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Banche Eurozona: chi salverà ciò che non può essere salvato?

Scritto il alle 11:00 da Danilo DT

Parliamo di rapporto tra asset e PIL, oltre che di crediti in sofferenza. Focus sulle banche europee.

La crisi è presente tra di noi. E credo che ognuno di noi sia ben cosciente del fatto che, quantomeno nella nostra Italia, di passi avanti se ne sono fatti veramente pochi. Anzi, parliamo di un progresso a “gambero”.
Ma per fortuna si parla di ripresa per il prossimo semestre…
Ovviamente la crescita non ci sarà e si cerca di alimentare ottimismo in uno scenario che non ha nessun motivo per esserlo.
Prossimamente leggerete un report maestoso dell’amico Gaolin che emtterà a nudo il grande disastro dell’Euro, dalla sua creazione ai giorni nostri.
Ma non ci si deve fermare solo all’Euro. I problemi sono tantissimi.

Per esempio, come ho già ricordato la settimana scorsa, come stanno le banche?
Un recente studio di Ernst & Young ha rivelato che le banche dell’Eurozona complessivamente detengono ormai 918.000.000.000 € (1,23 $ trn.) dei crediti in sofferenza (7,6% del totale dei prestiti in essere). E & Y calcola che circa il 15,5% di tutti i prestiti in Spagna e il 10,2% di tutti i prestiti in Italia siano fortemente a rischio insolvenza.

Banks in the euro area amassed the largest amount of bad loans ever, the economic auditing firm Ernst & Young revealed in a study released on Monday.
It estimated that credits to the tune of 918 billion euros ($1.23 trillion) were currently not being paid back at all or could only partly be paid back, amounting to 7.6 percent of all loans granted in the eurozone.
In Spain, 15.5 percent of loans fall into that category, while it’s 10.2 percent in neighboring Italy. German lenders for their part only sit on 2.7 percent of bad loans.
“That is likely first and foremost attributable to strong a robust domestic economy,” Ernst & Young managing partner Claus-Peter Wagner said in a statement. (Source) 

Ecco quindi il motivo per cui i tedeschi stanno remando contro alla possibilità di poter intervenire in modo illimitato, tramite l’ESM, al salvataggio delle banche, proprio perché le banche in Eurozona sono un colabrodo!
Ed i soldi potrebbero non bastare (senza poi dimenticare di perdere anche il rating AAA).
E chi salverà le banche quindi? I governi nazionali? A dire il vero non è assolutamente così semplice visto che che i contribuenti delle singole nazioni sono già stato piumati per benino per risanare in modo assolutamente relativo il sistema bancario, che nel frattempo continua ad essere in forte difficoltà:

I motivi sono sempre i soliti. Si è lasciata la massima autonomia al sistema bancario il quale è cresciuto a dismisura, ben oltre ogni logica, utilizzando leva finanziaria e derivati. Ed infatti oggi, la situazione è letteralmente insostenibile.

Guardate questo grafico. Come si può vedere, le sette nazioni elencate qui sotto, hanno asset bancari in rapporto al PIL che vanno dal 90% ad un incredibile 400%.

La media? 250% del PIL. E l’Italia, per fortuna, è uno dei fanalini di coda.
QUESTO è il classico “too big to fail”. Ma in questo caso…chi salverà il sistema finanziario?

A porsi queste domande NON è solo questo blogger che ormai avrete imparato a conoscere (e spero ad apprezzare un pochetto…) ma anche il FMI. Gia, proprio il Fondo Monetario Internazionale. Infatti  sulle pagine del FT, il FMI invita l’Eurozona a non demordere e continuare in modo rapido il processo di UNIONE BANCARIA. Il  motivo? Beh, non credo sia molto difficile capirlo… Il timore è proprio quello prima descritto: un eccessivo impatto sui contribuenti di una necessaria operazione di risanamento del settore bancario europeo. Solo che poi, proprio in questo momento, ci sono importanti scadenze elettorari. E non solo in Italia. Pensate all’importanza strategica delle elezioni tedesche.

Intanto, cari lettori, un piccolo consiglio. Riprendetevi questo post sulle obbligazioni SUBORDINATE, meditate ed abbattete i rischi del Vs portafoglio.

PS: news dell’ultimo minuto. Ufficializzato dalla Bank of Spain lo stato di salute del credito nella nazione iberica. Leggete la nota Reuters. Secondo la Banca di Spagna lo scenario è in leggero miglioramento e non così difficile come certificato dall’indipendente E&Y. A chi crediamo?

BANK OF SPAIN SAYS SPANISH BANKS’ BAD LOANS 10.4 PCT IN DECEMBER VS 11.4 PCT IN NOVEMBER – RTRS

STAY TUNED!

DT

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5 commenti Commenta
kry
Scritto il 18 Febbraio 2013 at 11:52

Possiamo credere alla Banca di Spagna. Solo che non sappiamo se prima di divulgare i dati sia passata da GS o JPM per comprare qualche strutturato.

schwefelwolf
Scritto il 18 Febbraio 2013 at 18:19

Vorrei esprimere, nel merito, un’opinione “estemporanea” da NON-addetto ai lavori.

Proveniendo, per formazione culturale, dal campo scientifico (chimica) sono sempre stato (e continuo ad essere) convinto della validità della legge di Lavoisier, banalmente sintetizzabile nel classico principio che recita: “In un processo naturale nulla si crea, nulla si distrugge”. Osservando l’evoluzione della cosiddetta “industria finanziaria” si ha invece (da NON-addetto) l’impressione di essere in presenza di una drastica violazione di quella legge: assistiamo anzi – a mio avviso (soprattutto a partire dall’abolizione del gold-standard a inizio Anni ’70 e ancor peggio dall’abrogazione del Glass-Steagall-Act nel 1999) – ad una miracolosa “moltiplicazione” di pani, pesci e … dollari. Dico “dollari” ma intendo, ovviamente, anche euro, sterline, franchi, yen etc.

Mi si perdoni l’espressione – ma è come se all’improvviso qualcuno ci fosse venuto a raccontare che le banconote del “Monopoli” hanno valore legale – e che possono essere veramente usate per comperare un hotel in Largo Augusto o l’Azienda Elettrica.

Mi sembra che gli “euro” che un artigiano qualsiasi o un fornitore della FIAT si vedono versare sul conto (magari con 200 giorni di ritardo) siano qualcosa di molto diverso degli “euro” che GS, UBS, Deutsche Bank o MPS “investono” nelle loro transazioni. Gli euro dell’artigiano, del negoziante o del fornitore FIAT sono il controvalore di oggetti reali, prodotti con materie e costi veri. Quelli dell'”industria finanziaria” sono invece solo “euro virtuali”, generati dai computer di qualche “banca centrale” o di qualche “produttore” di derivati. Non sono neanche banconote, sono solo bit, generabili a ritmo di “copia & incolla”.

Per chi vive nel mondo dell’investimento e segue “giorno per giorno” (o minuto per minuto) gli andamenti, nell’intento di ridurre i rischi/aumentare le chance per ottenere un reddito, un utile a breve termine (per “breve termine” io intendo anche un arco di settimane o mesi) questa “moltiplicazione di pani, pesci &dollari” è comunque (1) una realtà da cavalcare e (2) una grande occasione.

Per il mondo reale, diciamo “tradizionale”, questa “proliferazione monetaria” non può però che portare – a mio avviso – alla catastrofe: nessuna economia riuscirà mai a crescere al ritmo della speculazione finanziaria. Anzi – già oggi la “massa monetaria virtuale” dovrebbe avere (a quanto leggo) un valore superiore a 10 volte il PIL globale: un discorso, questo, che per certi versi mi ricorda quello sulle bombe atomiche negli Anni ’60 (ricordate quando si discuteva se quelle americane e/o russe bastassero o meno a distruggere il mondo 20, 30 o 50 volte – come se dopo la prima distruzione globale potesse essere interessante discutere delle successive 19, 29 o 49 volte!).

Analogamente per il “mondo” finanziario: quando mi sono comperato tutto il mondo con un un decimo della “mia”massa monetaria, cosa ne faccio del resto dei miei “soldi”? Mi compro Marte?

Per chi opera nell’economia reale – trasformando (con un investimento finanziario ) una “materia A” in un “prodotto B” da vendere con un plusvalore adeguato alle possibilità offerte dal mercato – l’idea di una arbitraria “moltiplicazione di pani, pesci & dollari” non è comprensibile, né giustificabile.

Ancor meno è comprensibile e giustificabile che Stati e governi vadano a prelevare – o a estercere – dai propri cittadini/contribuenti, in moneta reale, gli immensi importi necessari per sanare le voragini che la grande partita del “Monopoli” finanziario globale continua a creare nel mondo della moneta virtuale (“industria finanziaria”). Tanto piú che tutta la “moneta reale” esistente (intendendo per tale quella riferibile ad un sottostante materiale, concreto) non basta che a tamponare di volta in volta le emergenze.

Si continuerà quindi a generare moneta virtuale, indebitando invece in termini reali Paesi, popoli, e generazioni future. Si finirà col “distruggere” debito (e potere d’acquisto) a colpi di inflazione – ma alla fine non resterà – a mio avviso (sempre da NON-addetto) – che una soluzione: quella di una riforma monetaria (con l’abolizione della “moneta virtuale” e ritorno ad una moneta “coperta” da un qualche sottostante vero) e del ripristino della ferrea separazione fra banche commerciali e banche d’investimento – lasciando rigorosamente (e finalmente) fallire queste ultime.

Ripeto – non conosco la materia, ma per logica non mi sembra di poter vedere molte alternative.

paolo41
Scritto il 18 Febbraio 2013 at 20:28

schwefelwolf@finanza,

….ottimo!!!! complimenti….

paolo41
Scritto il 18 Febbraio 2013 at 20:30

..ops! naturalmente ottimo e complimenti anche a Dream…..

lampo
Scritto il 18 Febbraio 2013 at 21:06

Caro Dream, mi fa piacere che non ti è sfuggito il grafico (Bank to GDP Ratio) che descrivevo in un mio commento pochi giorni fa!

Purtroppo condivido in toto il messaggio intrinseco del post… che verrà svelato a breve.
Non c’è dubbio che si arriverà alla soluzione di Schwefelwolf: solo alla fine però… quando oramai i venti finanziari avranno spazzato un po’ di valorizzazione…

In merito alla Spagna, da pochi giorni è uscito il dato di gennaio sui prelievi BCE e sulla situazione a livello di operazioni compiute dalla banca centrale spagnola: lascio a giudicare a voi.
http://www.bde.es/webbde/es/estadis/infoest/e0801e.pdf
Conservate questo link, visto che rimane sempre quello e viene aggiornato ogni mese.

Il bello è che dal primo grafico sembra che la Germania sia più in difficoltà… ma pochi si ricordano del Soffin. Se crollerà il castello di carte (speriamo di no)… secondo voi chi ne uscirà meglio?

I sondaggi di I&M

VEDO PREVEDO STRAVEDO tra 10 anni!

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