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Bitcoin : Fuori dagli schemi
Colgo l’occasione dell’articolo “BITCOIN: ma la quotazione del future al CME è una cosa positiva?” per condividere con voi qualche riflessione sul Bitcoin e sulle criptovalute, sia per cercare di capire quale sia il loro rapporto con il mondo della finanza, sia per cercare uno spiraglio da dove poter guardare cosa si prepara per il domani.
La prima riflessione che faccio parte proprio dai contratti futures che sono in preparazione dal parte di CME… e ve la dico senza tanti giri di parole : è una notizia che non mi ha per niente sorpreso. Non che sia esperto di mercati finanziari e di prodotti correlati (come ho già avuto occasione di dire, sono un tecnico elettronico), ma è sotto gli occhi di tutti che bitcoin ha offerto un semestre con un andamento di prezzo molto interessante, sia per chi ha “giocato” a breve che per i cassettisti.
Che sia uscito per primo CME o qualcun altro, poco cambia : le condizioni per offrire un prodotto finanziario riferito in qualche modo a bitcoin ormai erano mature a sufficienza; non ci vuole molto per immaginare il fiato dei clienti sul collo delle società che si occupano di investimenti.
E poco cambia che i “puristi” delle criptovalute si lamentino per una presunta invasione di campo : bitcoin non può rimanere fuori dagli schemi della finanza perchè sta dimostrando di essere quello per cui è stato progettato : una valuta. E sulle valute si fanno speculazioni, tutti i giorni, da sempre. I capitali si spostano dove si fanno soldi, e se i soldi si fanno rapidamente anche i capitali si spostano rapidamente. Così va il mondo e bitcoin non ne è esente.
Ma contemporaneamente è fuori dagli schemi perché, in un mondo dove ci dettano le regole anche sui numeri delle scarpe, bitcoin si muove in un ambiente privo di vincoli, facendosi beffe dell’oceano di leggi, direttive e regolamenti che opprimono la realtà in cui viviamo quotidianamente.
Per certi versi bitcoin rappresenta l’essenza del libero mercato : nessun regolatore, nessuna imposizione, nessun limite e valore determinato in tutto e per tutto dal comportamento dagli attori del mercato. E’ la vera mano invisibile che vedeva Adam Smith nella Ricchezza delle nazioni.
Resta comunque il problema della presunta bolla, che la stampa mainstream sta ripetendo fino alla nausea. A parte il fatto che la bolla delle Dot.Com era qualche centinaia di volte più grande di quella “eventualmente” in corso sulle criptovalute, ma a mio modo di vedere il problema non esiste.
Qui per spiegarmi subentro con la Seconda Riflessione : bitcoin oggi è come un nuovo attore che compare sulla scena e che fa una cosa che tutti gli altri non avevano mai fatto : ci permette di “traslare” dal palcoscenico attuale ad un nuovo palcoscenico.
Passiamo così dal panorama delle valute nazionali, di stampa libera ed inflazionabile, ad una valuta con “rarità” certificata matematicamente. Ricordo infatti che l’algoritmo che sottintende al funzionamento di bitcoin permette l’emissioni fino ad un massimo di 21 milioni di bitcoin.
Un pò come tutto l’oro del mondo : ce n’è ma solamente tanto da riempirci un cubo di 21 metri per lato.
E’ come se ci presentassero una moneta rara, una pietra preziosa. Per chi capisce cosa significa valuta “fiat” è un’occasione troppo ghiotta da lasciarsela sfuggire per poter accantonare qualcosa e soprattutto per diversificare. Bitcoin è come un luogo deserto che si sta affollando. Non è speculazione, è utilizzazione. Ma se il suolo è poco, il prezzo aumenta; non è la bolla, è la rarità all’azione.
Certo, qualcuno sostiene che una criptovaluta, potrebbe “fallire” in qualunque momento. Una giornata storta, nessun paracadute, tutti i clienti scappano, valore che scende a zero e buonanotte a tutti. Cosa anche realmente accaduta (basta guardare i grafici di coinmarketcap).
Ma i fondamentali ci sono e si stanno consolidando ogni giorno che passa. Ha cambiato idea persino JP Morgan, viste le notizie circolanti questi giorni, che ci racconta persino il Sole 24 Ore.
E ci stanno ben riuscendo anche in Italia, visto che grazie a GPI-Argentea si prepara un cambiamento davvero epocale, cioè la possibilità di pagare al supermercato tramite il proprio cellulare con il conto.. in Bitcoin ! Notizia riportata da quotidiani del trentino , area dove ha sede l’azienda, ma persino da Milano Finanza.
Ma oltre a questo aggiungo la terza riflessione : come può fallire una criptovaluta se sta anche offrendo un servizio sottostante ?
In questo Bitcoin & C. sono assolutamente fuori dagli schemi, soprattutto dagli schemi mentali degli economisti e della finanza tradizionale, perché sono quasi tutte Monete-Servizio. Questo per un motivo è molto semplice : il database che contiene tutte le loro movimentazioni, la blockchain, è usato contemporaneamente anche per fare altre cose.
Può servire per certificare i dati personali, per condividere files in rete, per gestire la raccolta di fondi in beneficenza in tutta trasparenza, può tenere traccia delle cartelle cliniche, può erogare prestiti raccogliendo fondi da investitori. Ci si può persino creare un’azienda raccogliendo le quote dei soci (le ICO, ne abbiamo già parlato qui).
Le applicazioni sono pressochè infinite. Un concetto che nell’economia non esisteva. Con bitcoin e la blockchain abbiamo un’invenzione straordinaria per la quale i libri di economia saranno da rivedere.
Ma questo del servizio diventa un paracadute contro l’eventuale fallimento : se il servizio erogato è utile (come ho già avuto modo di spiegare qui), non farà che aumentare gli utenti, consolidando ancora di più il loro prezzo.
Ne è la prova la notizia di questi giorni (riportata da FK, che ringrazio) che Coinbase, uno dei siti più famosi al mondo dedicati appunto alla compravendita di criptovalute, sta raccogliendo oltre 50.000 nuovi utenti al giorno.
Certo nelle oltre 1200 criptovalute che ci sono al mondo qualche fallimento ci sarà sicuramente. Non tutte sono progetti affidabili e realistici, ma sono come le azioni la cui sottostante azienda venisse creata senza un progetto o addirittura gestita in modo disonesto, come ad esempio è accaduto con numerose Banche Italiane.
Non vedo, come qualcuno ha azzardato, che a breve bitcoin arriverà a valere 100.000 Euro, ma piuttosto che ci sono tutti i presupposti per dare a questa valuta molta più stabilità di quella che vediamo oggi. E con essa, a tutto l’ecosistema “crypto”.
Per finire, è vero che in questi ultimi mesi sulle criptovalute ed in particolare su Bitcoin se ne sono sentite “di tutti i colori” : accuse di truffa, segnali di bolla, inserzioni sugli organi di stampa, esternazioni di qualche politico, colpi bassi e chi più ne ha più ne metta, ma anche in questo caso trovo sia tutto nella norma. Vengono da coloro che ancora non hanno capito nulla e che si sono auto-esclusi perchè vedono in qualche modo insidiato il loro vecchio lavoro o il loro collaudato schema mentale.
E’ tutto perfettamente contenuto nella famosa frase di Ghandi : “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono ma poi vinci.”
Come qualunque altra innovazione della storia dell’umanità, bitcoin ormai è stato inventato e non si può più tornare indietro.
Una moneta vale l’altra, finchè viene scambiata e ti permette di vendere/acquistare quello che ti serve; che si tratti di bit coin o di carta stampata dal Poligrafico non vedo la differenza. Però chissà perchè mi vengono in mente ” il campo dei miracoli ” di Pinocchio, oppure ” la cambiale” di Totò. Quanto al finanziarsi al di fuori del circuito bancario solo le grandi corporation ci riescono, mettendosi però di fatto d’accordo con gli istituti per piazzare la loro “carta”.
non ho una “vision” così netta come l’On Sorial del M5S, ma da quanto ho potuto capire documentandomi e scambiando idee con tecnici del web, effettivamente le criptomonete hanno intrinseche potenzialità di sviluppo, particolarmente quelle che sono supportate da “forti” blockchain. Circa le applicazioni mi sembra che il campo della logistica sia senz’altro uno dei più interessanti, così come quella dei pagamenti specialmente dove l’operazione è istantanea come nei negozi, nei super mercati o nei centri commerciali o nell’e-commerce, etc.
Per essere conciso, il campo delle applicazioni sarà senz’altro un fattore di ampliamento dell’uso delle cripto valute e quindi di aumento del valore delle stesse a parità di monete emesse.
C’è da dire che la pressoché continua emissione di criptomonete aumenta la concorrenza fra le stesse e occorrerà quindi che il flusso netto di richieste sia superiore alla emissione stessa.
Il vero punto di forza del sistema delle blockchain è l’assoluta impenetrabilità e riservatezza delle operazioni che permette transazioni in altromodo illegali o addirittura di copertura di operazioni malavitose. Sulle operazioni di credito nutro qualche dubbio per la complessità e l’affidabilità del sistema, a meno che qualcuno non voglia correre dei rischi, ameno che non siano ben pagati in termini di interessi e le garanzie siano esercitate con “operazioni” … speciali. Porrei particolare attenzione all’uso della cripto moneta per i pagamenti fra società, che dovendo tenere una “chiarezza di bilancio” saranno costrette a tenere una doppia contabilità.
Circa l’introduzione di futures o di emissione di ETF, etc non c’è nulla di nuovo: già oggi ci sono numerose opportunità per comprare bitcoin o altre cripto o di fare del “mining” (se uno se la sente a spendere discrete somme per acquistare computer ad elevata potenza e …pagare sostanziose bollette della luce.
P.S. girava voce un paio di giorni fa che c’era stato un furto sulle operazioni in bitcoin; è teoricamente impossibile a meno che il ladro non sia venuto in possesso dei codici di colui che ha subito il furto!!!!
Dissento, dissento con forza su quanto detto del BitCoin e della BlockChain (che ricordo sono due cose completamente diverse).
Manifesto il mio pensiero attraverso alcune osservazioni.
BITCOIN
Quello che certamente è… è che non è una moneta; tutt’al più possiamo pensarla come una valuta di “fantasia”, simile ai “soldi” del monopoli (ma senza la carta).
Ci sono decine di migliaia di persone nel mondo che stanno giocando al gioco della BitCucuzza.
Tutti guadagnano (ora). Ma alla fine del gioco, pochi avranno dei (veri) “dollaroni” in mano, tutti gli altri la BitCocuzza nel xxxx.
1) Tralascio il concetto (arcaico?) del signoraggio, ma ricordo che dietro il “$” (o altra moneta) c’è uno Stato che garantisce la possibilità della sua libera conversione in “merci”.
Posso comprare senza alcuna limitazione qualsiasi cosa (nel mondo reale) con il bitcoin? Mi si dice che uno (?), qualche (?), esercizio commerciale si sta organizzando per accettarlo, ma tutti gli altri centinaia di milioni? (nda: Sono curioso di vedere come organizzeranno i libri contabili e cosa diranno alla Guardi di Finanza durante un accertamento: “Maresciallo, la prima colonna sono gli Euro, la seconda i Dollari, la terza i Bitcoin (conto aperto su una società (estera) che non è “banca” e, comunque, non è “riconosciuta”), la quarta le conchiglie, mentre la quinta verrà usata dal mese prossimo per le biglie colorate” 🙂
2) I bitcoin sono liquidi? Ovvero posso convertirli in carta moneta velocemente?
3) Chi mi garantisce (non a parole) la proprietà dei bitcoin? A chi devo chiamare davanti al giudice se mi “scompaiono” dei bitcoin dal conto?
4) La quantità dei bitcoin è limitata. La limitazione è un “veleno” per il sistema (non è: “ma se il suolo è poco, il prezzo aumenta”). Quando non sarà più possibile “minare” i bitcoin, cosa guadagneranno i minatori, ovvero le società che tengono memoria di tutte le transizioni?
5) La BCE ritirerà le banconote da 500 euro perché favoriscono la malavita, gli evasori e i terroristi. Chi ci garantisce che i governi non faranno altrettanto con le monete virtuali che non possono controllare?
6) Compro un bitcoin a 100$ e lo rivendo a 6.000$. Ho realizzato un profitto. Come è tassato?
BLOCKCHAIN
Le transazioni possono essere ritenute “certificate” perché “copiate” e distribuite su molteplici server indipendenti.
Quindi il cambio di “proprietà” del pomodoro coltivato nell’agro pontino dall’azienda xxx è tracciato e certificato (con certificazione distribuita) fino alla sua evacuazione.
Ma chi paga le suddette società per “tracciare il pomodoro”? Sicuramente non la catena dei proprietari! Allora chi e perché?
Premetto che sono ignorante in materia.
1) Per la questione contabile, il bitcoin non è una valuta riconosciuta e quindi va considerata come merce (immateriale), quindi presumo che in contabilità vada messa più o meno così:
1° registrazione -> dare: cassa contanti (in euro), avere: merci conto vendite e iva
2° registrazione -> dare: bitcoin (acquisto bitcoin), avere: cassa contanti (in euro), per lo stesso importo della 1° registrazione
4) Io avrei un’obiezione al paragone con l’oro fatto nell’articolo: è vero che il bitcoin è minabile in quantità limitata, ma mentre di oro ce n’è uno, di criptovalute ne possiamo creare quante ne vogliamo, è come se la Fed una volta raggiunta una certa somma di dollari di massa monetaria creasse il “pollaro”, poi il “sollaro”, lo “zollaro”, e così via. E’ come se si decidesse di scambiare i dollari con i numeri primi, e chi scopre un nuovo numero primo lo “guadagna”; siccome però alla fantasia non c’è limite, nulla vieta di scambiarsi anche i pianeti, e quando viene scoperto un nuovo pianeta, diventa di proprietà dell’astronomo che l’ha scoperto, il quale può venderlo in cambio di dollari o di euro o di numeri primi, oppure tenerselo, con la sua proprietà certificata in un inventario pubblico copiato migliaia di volte sui computer in giro per il mondo.
Terminati i bitcoin i minatori cambieranno algoritmo e cercheranno di minare una nuova criptovaluta, terminata la quale salteranno su un’altra, e così via.
Non è come la fiat money ma neanche come l’oro, che questo sì che è limitato (almeno fino a quando l’uomo non arriverà a minare Marte).
6) Fin tanto che non lo converti non ci paghi le tasse, quando lo converti le paghi come quando vendi oro o azioni.
Se invece di convertirlo lo spendi, secondo me si applica lo stesso principio contabile del punto precedente, cioè nel momento in cui lo spendi, anche se paghi in bitcoin, va considerato come se prima lo convertissi in euro, e quindi devi dichiarare la plusvalenza e pagarci le tasse; se non lo fai, evadi.
Sulla blockchain invece non c’è un proprietario, qualcuno che tiene in piedi il sistema; il sistema è “collettivo”, il sistema della distribuzione dei dati è tenuto in piedi dai pc della gente che di spontanea iniziativa installa e fa girare un software e mette a disposizione una fetta più o meno grande del proprio hard disk, oltre che dalle aziende che hanno un interesse diretto in qualche applicazione della blockchain (tra cui le criptovalute). Chi ha fiducia nelle criptovalute ha fiducia nel fatto che questo comportamento collettivo continui. Fino a qualche anno fa erano diffusi i sistemi peer to peer per scambiarsi (illegalmente) musica e film (ma anche file perfettamente legali di qualsiasi natura), e il sistema era talmente diffuso che se volevi scaricarti l’ultimo album di pinco pallino o l’ultimo film eri sicuro di trovarlo in pochi minuti. Poi per vari motivi il p2p con questo fine è passato di moda, ma il p2p come tecnologia c’è ancora e addirittura è alla base della blockchain. Sarà così anche per la blockchain specifica del bitcoin? Magari scomparirà, o sarà soppiantata da qualcosa di ancora più nuovo e migliore, oppure continuerà. E’ la tecnologia chiamata “blockchain” che rimarrà, e magari non verrà più usata per tracciare le transazioni delle criptovalute ma per mille altre cose.
Domanda: se non me ne frega niente di bitcoin o delle altre criptovalute, ma mi interessa invece investire nella tecnologia della blockchain, perchè ci vedo un futuro, se la tecnologia p2p/crittografia/blockchain può rivoluzionare il mondo come lo ha fatto internet, e non voglio comprarmi la Tiscali o la Freedomland del 2000 (applicazioni) ma voglio comprarmi la Cisco e la NTT (infrastruttura), cosa compro nel caso della blockchain?
Il bitcoin è come l’oro (limitato) ma non puoi mettertelo al dito. Il valore dell’oro è dato dalla sua storia e dal fatto che è sempre stato usato per i gioielli, non solo perché è limitato. Anche lo stronzio (elemento chimico) è limitato ma non se lo caga nessuno 🙂
Il bitcoin è la prima moneta che ha usato la blockchain per questo è il più diffuso, quindi il più popolare e presto sarà anche il primo ad essere usato in modo quasi equivalente alla moneta di uno stato. Questo ancora per un po’ lo renderà attraente.
Ma cosa succederà quando uscirà una criptomoneta basata sulla blockchain che da più garanzie di tenuta di prezzo rispetto al bitcoin? Ad esempio emessa da uno stato che con la banca centrale può acquistare la criptovaluta per non farla crollare o venderla per farla scendere se sale troppo.
Il valore del bitcoin è legato SOLO alla domanda/offerta, nel momento in cui una novità nel settore dovvesse spostare l’attenzione del pubblico su una nuova criptomoneta il bitcoin potrebbe prima scendere di prezzo e poi crollare. In altre parole il risparmio in bitcoin è soggetto ad un rischio altissimo.
Segnalo queso articolo apparso su WallStreetIalia sulle cropo e blockchain titolato:
“Bitcoin, tecnologia blockchain cambierà il mondo o è una montatura?”
http://www.wallstreetitalia.com/bitcoin-tecnologia-blockchain-cambiera-il-mondo-o-e-una-montatura/
Per il sottoscritto é la 2.a ipotesi quella corretta e mi consola leggere commenti di lettori che hanno la mia stessa convinzione argomentandola con valide motivazioni.
Quando nascono siti truffa come questo: http://www.envion.org (pubblicizzato nei social) c’è da iniziare ad avere paura che la bolla sia vicina.
remorez@finanza:
Una moneta vale l’altra, finchè viene scambiata e ti permette di vendere/acquistare quello che ti serve; che si tratti di bit coin o di carta stampata dal Poligrafico non vedo la differenza. Però chissà perchè mi vengono in mente ” il campo dei miracoli ” di Pinocchio, oppure ” la cambiale” di Totò. Quanto al finanziarsi al di fuori del circuito bancario solo le grandi corporation ci riescono, mettendosi peròdi fatto d’accordo con gli istituti per piazzare la loro “carta”.
La stampante della carta è in mano ad un politico : può portarti alla repubblica di Weimar. La generazione di nuovi Bitcoin è legata a leggi matematiche, oltre a quelle non può andare.
andreap@finanza:
Quando nascono siti truffa come questo: http://www.envion.org (pubblicizzato nei social) c’è da iniziare ad avere paura che la bolla sia vicina.
Confermo che (purtroppo) ci sono tantissime truffe, non per niente ho scritto un articolo in proposito, che è stato riportato anche qui su Intermarket and more
http://intermarketandmore.finanza.com/bitcoin-il-decalogo-per-come-investire-nelle-criptovalute-81358.html
Inoltre ci sono molte monete create anche con buona volontà ma da programmatori improvvisati, o costruite sulla base di regole bizzarre o utopistiche.
Rischiano di fare una bruttissima fine (vedi l’italiana EQUACOIN)
Tutto questo con il concetto di bolla non ha nulla a che vedere.
Allora citiamo un altro punto criticissimo del bitcoin: la privacy. Quanti utenti di bitcoin sanno che le transazioni sono pubbliche, non criptate e intercettabili? Quello che è pubblico è l’indirizzo del portafoglio bitcoin non il nome della persona ovviamente. Però risalire al nome di una persona dall’indirizzo per un hacker o per le forze pubbliche è un gioco da ragazzi (a meno che uno non sia un esperto e usi thor).
Quindi un utente non esperto di informatica deve avere chiaro che tutto il database delle transazioni che ha fatto in bitcoin può essere conosciuto da malintenzionati o dalla finanza.
Quante persone vogliono far conoscere a tutti le loro transazioni monetarie?
Se gli utenti potessero scegliere fra una valuta che permette transazioni sicure, con rispetto della privacy, acosto 0, immediate e che con un ente che protegga dal crollo di valore della moneta, abbandonerebbero il bitcoin.
QUEATA COSA SUCCEDERÀ.
Ci stanno lavorando gli stati e le banche.
non si può pensare che la forte ascesa del valore del bitcoin sia una conseguenza solo dell’incremento del numero degli investitori medi o delle applicazioni di nuove catene, movimento, quest’ultimo, che dobbiamo classificare agli esordi. I grossi capitali hanno i loro wallets in posti sicuri o addirittura in paradisi fiscali da dove operano indisturbati e senz’altro molti di loro sono nodi della catena (quelli che io ho soprannominato “sacerdoti” per distinguerli dai “sommi sacerdoti” che sono quelli pochi che hanno impostato il sistema.
Agli investitori piccoli e medi rimane la chance di appoggiarsi su broker o case di investimento che operano sulle cripto monete come su qualunque altro asset finanziario, sperando che continui il trend positivo come per qualsiasi altro investimento.
luigiza@finanza:
Segnalo queso articolo apparso su WallStreetIalia sulle cropo e blockchain titolato:
“Bitcoin, tecnologia blockchain cambierà il mondo o è una montatura?”
http://www.wallstreetitalia.com/bitcoin-tecnologia-blockchain-cambiera-il-mondo-o-e-una-montatura/
Permettimi di mettere in forse certe fonti giornalistiche :
1. Articolo senza autore, prodotto da una generica “redazione”
2. Motivo ? Paura di quello che si è scritto oppure c’è qualcosa da nascondere ?
3. Articolo privo di qualunque LINK verso l’esterno, per rafforzare/comprovare le affermazioni esposte.
4. Articolo privo di qualunque citazione (come ad esempio fa abitualmente il nostro ospite Danilo DT)
In poche parole, controllate sempre le fonti.
andreap@finanza: Però risalire al nome di una persona dall’indirizzo per un hacker o per le forze pubbliche è un gioco da ragazzi
Al convegno svoltosi presso Unindustria Pordenone lo scorso Settembre il comandante provinciale della GdF ha correttamente spiegato i “noti” aspetti di Bitcoin : è vero che è tracciabile totalmente, è vero che non garantisce la Privacy , ma è anche vero che risalire al proprietario è piuttosto difficile e necessita indagini internazionali complesse (che un hacker ovviamente non può fare).
Comunque esistono criptovalute specificatamente create per risolvere i problemi della privacy di Bitcoin : ZCash, Dash o Monero.
Carissimo Paolo, i Wallet di una Criptovaluta sono software che installi nel tuo cellulare e che interagiscono con tutti i nodi della rispettiva rete (ad esempio qui vedi la distribuzione mondiale dei nodi bitcoin, https://bitnodes.earn.com/ ).
Quando tu lanci un pagamento verso un altro indirizzo (analogo ad un bonifico bancario) tutti i nodi prendono nota che X bitcoin hanno cambiato proprietario.
Ma il termine Wallet è fuorviante :
non contiene Bitcoin, ma le chiavi di accesso alla Blockchain.
Le stesse chiavi infatti puoi usarle un wallet on-line come Greenaddress. Non servirebbe nessun software, basta averle scritte in un pezzo di carta.
Il pratica i Bitcoin non hanno nessuna nazionalità, i concetti dei paradisi fiscali non hanno più nessun senso.
Caro ddb, leggendo la tua risposta trovo un riassunto di tutta la confusione che fanno i mezzi di informazione tradizionali.
Spero di trovare il tempo di scrivere degli articoli per meglio chiarire moltissimi concetti oggi confusi.
Nel frattempo posso linkare un paio di miei vecchi articoli sulle basi tecnologiche di bitcoin e della blockchain
http://www.electroyou.it/m_dalpra/wiki/monete-elettroniche-e-blockchain-2-parte
@ Marco Dal Prà
Caro Marco,
concordo con te sulla “confusione che fanno i mezzi di informazione”, e ammetto che quanto riportato nel tuo link è tra i meno confusi.
Ma “non guardarmi il dito quando indico la Luna”: le mie osservazioni non sono sulla tecnologia (da te ben spiegata), ma sulle possibilità (reali) operative future.
Quindi, per trasmettermi il tuo entusiasmo, ti prego di rispondere alle mie sei domande e descrivermi un uso innovativo, reale, operativo ed economicamente sostenibile della blockchain.
@ gainhunter
Le implicazioni contabili sono tantissime (e il tempo per discuterle poco).
Noi possiamo scrivere sui libri contabili tutto ciò che vogliamo. Poi bisogna vedere se regge una verifica fiscale.
Tralascio la mia curiosità sugli argomenti proposti dalla difesa per convincere la commissione tributaria che il bitcoin è una “merce immateriale”, ma nel momento che asseriamo che è una “merce” dobbiamo essere pronti ad assegnarle un “prezzo” (su cui, tra le altre cose, dobbiamo calcolare e saldare l’IVA in euro), ovvero dimostrare che ha un “valore” economico (se il prezzo non è ufficialmente determinato, come nel caso dei bitcoin). Pertanto ogni registrazione di bitcoin deve essere accompagnata da una perizia che determini il suo “valore” (che nell’estimo, ricordo, coincide con il concetto de “il più probabile prezzo”). E’ fattibile?
Infine chiedo di prestare attenzione alle criticità proprie del sistema (…”la Luna”).
Ad esempio, tra le tante.
– Facendo riferimento al link di Marco: Il data base è decentrato + Minare bitcoin… roba da ricchi + 21 mln di bitcoin creabili => come verrà remunerato il mantenimento del sistema dopo il 2033?
– L’unica vera innovazione del blockchain è la distribuzione della responsabilità del mantenimento del DB su decine e decine (centinaia?) di aziende indipendenti sparse per il mondo (e senza conflitti di interesse con i proprietari dei block). Ma come verranno remunerate queste aziende?
Quindi, alla fine,… ha proprio ragione Marco!
L’inventore del Bitcoin è un genio burlone!
Come la vedo io, l’unico uso possibile per questo tipo di blockchain è quello del Bitcoin (& simili), ovvero il gioco della BitCocuzza!… una burla con scadenza 2033.
Cmq, come si dice… la Storia darà ragione al vincitore. Aspettiamo.
lol
Ieri sera ero ad un workshop qui a Brescia sul fintech, è intervenuto l’On.Sorial del M5S: pure lui si è spinto ad affermare che bitcoin soppianterà le valute e soprattutto il credito (con le ICO)