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CRIPTOCURRENCY REVOLUTION: tutti pazzi per le ICO

Scritto il alle 10:19 da Marco Dal Prà

Dodici mesi di Criptovalute – Seconda Parte

Nell’articolo precedente ho fatto un riepilogo della capitalizzazione di mercato delle criptovalute negli ultimi 12 mesi, durante i quali si sono viste notevoli escursioni sia di Bitcoin che di tutte le altre monete crittografiche decentrate, dette anche “Altcoin” in quanto alternative alla più capitalizzata e famosa.

Proseguiamo quindi con il racconto dei mesi passati con una panoramica relativa alle offerte di nuove monete digitali e di nuovi “token”.

Sto parlando di ICO, un argomento molto dibattuto a livello internazionale, sia da parte degli investitori che dei regolatori, tanto che in Italia è arrivato perfino a Montecitorio, con un convegno a ottobre.

Startup e ICO – Finanziare l'innovazione ai tempi della Blockchain. Il convegno a Montecitorio

 

L’acronimo significa Initial Coin Offering e sottintende l’emissione di una nuova criptovaluta, ma soprattutto operazioni di crowdfunding per finanziare progetti innovativi, cosa che avviene mediante l’emissione di nuovi token, un’operazione analoga a quanto avviene con una OPA.

Generalmente i token sottendono progetti di tipo informatico, con proposte di software, siti internet ed app correlate per le applicazioni più disparate, dalle scommesse sportive alle assicurazioni, dal trading allo storage decentrato.

Le ICO in linea generale vengono realizzate emettendo dei token il cui funzionamento è garantito tecnicamente da una sottostante criptovaluta, come ad esempio Ethereum,, Le criptovalute che permettono queste operazioni sono generalmente chiamate anche piattaforma. Qui sotto trovate un elenco dei primi 100 token a livello mondiale.

Per chi voglia approfondire che servizi offrono i vari token, ricordo che nella rispettiva pagina di Coinmarketcap c’è sempre il link “website” che rimanda al sito del team di sviluppatori.

Vorrei qui separare due questioni : nessuno ormai mette in dubbio il funzionamento dei token nel senso della sicurezza di spostarli dal proprio Wallet ad un Exchange o viceversa. Il problema delle ICO sono la generale mancanza di garanzie sulla bontà del progetto e sulla qualità del team che lo presenta.

Nel 2017 si sono viste moltissime ICO, quindi altrettanti token sono entrati a far parte del mercato delle criptovalute, tutte prive di qualunque controllo, che viene pertanto lasciato al giudizio degli investitori.

Succede quindi che se un team delude le attese o non presenta qualcosa di funzionante, il relativo Token venga punito dagli investitori, che si spostano su altri Token o tornano a porti più sicuri come Bitcoin. Naturalmente e purtroppo, chi ha investito in progetti sbagliati rischia di trovarsi davvero con perdite importanti (tipo Tezos, lanciata in pompa magna, per la quale adesso negli Stati Uniti si sta avviando una Class Action).

In ogni caso i regolatori di tutto il mondo hanno iniziato a tenere la lente d’ingrandimento puntata su questa nuova “moda” o meglio “modalità” di investire, sio perchè alcune ICO hanno raccolto cifre da capogiro in pochissimi minuti (tutte ben superiori ai 10 Milioni di dollari), sia perchè altre una volta quotate negli exchange, hanno fatto 3x o addirittura 10x.

Tanto per citarne una, la ICO del team GNOSIS, legata allo sviluppo di una App che sarà prima di tutto orientata allo Sport Betting (scommesse sportive), dopo aver piazzato i primi Token in prevendita a 30$, ha avuto una crescita importante fino ad arrivate a superare abbondantemente i 300$ per Token. Oggi comunque è tornato attorno ai 60$, ma certamente c’è chi ha fatto un grosso affare.

 

Il mercato ha fame

Questi avvenimenti sono la dimostrazione, come ha osservato qualche blogger, che il mercato ha fame di innovazione e soprattutto ha fame di speculazione.

Resta comunque da ricordare che i nodi al pettine non sono ancora arrivati. Ad oggi infatti ancora non sappiamo quali e quanti di questi progetti arriveranno al porto; sono infatti moltissime le ICO che i vari “guru” del mondo cripto ritengono essere destinate al fallimento se non anche essere catalogate come delle vere e proprie truffe (scam).

Tra loro anche il creatore di Ethereum, il russo-canadese Vitalik Buterin, ha espresso preoccupazione in tal senso.

https://futurism.com/ethereum-founder-says-90-of-token-startups-will-fail/

Progetti fantasiosi o irrealizzabili per motivi più svariati, che a fine settembre hanno portato la Banca Centrale cinese ad un vero e proprio divieto di permettere il trading con questi token, un divieto naturalmente rivolto agli exchange operanti in Cina.

E’ stato un episodio talmente importante da causare, nel mese di settembre, una battuta d’arresto di tutto il mercato delle criptovalute, come abbiamo già visto nel grafico del precedente articolo.

Comunque, a parte le varie opinioni di chi conosce la politica cinese (vedi ad esempio Forbes), che evidenziano come questo divieto poteva derivare dalla necessità di dimostrare fermezza in un periodo antecedente al congresso che doveva confermare l’elezione del presidente, adesso che le acque si sono calmate già circolano voci di un ripensamento.

Ma ormai è come chiudere le porte della stalla dopo che i buoi sono scappati, visto il sistema ha già trovato delle contromisure. E’ vero che il divieto ha causato una fuoriuscita di capitali (ovviamente in criptovalute), dalla Cina, ma questo è un aspetto marginale, temporaneo. Il fatto più rilevante sta nella soluzione tecnologica che è stata intrapresa da alcuni operatori del settore dopo che hanno visto fuggire i loro clienti.

In particolare due exchange cinesi hanno scelto di abolire il vecchio sistema con il quale si depositavano i propri asset presso di loro per fare trading, ed hanno adottato una piattaforma P2P  (come spiegato qui).

Verrà cioè dato modo agli investitori di scambiarsi vicendevolmente le criptovalute o i token, direttamente, senza passare per nessun intermediario. Il portale web in questo caso fa solo da “informatore” e prende le commissioni solo sugli scambi andati a buon fine. Non serve più depositare nulla.

Con uno strumento “tecnologico” di questo tipo, il governo locale è passato dall’avere buone probabilità di regolare il mercato.. a non avere nessuna probabilità di regolamentare nulla. Qui aggiungo un dato tecnico : i pacchetti dati che si scambiano questi wallet e criptovalute, sono troppo piccoli per essere bloccati o intercettati lungo la rete, pertanto l’unico modo di metter fine ad un mercato del genere … sarebbe quello di chiudere internet. E’ la prova che il progresso non si può fermare.

A tal proposito mi sembra opportuno citare una frase che il Dott. Stefano Capaccioli, tra i maggiori esperti in Italia sugli aspetti legali e fiscali delle criptovalute, ha detto durante una intervista : “Il Bitcoin non può essere fermato: non esiste il tasto DISINVENTA ! ”

Ne riparleremo.

Guest post by Marco Dal Prà

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