BANCHE CENTRALI ad un bivio
Ormai il mondo della FINANZA ha raggiunto un bivio di drammatica importanza. Un bivio che per forza di cose, arriva in un momento dove vengono ad esaurirsi tutte quelle dinamiche che per hanno comandato e diretto finanza e mercati per anni. C’è bisogno di energia nuova, c’è bisogno di cambiamenti. Se ci pensate un attimo, l’arrivo di Trump è sinonimo di “volontà di cambiamento” e questa volontà ci arriva paradossalmente da quel paese che, sulla carta, sta meglio di tutti, con una disoccupazione ai minimi storici ed un tessuto produttivo in buona forma.
Malgrado ciò, è percepibile il malcontento della gente, e non solo delle classi più povere. Trump rappresenta il nuovo sogno americano ed è proprio quel che resta della “classe media” che ha fatto la differenza.
Morale: dopo anni di voluta globalizzazione, la tendenza, oggi è quella del nuovo protezionismo.
Ma non è solo in ambito di politica, diplomazia e commercio internazionale che percepiamo questo cambiamento.
Ci sono situazioni che, per forza di cose, hanno esaurito il loro corso.
Mi riferisco al famigerato “quantitative easing”.
Vero, in USA il QE è teoricamente archiviato, sono ormai mesi che la FED ha un bilancio stabile e non compra più titoli. Ed è altrettanto vero che progressivamente la Yellen sta montando una strategia inversa che non va ancora verso la “exit strategy” (la FED non vende titoli, al massimo non li rinnoverà quando scadranno) ma si dirige verso un progressivo aumento dei tassi. In Giappone invece il QE ormai è diventato perpetuo.
E in Europa? Beh, è noto che il programma di QE terminerà (forse ) a marzo 2017 e quindi anche da noi, anche se a scopo ritardato, ci ritroveremo con la necessità di sperimentare strategie diverse.
Tre le cose che però voglio farvi notare, come differenze, tra il QE Europeo e quello USA:
a) gli effetti dei due QE sono stati ben differenti e le motivazioni le abbiamo spiegate QUI
b) dal punto di vista temporale, i due cicli di QE non sono identici in quanto il QE Europeo non è ancora esaurito
c) il QE USA era gestito da una banca centrale di uno stato federale vero, il QE Europeo è stato fatto in un progetto farlocco che deve essere riscritto completamente.
Sia ben chiaro, alla BCE e alla FED possiamo anche aggiungere la BOJ, con il suo Infinity QE che rappresenta il caso anomalo che, come sempre dico, è un vero e proprio esperimento di politica monetaria.
Malgrado tutto questo, possiamo idealmente analizzare quindi i tre QE come se entrambi fossero in “fase terminale”.
I bilanci delle banche centrali rapportati al PIL
Domanda: cosa dovrebbe succedere o cosa potrebbe succedere adesso?
Il grafico che vi propongo di Algebris vi sintetizza perfettamente lo scenario di mercato e quanto potrebbe accadere.
E già da questa analisi potete vedere come, secondo il mio punto di vista, si potrebbero differenziare i tre scenari a livello mondiale
Le tre vie post QE
Tre sono le strade che possono essere prese al bivio “post QE”
1) la naturale continuazione della fase espansiva con riforme sopratutto di natura fiscale
2) la delusione per un QE che è stato o sta diventando inefficiente e quindi l’arrivo del populismo
3) vista la frenata economica, la banca centrale decide di aumentare il tiro con un nuovo QE, magari modificandone i parametri
Per assurdo vedrei bene l’associazione di ogni strada con una banca centrale.
Quindi il mio punto di vista sarebbe propenso ad una FED che chiude il QE ma che si ritrova con una continuazione che il buon Draghi si sogna… La BCE invece, si ritroverà con una frenata (dettata sopratutto dalla Germania) che sarà destabilizzante per il sistema (pensate al mondo “bond”). La conseguenza è il populismo. E la BOJ…QE a manetta forever.
Se veramente sarà cosi, cari amici, prendere carta e penna e ridisegnare equilibri globali ed asset allocation.
Il denaro non dorme mai. E sopratutto non sta MAI fermo. Meditate, gente.
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Refuso
Domani aperto a pranzo. Se leggi il cartello domani è oggi.
Le placche tettoniche ed i terremoti.
Non ne sai mai abbastanza, dice il geologo, e non puoi prevedere quando ma sai dove avverra’ un terremoto e sai più o meno quanto potrebbe essere forte. Si può scegliere se provare ad adattarti ad uno scenario di disastro cambiando il modo di costruire anche nelle infrastrutture ma spendendo tanto o fare scelte di organizzazione assecondando quel territorio e destinarlo ad un altro tipo di presenza umana. Le placche si muovono da milioni di anni e sai che non le fermi. Anche nella finanza ci sono placche che si muovono inevitabilmente da decenni e non si possono fermare e sembra incredibile che ci si ostini a ricostruire spendendo risorse enormi (soprattutto sociali) sapendo che la crescita demografica, la globalizzazione, l’automazione dei processi industriali, la ricerca ed in fondo il progresso tecnologico hanno effetti geometrici in economia e ricette terapeutiche fatte in fondo di semplici addendi e sottrazioni sono solo palliativi. Ogni piccolo ‘terremoto’ viene tamponato ma mai risolto. Dosi sempre più massicce di morfine mediatiche che coprono la sensibilità al dolore immediata ma che sono ben lungi dal curare la malattia. Alziamo muri e li abbattiamo, costruiamo nemici e due giorni dopo li abbracciamo, votiamo una cosa e ne sortisce l’effetto contrario e nel frattempo tutte le piccole scosse demoliscono i nostri ‘edifici storici’. Addio ‘stato sociale’, addio accesso libero alla salute, alle pensioni, ma più in fondo (e sembra un paradosso visto il populismo) alla possibilità dell’individuo all’autodeterminazione. La finanza non è variabile indipendente e prima o poi il Big One sociale la travolgerà. Lo dice il geologo…non sa quando ma sa perfettamente dove e quanto sarà forte la scossa. Ho letto di un cartello fuori da un ristorante che recitava: ‘Domani aperto a pranzo, se lo leggi oggi è oggi..’