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Bitcoin, mercati e Paul Tudor Jones: la copertura al rischio “banche centrali”

Scritto il alle 15:27 da Marco Dal Prà

Una cosa è certa: bitcoin sta cambiando il mondo. All’inizio a cambiare sono stati pochi tecnici che credevano nel progetto tecnologico sottostante e volevano sperimentarlo. Poi  sono arrivati coloro che contestavano i governi o le banche centrali, gli economisti di fede “austriaca”, libertari ed altri sostenitori di un modello politico diverso da quello dominante. Adesso però iniziano ad arrivare sempre più numerosi gli operatori del mondo finanziario, persone insospettabili che si avvicinano a bitcoin e che una volta entrati non ne escono più, in un trend che la crisi da “bolla del tutto” sta facendo aumentare in modo inaspettato.

 

I lupi di Wall Street

Come ho scritto più volte io sono solamente un elettronico appassionato della tecnologia sottostante le criptovalute, quindi non conoscevo nessuno dei Gordon Gekko dei mercati finanziari, ma li ho conosciuti mio malgrado perché sono loro che sono arrivati qui.

Ecco quindi arrivare a Bitcoin gente più o meno blasonata come Tim Draper, Dan Tapiero, Raoul Pal  ed alti nomi a me assolutamente sconosciuti, ma che ho dovuto imparare perché sono loro ad essere entrati nei media che trattano di criptovalute.

Evidentemente, come il sottoscritto, si sono “messi a studiare” il sottostante di bitcoin & C. tanto da esprimere giudizi positivi, soprattutto in paragone al denaro che stampano ormai illimitatamente le banche centrali.

Ma la lista non finisce qui. Nei giorni scorsi, con una sorprendente intervista rilasciata a Bloomberg, un personaggio che mi dicono essere un “mostro sacro” della finanza americana, Paul Tudor Jones, si espone a favore di bitcoin e dice di utilizzarlo già come investimento.

Il fondatore del gruppo finanziario Tudor Investment, Paul Tudor Jones, ha dichiarato che sta investendo attivamente in bitcoin. A suo avviso, la criptovaluta è una delle migliori forme di copertura dai rischi dalla condizione in cui le banche centrali accendono le macchine da stampa e accelerano l’inflazione.

Tra l’altro, se avete tempo, guardate su Linkedin il curriculum di Lorenzo Giorgianni, il suo braccio destro, uno che si è fatto 17 anni al Fondo Monetario Internazionale. Uno che evidentemente si rende conto della piega che sta prendendo l’economia.

 

Studiare il fenomeno

Bitcoin è nato con il semplice scopo di essere un contante elettronico funzionante senza un qualsiasi organo di governo e senza intermediari, una sorta di moneta del popolo, ma il suo inventore non poteva sapere quale evoluzione avrebbe preso la sua creazione, né poteva rendersi conto della robustezza che il protocollo Bitcoin poteva raggiungere.

Questo secondo punto è un aspetto che l’uomo della strada o la casalinga di Voghera non possono facilmente comprendere, ma possono farlo istituzioni finanziarie che hanno uomini e mezzi in grado di studiare il fenomeno.

Non per niente abbiamo visto entrare nel mondo bitcoin persone molto conosciute nel settore della finanza (americana) e persino aziende del calibro di Fidelity, che appunto si sono creati il loro staff più o meno grande per studiare le criptovalute.

Sta quindi succedendo quello che avevo per certi versi previsto nel lontano dicembre 2017 nell’articolo “Bitcoin, la fine del sogno” dove appunto prevedevo l’ingresso delle balene per il suo uso come investimento, piuttosto che il suo utilizzo per i pagamenti quotidiani.

 

Il conto della serva

E, a proposito di studiare, attenti a questo calcolino: sembrano cifre molto astruse ma alla fine del discorso vedrete che il succo è sempre lo stesso: soldi.

Quanti blocchi vengono aggiunti alla blockchain di Bitcoin ogni giorno ? Ebbene, dato che un blocco viene creato ogni 10 minuti, su 24 ore ci saranno sono in totale 144 blocchi. Ricordo che dentro i blocchi sono registrate le operazioni, gli scambi intercorsi tra gli utenti di bitcoin, operazioni che i minatori devono controllare e convalidare, un lavoro per i quali incassano una ricompensa, una taglia, che al momento in cui sto scrivendo è di 12,5 bitcoin di nuovo conio.

Questo numero rappresenta di fatto l’inflazione, un numero ben preciso che possiamo quantificare con questo rapido calcolo:

144 blocchi x 12,5 BTC = 1800 bitcoin/giorno

Significa che allo stato attuale il sistema crea nuove “monete” per un valore di circa 16 Milioni di dollari al giorno, bitcoin che minatori, per far fronte alle spese della propria azienda – affitti, macchinari, energia elettrica, ecc – dovranno prima o poi vendere, immettendoli di fatto sul mercato.

 

Dimezzamento

Veniamo quindi al prossimo 12 Maggio quando, come previsto all’interno del protocollo Bitcoin, la cifra che il minatore riceve come ricompensa per ciascun blocco subirà automaticamente un dimezzamento (nel gergo, halving), pertanto da tale data passerà da 12,5 a 6,25 bitcoin .

In parole povere significa che l’emissione di bitcoin di nuovo conio diventerà più scarsa, ma l’evento, come ho già scritto nel precedente articolo, non credo possa scaturire effetti sul prezzo, tipo impennate a 100.000 Dollari… in pochi giorni!

Il motivo di questa mia convinzione sta nella differenza a dir poco enorme tra i bitcoin di nuovo conio che arrivano dalle attività di mining svolto ogni giorno, cioè l’inflazione, e gli scambi che avvengono nelle piattaforme.

Qualcuno infatti mi dovrebbe spiegare come può influire nella formazione del prezzo quotidiano l’apporto di nuovi bitcoin per circa 10 Milioni di dollari, quando nello stesso tempo si scambiano bitcoin per circa 40 Miliardi di dollari.

 

L’equazione sbagliata

Mi sembra quindi evidente che la crescita del prezzo di bitcoin nell’ultima settimana sia dovuta principalmente ad un effetto psicologico. Si tratta di investitori più o meno grandi che hanno fatto questa la semplice equazione

12 Maggio = aumento rarità = aumento prezzo

Il problema è che questa equazione è sbagliata. Se da un lato è vero che i beni più sono rari, più aumentano di prezzo, è anche vero che questo evento non accade “istantaneamente” ad una data precisa. Bitcoin nei fatti non è ancora molto raro; lo dimostra la vivacità degli scambi giornalieri. Sarà raro quando la maggioranza di coloro che lo possiedono lo metteranno “in cassaforte” e diminuirà il numero di persone che quotidianamente lo mettono in circolazione, un numero che oggi è circa 4000 volte più grande dell’inflazione prevista nel protocollo.

In questa vicenda, come al solito, vince chi si siede a tavolino per attuare strategie mirate, senza farsi influenzare dagli eventi del giorno. Come ha detto Mark Yusko in una trasmissione della CNBC a proposito di bitcoin, “Daily price doesn’t matter“.

Paradossalmente, persino chi si limita a cambiare 100$ al mese in bitcoin evita queste trappole.

Al contrario, la formula che abbiamo visto prima crea l’opportunità, per coloro che fanno trading nel brevissimo periodo, di “spennare” quelli che l’hanno applicata alla lettera, come dimostra la salita del prezzo del 25% in un mese e la caduta del 10% a ridosso dell’halving.

Poi bitcoin, come ha sempre fatto, riesce sempre sorprenderci.

Ma questa è un’altra storia.

 

 

Link Utili

Bloomberg: Paul Tudor Jones Buys Bitcoin as a Hedge Against Inflation

Articolo Medium : Financier Paul Tudor Jones Explained Why He Buys Bitcoin.

 

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