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BANCHE ITALIANE: salvate il patriota! (costo 40 miliardi, per ora)

Scritto il alle 07:45 da Danilo DT

La notizia di queste ultime ore è ormai nota a tutti. BPER tratterà in esclusiva con il FITD l’acquisizione di Banca Carige. Alla fine comporterà un’esborso che indirettamente sarà accollato al contribuente.

Genova – Il Fondo Interbancario, che oggi riuniva il Comitato di gestione per valutare le offerte non vincolanti arrivate per l’acquisto di Carige, ha deciso di andare avanti nella trattativa con Bper a cui sono state concesse 4 settimane di esclusiva. Fitd, in caso di ok alla cessione di Carige a Bper, lancerà un’opa a 0,80 euro. (…) l’ammontare del versamento in conto capitale in CARIGE richiesto ai Soci Venditori prima del Closing, ora pari a Euro 530 milioni; (…) la partecipazione che BPER Banca acquisirà per un corrispettivo pari a Euro 1, ora pari a circa l’80% dell’attuale capitale sociale di CARIGE e corrispondente all’intera interessenza detenuta dai Soci Venditori. [Source]

Quindi si passa ad una richiesta di ricapitalizzazione da 1 miliardo a 530 milioni. Un bello sconto (grazie a benefici fiscali) ma pur sempre un bell’esborso.
Ma è possibile capire fino ad oggi quanto ci è costato salvare le banche italiane in difficoltà?

Probabilmente questo articolo lo avete già visto ieri, ma mi fa piacere riportarvelo per farvi capire che quando parliamo di banche, non dobbiamo fossilizzarci solo su Carige o MPS…
Lo studio arriva da un articolo di MF, scritto da Luca Gualtieri,  che illustra bene il problema. Se prendiamo carta e penna e proviamo a fare una somma l’importo che ne deriva è abbastanza impressionante. Se quindi sommiamo gli ultimi otto anni in cui si sono effettuate copertura di perdite, strumenti di capitale e garanzie, sinora il costo è stato di quasi 40 miliardi, del quale oltre la metà dei quali a carico dei contribuenti.

BPER per arrivare a controllare Carige tutto subito ha messo sul piatto BEN un euro (come ha fatto ISP per le banche venete, quindi cifra simbolica) chiedendo in cambio capitali per un miliardo che, sommati ai circa 400 milioni di crediti fiscali, porterebbero la dote complessiva a 1,4 miliardi, quasi tre volte l’attuale capitalizzazione di Carige. Nelle ultime ore la revisione delle cifre. Non si richiede più un miliardo ma basteranno 530 milioni, circa la metà. L’operazione è in chiusura, ora due diligence e se tutto va bene, si chiude. E quindi potremo contabilizzarla con le altre banche salvate.

(…) Negli ultimi otto anni sono state tamponate 16 crisi. Da quella della Cassa di risparmio di Teramo (Tercas) che nel 2014 fu messa in sicurezza dal Fitd aprendo una vertenza con l’Europa, fino a quella della Popolari di Bari che lo scorso anno era sembrata la coda di una lunga stagione di dissesti. (…)

Lo spartiacque decisivo è stato però una data: 22 novembre 2015. Quel giorno infatti il governo Renzi varò il decreto Salva-banche per mettere in sicurezza Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife, precorrendo di qualche settimana l’entrata in vigore della direttiva Brrd sulla risoluzione delle crisi. Principio di fondo era quello di bail-in, cioè la riduzione del valore delle azioni e delle obbligazioni o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente. (…) [Source

Il costo che ne è derivato per il sistema è stato veramente pesante da sopportare, anche perché, occorre ricordarlo, il capitale del FITD è versato dalle stesse banche, le quali quindi devono salvare le concorrenti per tenere in piedi il sistema e non andare loro stesse in crisi. Qui sotto trovate lo schema riassuntivo che porta alla cifra denunciata in apertura: circa 40 miliardi.
Ma a sto punto mi chiedo… Who’s next?

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)

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