Appunti di viaggio
Come ho scritto ieri sera in un commento, ufficialmente sono ancora in ferie, ma proprio non ce l’ho fatta a starmene lì, con le mani in mano, senza fare nulla… E nello stesso modo, proprio non ce l’ho fatta a seguire in modo passivo e disinteressato le vicende sui mercati finanziari. E così, anche se in modo molto “soft”, ho cercato di seguire le ultime vicende.
Premessa
Inizierei questa mia piccola “raccolta di appunti” con una precisazione. Tutto quanto è successo in questi giorni non mi ha colto particolarmente di sorpresa.
Torna la logica del rischio finanziario
Quante volte, nei post passati, ho parlato di rischio finanziario che, improvvisamente, negli ultimi mesi sembrava diventato “demodè”? Beh, ne ho parlato moltissime volte. Gli spreads tra i titoli governativi dei paesi solidi e i bonds corporate ed emessio da realtà emergenti erano diventati insignificati. Certo, con tassi bassi era normale un restringimento degli spreads, ma arrivare a tali livelli era inconcepibile. Le borse ormai erano considerate un asset privo di rischio. La volatilità (il VIX in primis) è stata bassissima per lungo tempo. Comprare equity era considerata “una sicurezza”, tanto la borsa pian piano saliva, e si guadagnava sempre. Il paese dei balocchi. Ma nella realtà le cose stanno in modo molto diverso. Ed in questi giorni ne abbiamo avuto al riprova. Ora, dopo aver visto i capitomboli delle ultime sedute, molti si stanno leccando le ferite, come succede tutte le volte. E molti si sono risvegliati da un sogno che li aveva portati in un paese incantato dove gli utili venivano fatti con facilità e senza rischi. E forse proprio qui sta il problema. Secondo me anche stavolta sono moltissimi i risparmiatori che sono rimasti “pizzicati” in questa crisi dei mercati senza sapere minimamente quali erano i rischi e le minusvalenze che potevano subire. Basta pensare a tutti quei bei prodotti che le banche collocano in modo indiscriminato ai poveri clienti (non dimentichiamo che buona parte della clientela retail delle banche è formata da pensionati con bassa cultura finanziaria, una classe con cui i budget delle banche vanno a nozze…). Oppure basta pensare che coloro che avevano comprato qualche bel prodotto obbligazionario o di liquidità, credendo di portare il denaro in un porto sicuro (vedi il caso BNP Paribas) che poi si è invece rivelato un contenitore di derivati e di CDO.
La liquidità nuovo elemento per la gestione del rischio
La crisi di liquidità in cui sono incappate molte banche in questo periodo (crisi che ha poi convinto i governi centrali a inniettare liquidità sui mercati) era dovuta principalmente al fatto che molti assets, liquidissimi fino a qualche giorno prima, sono diventati totalmente illiquidi. Tutte quelle controparti che si sono fatte i milioni a negoziare CDS, CDO, derivati ecc. sono scomparse dal mercato, mettendo in crisi i venditori. Ma come assegnare un prezzo se non c’è una controparte operativa? Diventa impossibile avere il cosiddetto “fair value” (pensate i fondi come fanno a determinare il valore delle quote…) e per le liquidazioni delle stesse quote quindi … diventa impossibile trovare un mercato efficiente. Ed ecco quindi un elemento che tutti dovremmo tenere BEN in considerazione, oltre alla solidità e alla solvibilità di un emittente. La liquidità e la liquidabilità di un investimento..
Il Rating: ma allora è una bufala…
In passato già diverse volte si è parlato dell’ inaffidabilità dei ratings. Troppo spesso abbiamo assistito in passato a “curiosi” episodi dove il downgrading arrivava sempre con estremo ritardo, ovvero quando la frittata era ormai fatta. Ed eccoci all’ennesima situazione dove i rating non hanno funzionato. Anche qui i downgrading delle varie Moody’s, S&P e Fitch sono stati tardivi. Io qui non voglio discutere su come viene applicato un rating e se la metodologia del calcolo della solvibilità dell’emittente sia corretta. La cosa che mi ramamrica molto è che, in una situazione in cui era ormai evidente da tempo che la situazione dei subprime era quanto meno critica, nessuna e ripeto NESSUNA delle 3 case sopra descritte, ha sparato un segnale, che ne so, un banalissimo “outlook negativo” che di per sè poteva suonare come “segnale d’allarme”. Nulla… Troppo politicizzate? Troppi interessi economici in ballo? Sicuramente. Resta solo un fatto. Il mercato il “downgrading” lo aveva già dato, con un forte aumento della volatilità , spread denaro lettera sempre più ampi, diminuzione della liquidità. E torniamo ad un mio vecchio pallino. La VOLATILITA’ è l’unico vero indicatore di rischio, assieme alla liquidità. Un’ ultima nota: secondo l’Adusbef il 90% dei rating dati sono errati… Non male, direi…
(… continua…)