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BCE: Draghi riceve un aiuto dalla politica dei tagli OPEC
Quanto è avvenuto ad Algeri, potenzialmente potrebbe arrivare a dare una mano anche alle banche centrali. Come tutte le decisioni, ci sono coloro che potranno beneficiare di tale decisione, come invece ci sarà invece chi ci potrebbe rimettere.
Inutile dirlo che questi ultimi sono innanzitutto i consumatori, che si ritroveranno con la benzina più cara, le società di trasporti (pensate alle società quotate) e poi anche i produttori di automobili.
Chi ne beneficerà, ovviamente, sono i paesi produttori, in particolar modo i paesi con maggior deficit (il pensiero va subito al Venezuela), le società quotate nel settore dell’energy e poi, come detto, le banche centrali.
Per quale motivo?
Un aumento del prezzo del petrolio e degli idrocarburi porterà ad un aumento del tasso inflazione. Voi tutti sapete che la maggior parte delle banche centrali a livello globale (quelle più importanti) si trovano a dove combattere il rischio deflazione. Siccome il tasso inflazione preso in considerazione per la politica monetaria è quello “all items” (onnicomprensivo) e che quindi include anche il petrolio, capite benissimo che quindi (scusate il gioco di parole) si butta benzina sul fuoco e si da’ una spinta al tasso di inflazione.
Anche la BCE si trova in questa scomoda situazione di rischio deflazione.
Il sogno di Draghi
Ricordate questo grafico? Lo avevo battezzato “il sogno di Draghi” e con l’occasione ve lo ripropongo aggiornato.
Per la BCE il quadro ideale sarebbe ritornare ad avere un tasso inflazione in area 2%. Il tasso inflazione swap forward 5y5y rappresenta la previsione del mercato dell’inflazione che sarà vista tra 5 anni per i 5 anni successivi.
Quindi capite bene che oggi, per la BCE, un tasso previsionale all’1.33%, con tutti gli sforzi fatti con il QE, non è assolutamente soddisfacente.
Quindi il sogno si potrebbe avverare? In realtà rischia di rimanere solo un sogno, in quanto c’è anche la seconda parte del problema. Draghi spera anche in una forte rivalutazione dell’USD, che andrebbe quindi ad agevolare l’export. Ma il post proposto ieri vi ha illustrato che al momento la correlazione tra petrolio e EUR è assolutamente forte.
Il problema è che, come vi ho descritto ieri, non è poi nemmeno troppo certo che il taglio deciso dall’OPEC sia poi così efficace…
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