire dal sistema educativo e dalla sanità, più velocemente proseguiranno lungo il declino che solo loro non vedono. Personalmente non ho alcuna fiducia, la superbia che deriva da 5 secoli di dominanza (l’hubris delle tragedie greche) appartiene tanto alle oligarchie anglosassoni quanto a quelle franco/tedesche queste ultime sono però patetiche, dimenticano di essersi autodistrutte nel 1914. Dunque mi aspetto il contrario, un aumento della tracotanza, un bombardamento mediatico contro le autocrazie russo/asiatiche, l’esaltazione di sistemi democratici che non esistono, essendo autocrazie anch’esse, solo più deboli ma con un sistema propagandistico più efficace.
Hai ragione, Asia non solo Cina. Questo è un mondo con problemi di natura estintiva (per gli esseri umani) dei quali il COVID-19 è un modesto antipasto, che potranno venire affrontati solo aumentando la complessità delle soluzioni, dunque scienza e tecnologia. So bene che ci sono anime candide che pullulano su web e pretendono glocalismo, ma l’unica cosa di cui sono capaci è il conio di termini assurdi. Nel frattempo trascorrono inutilmente la loro esistenza tra comizi e invettive, usando il loro computer made in Asia, twittando sul loro smartphone made in Asia e contando se si fanno male a giocare a tennis in una rapida diagnosi con una RM made in Asia. Poveri. E’ noto (dovrebbe esserlo) che il Giappone produce più laureati per milione di abitante di Europa e Stati Uniti sin dagli anni 70 e la Corea dagli anni 90, ma complessivamente sono “solo” 200 milioni contro 800 milioni tra europei e nord americani. I cinesi sono però un 1400 milioni e già nel 2013 producevano oltre due volte il numero dei laureati in materie tecnico scientifiche degli Stati Uniti. Ora siamo nel 2020, in questi 7 anni tutti quei giovani molto motivati hanno prodotto per il sistema Cina mentre il loro sistema educativo migliorava alla consueta velocità cinese sia in termini qualitativi che quantitativi. Trovo significativo seguire l’evoluzione della narrazione. Solo cinque anni fa gli organi di stampa cinese erano enfatici, presto supereremo gli occidentali etc… Essendosi accorti della paura crescente da queste parti e di cosa questo possa comportare per la loro sicurezza, la narrazione è cambiata. Siamo indietro, dovremo aspettare almeno il 2035 … Interessante, soprattutto in quanto nessuno nei nostri paesi verifica i dati, preferisce vivere in un universo fantastico, altrimenti sarebbe costretto a scoprire particolari come questi:
NUMERO DI BREVETTI RILASCIATI 2009 e 2018
ITALIA 12.698 – 13.323 (stasi)
GERMANIA 72.971 – 73.333 (stasi)
USA 224.912 – 285.095 (sensibile aumento)
CINA 241.435 – 1.460.244 (esplosione)
Nel mentre si continueranno con i latrati “rubano la proprietà intellettuale !”. Ma certamente. Solo una popolazione di imbecilli condotta da imbecilli non si accorge dove sta rapidamente andando, dunque senza tentare neppure la più modesta correzione di rotta. Spesa clientelare, burocrazia ai massimi, proposizioni velleitarie (come quelle della commissione europea) o degne della peggiore commedia (come quelle degli ultimi N governi di qualunque colore in Italia, un paese fallito). Ci sono solo due aree attive, Asia (lanciata), USA (in rapido declino ma partendo da una posizione molto avanzata almeno in alcuni settori chiave).
Nel caso qualcuno .”sono dati inventati !!!” ecco la fonte. Chiunque può usare GOOGLE per ricercare dati e informazioni effettivamente utili alla sua comprensione della realtà, al contrario una quantità impensabile di persone si consuma inseguendo assurdità cospirazioniste che il web propone a tonnellate assicurandosi una più rapida traiettoria verso il vuoto. Irrilevanti lo sono già da tempo.
Non è una questione di dominante, sarebbe secondario, di interesse per strateghi in vena di sogni di gloria. Ancora oggi, solo Giappone, Taiwan e Corea del Sud hanno livelli di reddito a parità di potere di acquisto pari a quello dei ricchi paesi europei o degli Stati Uniti, per quanto si dovrebbe misurare pure il livello di distribuzione dunque il valore mediano è molto più significativo di quello medio. La questione reale è questa: la dimensione globale della torta è in aumento oppure è sempre la stessa o in contrazione ? Se è in aumento sarebbe possibile che chi è indietro possa avanzare senza che chi è avanti retroceda ma negli altri due casi no, cambierebbe solo la velocità e la dimensione della contrazione. La storia passata, l’unica fonte di informazioni, essendo il futuro inconoscibile, racconta che chi è indietro è in genere molto più motivato di chi da molto tempo si trova avanti e considera la questione come un dato immutabile e consolidato. I segni di decadenza sono innumerevoli, ne cito solo due. Primo il peso di gran lunga prevalente del capitale finanziario rispetto quello intellettuale ovvero le risorse sperperate per il mantenimento del sistema FIRE (finance, insurance, real estate) rispetto l’istruzione diffusa in ritirata ovunque con l’eccezione di nazioni molto piccole dunque irrilevanti. Secondo la scarsa disciplina di almeno una parte consistente della popolazione incapace di pensare al di fuori della propria personale gratificazione immediata.
Grazie John, il tuo punto di vista è sempre interessante come punto di visione alternativo per chi, come speso accade anche a me, tende a fermarsi su cosa legge e recepisce da quello che poi, alla fine, è soprattutto rumore e non informazione
Gli imperi occidentali hanno dominato il mondo per 5 secoli, è difficile per chi vi abita (oligarchi e subalterni indistintamente) immaginare che non possa continuare a lungo. Infatti, la grande storia della dominanza dell’occidente non finirà tra X anni in quanto è già stata registrata, è già avvenuta, al più si può cercare di valutare quanto si amplierà la differenza tra le economie cosiddette avanzate e le altre. Il sorpasso è avvenuto nel 2007, sono passati 13 anni, un’enormità e oggi le menzionate economie avanzate pesano solo il 42% mentre nel 1980 rappresentavano 2/3. Al di là dei numeri che sono poi quelli che contano, tragico ma divertente è osservare quanto segue. In inglese c’è un termine per indicare coloro che sono al di fuori della realtà “delusional people” letteralmente “gente delirante” ma non rende bene l’idea. Appena eletto Biden il pensiero unico delirante elitista (PUDE, trademark John Ludd, all rights reserved) si scatena, “ora l’occidente sarà unito glie la facciamo vedere.” A chi di grazia ? Dove stanno i mercati più grandi ? Qui o là ? Da dove compriamo gran parte di quanto indispensabile, dalla componentistica elettronica/meccanica/chimica agli antibiotici ? Non è del TUTTO OVVIO che i paesi guardino con più attenzione (voluttà, ingordigia) i mercati più grandi, giovani e dinamici che quelli vetusti, in progressiva ineluttabile contrazione, oberati da debiti contratti per lo più non per investimenti produttivi ma per proteggere il sistema finanziario, per un sistema pensionistico fuori controllo etc… ? E poi …delirio tra i deliri, chi sarebbe emergente ? La Cina che rappresenta da sola il 28% della capacità industriale mondiale contro il 17% degli USA e i l 6% di krande Germania e il meno di 2% degli sgovernati italiani che inseguono in gran numero la decrescita felice ? E questo senza considerare il PPP (purchasing power parity) altrimenti ciao. Ai vecchi imperi rimane solo la finanza, la difesa strenua della forza del cambio, ultimo baluardo del vecchio assetto geopolitico. Ma più si difende il cambio più si affossa l’economia produttiva interna, rafforzando quella degli altri. Sino all’epilogo, già scritto nei libri di storia perché tutto è ciclico e il nostro è terminato.