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Aspettando il giorno del giudizio

Scritto il alle 13:57 da Danilo DT

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Questo post è indirizzato a tutte quelle persone che ancora oggi non capiscono cosa stia realmente accadendo sui mercati finanziari. E’ indirizzato a tutti coloro che ogni mattina si domandano se la crescita economica sia reale oppure no. A spiegare in modo semplice ma esaustivo la verità, in un articolo che io definisco come la “sintesi perfetta” di una serie di ragionamenti che, per i lettori più assidui del blog sono ormai straconosciuti, è il professore di New York che, tra i primi, ha annunciato l’arrivo della grande crisi. Ovviamente mi riferisco a Nouriel Roubini, un personaggio di spicco e assolutamente seguitissimo (soprattutto dopo le sue profetiche ed azzeccate previsioni) conosciuto anche come Dr. Doom a causa della sua visione non proprio ottimistica del futuro economico mondiale.

Nouriel Roubini non va a sindacare questa volta su cosa accadrà, ma cerca di giustificare in un articolo apparso sul Financial Times le ragioni di questa crisi, cosa l’ha alimentata e quale sia il ruolo determinante delle valute in tutto questo complesso meccanismo di correlazioni intermarket.

Potrete leggere l’articolo in originale ed in inglese sul sito del Financial Times CLICCANDO QUI.

Ma ecco cosa farò io. Visto che l’articolo ve lo potete vedere cliccando qui sopra, io vi riporterò non solo un sunto di quanto dice Nouriel Roubini, ma andrò a condirlo con delle mie considerazioni personali, semplicemente perché (e chi segue il blog me ne può dare atto) sono cose che abbiamo già detto e visto proprio su queste pagine in passato e, anche se io sono un vero asino se messo a confronto con l’illuminante professore della New York University, mi dà un pelino di orgoglio il fatto che questo articolo sia venuto proprio dopo che questi ragionamento sono stati fatti su questo blog.

Per carità, non sto dicendo che Roubini copia DT, però dico solo che forse la nostra view, anche di alcuni mesi fa, era corretta. Ma questo non devo essere io a confermalo, ma i lettori. Ora però basta con le autocelebrazioni, ed andiamo a vedere i ragionamento del prof. Roubini conditi con alcune elucubrazioni mentali del sottoscritto con un obiettivo: disegnare il quadro più chiaro possibile della realtà dei fatti.

Ieri, oggi e domani: la realtà dei fatti

Nel mese di marzo c’è stato un violento ritorno alle attività rischiose:  azioni, commodity, con evidente restringimento degli spreads sui bond emergenti e corporate. Nello stesso tempo il dollaro USA si è indebolito verso tutte le altre valute, e il mercato obbligazionario però , ha assistito ad una situazione abbastanza statica e stabile dei rendimenti.
La ripresa del trading e degli acquisti sulle attività più rischiose è dovuta al miglioramento generale della situazione dei mercati e dell’economia, proprio dopo aver assistito al reale rischio di collasso del sistema finanziario globale. Vedi il caso Lehman Brothers, AIG, Merrill Lynch, Morgan Stanley, Goldman Sachs ecc.

Fondamentale e necessario è stato il repentino intervento delle banche centrali e dei Governi che con iniezioni di liquidità, salvataggi vari e piani straordinari hanno evitato il peggio.
Quindi il mercato è rimbalzato in modo corposo. Ma la cosa che incuriosisce è il comportamento del dollaro USA. Quando le quotazioni delle azioni  crollavano, il dollaro USA si rafforzava, mentre nel corso di questo grande rally, il dollaro USA si è trovato profondamente indebolito, con una situazione esageratamente rialzista dei mercati dì finanziari che non rispecchiava la realtà delle cose. Quindi cosa sta avvenendo esattamente? Cosa ha alimentato questo grande rialzo di borsa?

1) liquidità
2) tassi bassi
3) quantitative easing

Innanzitutto a drogare i mercati è stata l’ondata di liquidità messa a disposizione dai governi e dalle banche centrali. In secondo luogo il quantitative easing a sostegno del mercato e poi i tassi di interesse. Lo scenario dei tassi ha contribuito in modo determinante alle dinamiche di mercato. Difatti, in concomitanza con tassi ai minimi storici, abbiamo assistito all’indebolimento del dollaro USA, valuta presa di mira nell’attività di carry trade. Infatti se in passato il carry trade si faceva con Yen giapponese e Franco Svizzero, oggi si fa fondamentalmente con il Dollaro USA. Anzi, usando la leva finanziaria, gli speculatori hanno potuto sfruttare la scia della debolezza del dollaro USA , ampliando in modo determinante i loro margini di guadagno ( fino ad un 50-70% da marzo).

Ma la cosa sorprendente è stata che, in uno scenario di tipo speculativo, la volatilità generale non ha fatto che diminuire, migliorando ulteriormente lo scenario per aprire ulteriori posizioni speculative.
A dare una mano alla speculazione si è messa addirittura la Federal Reserve, contro ogni logica. Si, la Federal Reserve, la FED, in modo quasi involontario, la quale ha cercato (giustamente) di dare serenità e sicurezza al mercato con la sua attività di quantitative easing, comprando assets class illiquide, titoli tossici e persino titoli governativi emessi dalla nazione USA.

Morale: diminuzione generale della volatilità sui mercati finanziari.
Effetto: aumento della speculazione generalizzata.

Il rovescio della medaglia

Ma andiamo anche a vedere il “rovescio della medaglia”. I tassi bassi, il quantitative easing (allentamento quantitativo), e l’afflusso massiccio di capitali verso gli Stati Uniti attraverso un accumulo di riserve da parte delle banche centrali straniere rende i deficit di bilancio degli Stati Uniti più facile da finanziare. Infine, un dollaro debole è positivo per le multinazionali USA in quanto permette loro di fare maggiori profitti all’estero.

Ma attenzione, l’effetto domino è da tenere in considerazione. Gli altri paesi extra Dollaro USA si vedono costretti a replicare la politica monetaria Usa, anche al fine di evitare un‘eccessiva rivalutazione delle proprie valute, cosa che le renderebbe  poco competitive a livello internazionale.
Per farla breve, la debolezza del dollaro USA fa paura. E come il sottoscritto ha già detto molte volte, le frasi in cui il Governo USA dice che vuole una valuta forte sono delle messe in scena belle e buone. Gli USA hanno bisogno di un dollaro debole per uscire il prima possibile dalla crisi, e visto l’aumento del debito pubblico, anche a seguito di queste prese di posizione atte a salvaguardare lo stato di salute dell’economia USA, non posso assolutamente escludere prese di posizione indirizzate ad una svalutazione graduale ed inesorabile.

Ma facciamo molta attenzione. Come scrivevo sopra, ho dimostrato in un modo più o meno chiaro (spero) la realtà dei fatti, illustrando perché questo è un mercato speculativo e quindi, una bolla. Ma le bolle, si sa , possono scoppiare. E questa bolla prima o poi scoppierà.


Basta pensare a cosa è successo allo yen giapponese ed al suo repentino recupero nel momento in cui è stato abbandonato come valuta principale per il carry trade (poi sostituita appunto dal Dollaro USA). Immaginatevi lo scenario drammatico a cui potremmo assistere. Essendo posizioni speculative verranno chiuse in fretta e furia con chiare conseguenze sul mercato valutario, obbligazionario e azionario.
Dollaro Usa in forte recupero (per aggiustamenti speculativi) a causa delle chiusure dei carry trade. Chiusure che vengono fatte riacquistando Dollari USA presi a prestito. Ed i soldi dove verranno presi? Esattamente dove si erano messi. E quindi via di corsa a vendere di tutto e di più: equity, commcodity, futures, certificati a leva e altro ancora, per fare cash e coprire i finanziamenti.

Ma quando arriverà il giorno del giudizio?

Come non sapremo quando ci sarà la reale fine del mondo (21 dicembre 2012?) così non possiamo con certezza fino a quando la FED avrà i mezzi, la volontà e la capacità di tenere in piedi questa farsa finanziaria.  Perchè è proprio la Federal Reserve ad essere l’ago della bilancia. Ed fattori scatenanti potrebbero essere tantissimi: di per sé, addirittura una forte ripresa economica potrebbe essere un detonatore micidiale. Attenzione, parlo di una ripresa vera, con tanto di aumento inflattivo, e conseguente presa di posizione della banca centrale USA costretta ad aumentare i tassi e a ritirare liquidità del mercato con una urgente exit strategy. Anche, a proposito di aumento tassi,  la storia insegna che il differenziale di tasso tra due valute è proprio uno degli elementi determinanti che guidano la rivalutazione di una moneta.

E’ anche vero però che il giorno del giudizio, come ho voluto chiamarlo io, non arriverà domani, e nemmeno dopodomani. Le cartucce in mano alla FED non si sono ancora esaurite. Ma prima o poi finiranno e lì bisognerà preoccuparsi.

Ma sia ben chiaro: più a lungo durerà la bolla e più devastante e destabilizzante sarà il suo scoppio.

Con questo non voglio fare paura a nessuno e tanto meno voglio consigliare ai lettori di liquidare tutte le posizioni con una minima quantità di rischio. Voglio solo allertarvi di come stanno le cose.
E mai come stavolta sarò lieto di ascoltare la vostra voce ed i vostri pareri su questi miei ragionamenti (e non solo miei, visto che sono condivisi dal prof. Nouriel Roubini) nella speranza che possano uscire degli argomenti che possano darci la possibilità di disegnare anche uno scenario alternativo e ovviamente migliore.
Nel miglior spirito di discussione e condivisione di pareri.

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NOTA BENE: questo post è stato scritto ieri notte, e oggi vengo a scoprire che lo stesso articolo (da me proposto) del Financial Times è stato tradotto e pubblicato dal Il Sole 24 Ore. La cosa credo possa agevolarvene la lettura e la comprensione.

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DT

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