Banche: hanno perso Paypal, non perderanno Bitcoin.

Scritto il alle 22:36 da Marco Dal Prà

In questi ultimi mesi dell’anno, visto l’andamento decisamente negativo delle quotazioni di bitcoin e delle criptovalute in generale, ho potuto notare che il morale dei cripto-appassionati era veramente molto molto basso.
Sia nelle chat quasi deserte o silenziose, che nelle frasi di “resa”, dette da persone solitamente si spacciavano come fondamentalisti di Bitcoin.

A questa situazione si sono aggiunte, nell’arco del 2018, numerose ipotesi di complotto contro le criptovalute, da quelle più fantasiose a quelle più articolate, formulate sia tra chi le sostiene che da osservatori “esterni”, tanto da mettere in difficoltà anche il sottoscritto.

 

Il complotto è il più improbabile

Ogni evento ha la sua probabilità di accadere. Siamo liberi di pensare che ci sia qualcuno che si attrezzi  di strumenti o di capitali per affossare o eliminare le criptovalute, ma che questo evento accada, lo vedo molto improbabile.

Investire tempo, denaro, uomini e mezzi per fare una cosa del genere, si fa solo se ci sono degli evidenti ritorni economici. Ma data la modesta capitalizzazione del settore, è evidente che “scomparsa” delle criptovalute oggi non potrebbe creare “ritorni” nè al mondo bancario nè ai governi.

Del resto, proprio questi ultimi si sono da poco accordati al G20 per formulare una strategia comune al fine di tassare i proventi derivanti dall’uso o dall’investire in criptovalute. Che senso avrebbe per i governi spendere dei soldi per eliminare una possibile fonte di reddito ?

Diversa potrebbe essere la situazione degli stati-dittatura come ad esempio il Venezuela, dove le criptovalute stanno lentamente diventando dei sostituti delle valute locali. Ma questi governi non hanno certamente la forza economica per iniziare un complotto contro Bitcoin & C., operazione che richiederebbe, mi sento di dire, miliardi di dollari.

Senza contare che per fare una cosa del genere dovrebbero passare per le (poche) piattaforme di scambio, con il rischio di essere rapidamente scoperti.

Continuo quindi a credere che il periodo “orso” delle quotazioni non sia dovuto a complotti ma a molti altri fattori, tra i quali l’eccessiva euforia del novembre 2017, che aveva portato bitcoin a superare il 20.000 Dollari, generando una bolla da “delirio” collettivo.

 

Gli interessi sono altri.

Come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni, che il vento stia cambiando lo si capisce dai numerosi corsi su Bitcoin e Blockchain che stanno organizzando  università di tutto il mondo, compreso il prestigioso MIT di Boston.

Sia dal punto di vista tecnico che economico.

Questo è un ulteriore tassello che rende improbabile una azione di complotto contro le criptovalute da parte del mondo Bancario o finanziario in generale.

Al contrario, è ormai evidente che invece di spendere soldi per “complottare”, le Banche stanno guardando dal mondo crypto come una via per ottenere dei rendimenti più decenti di quello che riescono ad ottenere con le strade tradizionali.

Del resto, che Banca Intesa ed altre banche italiane ed europee facessero parte di un gruppo di studio su blockchain e criptovalute è risaputo dal 2015; nel 2018 inoltre sono iniziati i test per simulare le transazioni interbancarie.

Ma questo è solamente il lato tecnico del vicenda. C’è un altro aspetto più generale da tenere in considerazione ed è il fatto che le banche hanno già perso il treno Paypal e non possono perdere anche quello di Bitcoin.

Questa fa frase, che non è mia ma è di un manager italiano che opera nel settore finanziario “convenzionale”, è emblematica: significa che le banche hanno capito che certe innovazioni non capitano in qualsiasi momento ma che quando si presentano si devono cogliere.

Sappiamo benissimo che il mondo bancario di oggi è impantanato ed ha bisogno di qualcosa per ripartire:Bitcoin & C. stanno offrendo una possibile soluzione.

Negli Stati Uniti questa occasione è stata colta e nei prossimi mesi si vedranno i frutti, viste le molteplici dichiarazioni di ICE, la società proprietaria della New Yoirk Stock Exchange.

E’ inoltre chiaro che questi annunci hanno scatenato la rincorsa da parte di altri “attori” del mercato, come ad esempio la Borsa di Stoccarda, che ha annunciato lo sviluppo di una propria piattaforma di trading in criptovalute che dovrebbe aprire entro il secondo trimestre del 2019, il che significa che ci stanno lavorando già da mesi !

 

Ultima considerazione

Bitcoin era nato come moneta alternativa a quella emessa dagli stati e gestita dalle banche, ma attualmente sembrano esserci tutti gli elementi affinché percorra una strada contraria, cioè che entri più pesantemente nel mondo bancario e finanziario e solo in un secondo momento diventi una moneta per l’uso comune.

Penso che non sia una cattiva strada. Se le banche adotteranno bitcoin questo diventerà famoso e verrà accettato anche dal comune cittadino. Sarà un modo per tanti per prendere consapevolezza con questa novità “tecnologica”.

Inoltre, se ci saranno grandi investitori, le oscillazioni di prezzo delle criptovalute saranno più contenute, aumentando la loro stabilità e quindi favorendone la diffusione per l’uso quasi di tutti i giorni. Qui ci sarà da attendere, ma è il giusto tempo per partire che ha bisogno qualsiasi nuova tecnologia.

 

 

Link Utili

Un recente servizio sulle criptovalute su Le Fonti. TV

https://www.youtube.com/watch?v=isgjDCxmhlk

 

Link alla notizia sulla Borsa di Stoccarda

https://www.ccn.com/german-stock-exchange-giant-to-launch-crypto-trading-how-it-will-affect-the-european-market/

 

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