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Beige Book ed i burloni epici della FED

Scritto il alle 22:12 da Danilo DT

Beige Book come da previsioni.
Notevole il miglioramento dell’economia (…ehm…): “da modesto a moderato” il che rende tutti decisamente più fiduciosi.

Si è parlato anche del debt ceiling e dell’impatto che hanno avuto le chiusure degli uffici ad ottobre. Male ma non malissimo, soprattutto in alcune aree. I consumi migliorano in modo incoraggiante ma occorre cautela, anche se siamo in periodo natalizio, e malgrado un buon Black Friday che comunque è stato figlio delle difficoltà del momento.

Immobiliare benino ma non bene, visto che si sono costruiti più appartamenti, ma per motivazioni stagionali il mercato sta di nuovo frenando. Però “benino” perché rispetto ad un anno fa le cose vanno meglio.

Non si vedono pressioni inflazionistiche però occorre segnalare il rischio che l’ACE (l’Affordable Care Act, la riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama) comporti un aumento dei costi.

In merito alle assunzioni bene ma non benissimo, visto che si passa, in tante aree, dall’invariato al lieve miglioramento.
Ma occorre anche dire che in diversi settori, come quello delle costruzioni, del software, manifatturiero o healthcare, le cose stanno migliorando.

Non vi sto prendendo in giro. Il messaggio della FED è stato veramente questo. Ovvero non ha volutamente dire NULLA, senza dare segnali che il mercato potesse interpretare in chiave positiva e negativa. Anche perché…cosa è ora positivo per il mercato?

Un’economia che tira (un bene sulla carta ma un male perché darebbe via subito al tapering) oppure un’economia ancora debole (un male perché significherebbe che il QE non ha portato vantaggi strutturali ma garantirebbe ancora espansione monetaria)?

La FED non sa che pesci pigliare, temporeggia quantomeno fino al prossimo meeting previsto per il 17/18 dicembre. Sarà il Taper Day? Non lo sa nessuno. Non lo sanno nemmeno loro. Certo è che diventa preoccupante l’atmosfera tetra che si legge tra le righe. Che il QE non abbia avuto gli effetti sperati, questo è noto, che il mercato vuole altro QE lo si sa benissimo, che il tapering sia temuto è altrettanto noto, sopratutto per chi comanda oggi, ovvero il mondo della finanza.

Pizzicati tra incudine e martello, ed ormai prigionieri del loro stesso operato, i signori del potere finanziario, la FED, non sanno come districarsi. E proprio come Penelope, tessono la tela e la disfano di notte. Nella speranza che il miracolo arrivi. Ma questa volta, di Ulisse, nessuna traccia.

STAY TUNED!

Danilo DT

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2 commenti Commenta
kry
Scritto il 5 Dicembre 2013 at 00:48

Non sanno che pesci pigliare? Certo che lo sanno, pigliano soprattutto tonni da dare in pasto ai pescecani altro che battaglia tra orsi e tori. Ma ve lo immaginate babbo natale sulla slitta che ride e dice ” No tapering ah ah ah !!!!! “. Il miracolo non arriva? Certo se lo sognano perchè le fed stampa virtuale con un click a differenza di penelope che tesseva per davvero. Questi di epico tanto per restare in tema stanno spostando il barattolo alle calende greche e sappiamo vero che fine han fatto quest’ultimi. Quelli della fed sono dei burloni e per forza se no i pagliacci che stanno al potere da chi possono prendere esempio.

idleproc
Scritto il 5 Dicembre 2013 at 12:32

Stando nel “sistema” attuale.
La contraddizione che esiste è quella tra la tentata “globalizzazione” della produzione e dei mercati dell’economia reale e la presenza di aree nazionali o continentali con monete diverse che fanno politiche economiche e finanziarie separate, oltre a difendere con regole diverse strati sociali e interessi locali.
Accadde nel passato all’epoca del vecchio colonialismo con aree geografiche controllate dagli stati nazionali sia come “sbocco” della produzione, accesso a manodopera a basso costo, utilizzo dello “scambio ineguale” come è stato fatto con i BRICS per fare sovraprofitti importando ad es. scarpe prodotte a due euro e vendute qui a 100.
WW2 ha demolito il vecchio sistema coloniale e ne è stata anche il prezzo, il sistema si era ingessato all’interno di confini economici definiti.
Oggi è ancora una volta ingessato.
Le strade sono due, tornare indietro verso economie a base nazionale ma “aperte” e reticolari o proseguire su questa strada che non è stata gestita politicamente come un processo organico tenendo conto delle mediazioni sociali necessarie per evitare la devastazione o la caduta del sistema.
E’ stata solo una limitatissima porzione di classe dirigente a gestire il processo e in funzione dei loro esclusivi interessi a breve e non mediati socialmente: corporation oligopoliste e grande finanza.
Stanno incartati perché temono le reazioni sociali, a salvarsi la cassa finora ci sono riusciti benissimo.
Non si fa mai il passo più lungo della gamba, si casca, in geopolitica si rischiano guerre che sono “prima” sempre economico-finanziarie.

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