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BANCHE: e la crisi torna a farsi sentire
Evvai che ci risiamo!
Avete tutti seguito le vicende di CIT Group. Default pilotato e chiaro segnale per il mercato: non illudetevi, la crisi non è finita.
Negli USA lievitano i default bancari, e in Europa i rischi di dissesto finanziario tornano a farsi sentire.
Un esempio concreto? Io non mi faccio certo pregare: nella giornata del 30 ottobre, probabilmente in linea con l’ormai vicina festa dei Morti, ben 9 banche USA hanno chiuso i battenti. Si signori hanno fatto fallimento nr.9banche USA.
Vi dico anche i nomi:
1) Bank USA, National Association, Phoenix, Arizona;
2) California National Bank, Los Angeles, California;
3) San Diego National Bank, San Diego, California;
4) Pacific National Bank, San Francisco, California;
5) Park National Bank, Chicago, Illinois;
6) Community Bank of Lemont, Lemont, Illinois;
7) North Houston Bank, Houston, Texas;
8 ) Madisonville State Bank, Madisonville, Texas; and
9) Citizens National Bank, Teague, Texas.
Se volete accedere all’elenco delle banche fallite nel 2009 cliccate qui sotto
Elenco banche default 2007-2009 USA
Ho inoltre trovato un interessante database con l’elenco NON delle banche fallite ma delle banche in difficoltà, database by CalculateRiskBlog , sempre all’avanguarda nell’analisi dei dati.
Elenco banche in difficoltà
E se negli USA sono messi maluccio , in Europa qualche problemino torna a saltare fuori… e che problemino…
UK: RBS e Lloyds in panne
Prima notizia fonte Times . Sembra che due banche inglesi, nientepocodimenoche Royal Bank of Scotland, alias RBS e il colosso Lloyds abbiamo di nuovo bisogno di cash. La cifra di cui si parla è pari a £ 51 billion, ovvero 51 miliardi di sterline inglesi.
Il Times ci parla di RBS, e Bloomberg ci parla anche di Lloyds.
E ricordiamolo bene, questo non è il primo salvataggio, ma il secondo obolo pagato dal governo per sostenere queste banche. Intanto in Europa fioccano anche gli aumenti di capitale.
Certo, e che diamine! Perché non sfruttare la fase euforica per ricapitalizzarsi? E’ quello che ha fatto Ing Group, è quello che farà Unicredit, che rinuncia ai Tremonti Bonds preferendo l’aumento di capitale, decisamente più conveniente a queste condizioni di mercato.
Evvai che ci risiamo!
Tanto a conti fatti, in un modo (tramite sovvenzioni stataili) o nell’altro (Aumenti di capitale, prestiti obbligazionari) lo sponsor è sempre lui, il cittadino, libero consumatore, vittima reso protagonista dalla crisi che, tanto per cambiare, lo sfrutta e lo usa.
E se poi le cose vanno male…colpa della crisi.
The show must go on….
STAY TUNED!
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