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BANCHE AL SETACCIO: quali sono quelle pericolose?

Scritto il alle 09:59 da Danilo DT

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Analisi del Texas Ratio, leva finanziaria, rapporto tra crediti deteriorati (sofferenze o NPL) e prestiti totali, coperture e CET1.

Occorre ricapitalizzare le banche. Occorre spostare dal bilancio i NPL. Bisogna ristrutturare il settore.
Tante belle parole ma nei fatti è tutto enormemente difficile. Sia perché la fiducia sui mercati è sempre più latente. Inoltre, come ho detto in altri post, è necessaria la presenza, in questa fasi di grande difficoltà, di istituzioni forti e politiche di gestione condivise.
Nulla di tutto questo è presente oggi, e con la Brexit la debolezza dell’Unione Europea non solo è stata ulteriormente messa a dura prova, ma è stata addirittura ulteriormente lesa.
Resta quindi il problema di un settore bancario fortemente in difficoltà.
Ma c’è anche tanta confusione sull’argomento.

Provo a mettere un po’ di ordine, andando a pescare su Bloomberg i dati a disposizione sulle banche italiane ed europee facenti parte dell’indice FTSEMIB
Troverete quindi anche diversi istituti di credito italiano, i più grossi ed importanti.

BANCHE AL SETACCIO (Borsa Italiana)

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Ripresento in questa analisi:

a) Texas Ratio: rapporto tra crediti lordi deteriorati e somma del patrimonio tangibile più gli accantonamenti. Un valore inferiore a 100 è indice di solidità (e più è basso, meglio è). Discorso opposto se il valore è maggiore di 100.
b) Leva Finanziaria: non credo necessiti di particolari delucidazioni. Ricordo solo la definizione di “leva finanziaria” data proprio dalla Consob. Attraverso l’utilizzo della leva finanziaria (o “leverage”) un soggetto ha la possibilità di acquistare o vendere attività finanziarie per un ammontare superiore al capitale posseduto e, conseguentemente, di beneficiare di un rendimento potenziale maggiore rispetto a quello derivante da un investimento diretto nel sottostante e, di converso, di esporsi al rischio di perdite molto significative.
c) Rapporto NPL (sofferenze bancarie)/totale prestiti: serve per capire la qualità del credito nelle varie banche
d) RLL/NPL (indice copertura NPL): rappresenta il rapporto di copertura in bilancio delle sofferenze stesse. Più è alto, più significa che la banca ha avuto un atteggiamento prudente in bilancio e quindi espone l’istituto a meno rischi. Esempio: una banca che ha 100 milioni di crediti deteriorati e li svaluta a 40, ha un tasso di copertura del 60%. Ovvio che un tasso di copertura elevato indica un atteggiamento prudente della banca: perché riduce la propria esposizione, incassando subito le perdite, su quel credito. Ridurre il tasso di copertura significa invece aumentare i rischi potenziali.
e) NPL/Totale attivi: rapporto tra sofferenze e attivi della banca
f) CET1: L’acronimo CET1 ratio sta in realtà per Common Tier Equity 1 ratio ed è il maggiore indice di solidità di una banca. Questo rapporto, espresso in percentuale, viene calcolato rapportando il capitale ordinario versato (Tier 1) con le attività ponderate per il rischio.
Cosa significa in sintesi questo rapporto? In sostanza il CET1 ratio ci dice con quali risorse l’istituto oggetto di valutazione riesce a garantire i prestiti concessi ai clienti ed i rischi rappresentati dai crediti deteriorati (o non performing loans).

Ho provato anche a dare dei giudizi.

RED AREA: Ho considerato gli indici come in area di PERICOLO quando erano al di sopra di parametri che io considero importanti:

Texas Ratio > 100, Leva Finanziaria >20, Rapporto Prestiti in sofferenza/Prestiti totali >25, Copertura NPL < 50, NPL/Totale attivi > 15, CET1 < 8

YELLOW AREA : Ho considerato gli indici come in area di ALERT e quindi da monitorare con attenzione in quanto in fase di pericoloso deterioramento:

Texas Ratio > 75,  Leva Finanziaria > 15, Rapporto Prestiti in sofferenza/Prestiti totali >15, Copertura NPL < 60, NPL/Totale attivi > 10, CET1 < 10.5

Ovviamente salta subito all’occhio la bassa utilità del CET1, troppo tardivo secondo me come indicatore. Molto meglio ed efficaci gli altri indici che ci fanno vedere dove effettivamente si trova il rischio tra le banche europee. E, permettetemi, anche gli istituti di credito italiani che magari meritano un po’ di attenzione.

RIBADISCO: sono dati estratti dal database di Bloomberg e quindi non ne rispondo, come sono soggettive le mie analisi cromatiche Rosso-Giallo.
Spero però che l’analisi possa comunque esservi utile per meglio capire il reale andamento del settore.

PS: attenzione, qui stiamo analizzando fondamentalmente l’aspetto dei NPL. Poi c’è tutto il resto (derivati ed utilizzo della leva)

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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4 commenti Commenta
adsodimelk
Scritto il 7 Luglio 2016 at 10:23

i dati di bloomberg sul texas ratio non sono sempre corretti.
tocca calcolare a mano.

Scritto il 7 Luglio 2016 at 10:43

Magari non sono giusti al centesimo ma secondo me, già così rendono l’idea

conrad-johnson
Scritto il 7 Luglio 2016 at 14:29

Ottimo, speriamo in aggiornamenti mensili?
Quindi Banco Popolare vuole impalmare Pop Mi per ripulirsi la fedina penale…

john_ludd
Scritto il 7 Luglio 2016 at 16:34

ci sono poi dati che non comparendo nei ratios ne falsano ilvalore informativo. Dalla tabella Fineco sembra ok (essendo essenzialmente un broker mi si dirà…) peccato che impieghi la liquidità dei correntisti per sostenere mamma Unicredit avendo in pancia un bel pacco di obbligazioni. Lo scrivo avendo un conto in Fineco, ma non mi sto precipitando a cambiare banca (tra le due sarà la banca a cambiare padrone trovandone uno più in forma il che mi andrebbe bene). Mica tutto si vede, anzi.

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