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ALERT del FMI contro la crisi: ma i numeri sono affidabili?
Crisi Italia: occorre fare di più
Alzare le barriere di protezione. Tutti che vogliono poter disporre di maggiore denaro per rassicurare i mercati. Non per ultimo il Fondo Monetario Internazionale. Ieri la Lagarde ha invitato i paesi aderenti al Fondo monetario a contribuire con altri quattrocento miliardi, ma raccoglie consensi solo dal Giappone che contribuirà per sessanta.
Due anni di recessione. E’ questa la sentenza pronunciata dal Fondo Monetario Internazionale sull’Italia, grande osservata speciale, insieme alla Spagna, del World Economic Outlook, il rapporto periodico diffuso oggi dall’organismo di Washington. Nel corso di quest’anno, il Pil italiano si contrarrà dell’1,9% confermando il segno meno anche nell’anno successivo (-0,3).
Dati che evidenziano un miglioramento rispetto alle stime precedenti (a gennaio si era ipotizzato un -2,2 per il 2012 seguito da un -0,6 per il 2013) ma che non cambiano la sostanza del problema. Quanto alla Spagna, le notizie non sono particolarmente migliori: l’economia di Madrid si contrarrà dell’1,8% nel corso di quest’anno per poi registrare una ripresa minima (+0,1%) nel 2013. L’eurozona registrerà un complessivo -0,3% nel 2012 e un +0,9% l’anno prossimo. Decisamente migliori le previsioni per l’economia globale: +3,5% nel 2012 (a gennaio si era parlato di un +3,3%) e +4,1% nel 2013. Il quadro complessivo, insomma, migliora. Ma per l’Europa la situazione resta ancora preoccupante. In un momento di rinnovata tensione sui mercati, con l’effetto Ltro (il maxi piano di prestiti alle banche da parte della Bce) ormai esaurito, il Fondo monetario torna ad esprimere la propria preoccupazione per quello che resta il grande anello debole dell’economia mondiale: l’area euro.
Certo, a minacciare la crescita mondiale, dicono gli analisti, ci sono anche altri elementi, da un eventuale rallentamento della Cina ai rischi legati alla crescita del prezzo del petrolio, ma non vi è dubbio che il timore principale sia rappresentato dal Vecchio Continente. Ad ammetterlo è lo stesso Fmi. Senza mezzi termini, ovviamente. “Le potenziali conseguenze di un default disordinato e dall’uscita dalla moneta unica di un Paese membro di Eurolandia sono imprevedibili e come tali difficili da collocare in uno scenario specifico” si legge nel rapporto. Tuttavia “se un simile evento si verificasse, è possibile che altre economie dell’area, percepite come simili dal punto di vista degli elementi di rischio, si ritrovino a fronteggiare una forte pressione, il panico dei mercati e una fuga dei capitali dal sistema bancario. Di fronte a simili circostanze una frantumazione dell’area euro non potrebbe essere esclusa”. In sintesi, non si parlerebbe nemmeno più di contagio. Bensì di effetto domino. Per il momento non è il caso di farsi prendere dal panico. Il rapporto del Fondo parla pur sempre del caso teorico peggiore, quello per intenderci che non si è ancora mai verificato. Ad oggi, soltanto la Grecia è andata davvero vicina alla bancarotta disordinata, evitandola, come è noto, con un concambio severissimo per gli investitori e un piano di austerity ancor più severo per se stessa. Come a dire che il disastro resta sempre teoricamente evitabile.
Ma qui si torna al problema di fondo, ovvero alla sostenibilità dei piani di intervento. Ad oggi, come notano ormai in molti, nessun Paese sembra aver reagito bene a quelle politiche di aggiustamento dei conti che influiscono negativamente sulla crescita. La domanda chiave, quindi, è se Grecia, Portogallo e Spagna sapranno arrivare più o meno intatte all’agognata ripresa prima che una qualsiasi combinazione di eventi possa scatenare il panico sui mercati. In attesa di una risposta certa, ecco che l’evento peggiore, per quanto ancora improbabile, non può essere escluso. A garantire un po’ di stabilità avrebbe dovuto pensarci il firewall europeo, ma quest’ultimo, come noto, rappresenta l’ennesimo compromesso di un continente ampiamente diviso. Escludendo prestiti bilaterali già concessi e risorse già impegnate, la potenza di fuoco ex novo del fondo Salva-Stati si riduce a 500 miliardi di euro. Troppo poco per rassicurare i mercati. Anche per questo diventa oggi fondamentale un rinnovato impegno di risorse da parte dello stesso Fmi, alla disperata ricerca di nuovi finanziamenti da parte dei suoi membri. Oggi il Giappone ha annunciato un esborso extra di 60 miliardi di dollari, un passo in avanti verso quel potenziamento della capacità di intervento auspicato dal numero uno del Fondo Christine Lagarde (almeno 400 miliardi). Ma di fronte al persistente rifiuto degli Usa per ulteriori contributi e ai tentennamenti dei Paesi emergenti, la strada resta ancora in salita in attesa di una possibile risoluzione al prossimo vertice del G20 in programma a Los Cabos, in Messico, nel mese di giugno. (Source)
Incuriosisce che, a seguito delle indicazioni del FMI, il PIL si troverebbe subito a lievitare al +3.5%. Magie dei numeri e del sentiment e della psicologia, soprattutto visto l’andazzo del PIL italico (Morgan Stanley prevede invece un meno 0,4%, per la cronaca) e la debolezza dell’area asiatica.
Ma quanto è credibile questa sfilza di numeri? Come facciamo a fidarci di tutte queste organizzazioni che rettificano, modificano, decrementano ed incrementano le previsioni a seconda delle “esigenze” di momento?
Ma quanto è affidabile la previsione sul un PIL di un paese?
Potremmo discuterne per ore e non ne verremmo a capo. Io continuo a preferire il metodo induttivo (dal latino inductio, dal verbo induco, presente di in-ducere), termine che significa letteralmente “portar dentro”, ma anche “chiamare a sé”, “trarre a sé”, è un procedimento che partendo da singoli casi particolari cerca di stabilire una legge universale.
Analizzare i dati che riceviamo, per poi capire se c’è crescita reale oppure no. Anche perché, statene certi, tutte le previsioni saranno sempre strutturate in questo modo:
“per quest’anno ancora difficoltà con recessione e rallentamento, ma dall’anno prossimo…”.
Già, dall’anno prossimo. Provate a vedere in passato come lo stile è costante. Oggi è così (inutile negare l’evidenza per non perdere credibilità) ma poi…. E poi che succede? Se le cose non vanno come sperato, sarà colpa del tempo, delle maree, delle mezze stagioni.
Meglio a guardare le cose “concrete”. Basta guardarsi attorno.
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DT
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Giusto…d’altronde il Geab continua puntare sul crollo dell’economia (e non solo dell’economia) USA e GB.
A questo proposito, un interessante spunto di riflessione:
Qualche giorno fa, Caruso, su ClassCnbc ha detto che la situazione di Apple assomiglia sempre di più a quella di una bolla. E chiarisce…quando un titolo viola sempre nuovi massimi perchè tutti si buttano sempre più comprarlo, ovvero, più viola i massimi, più lo comprano, con tutta possibilità siamo di fronte a una bolla pronta a scoppiare.
Il pensiero va, ad esempio, a Deutsche Telekom con il suo 100 euro crollato nel giro di un anno a 12 euro, o, più semplcemente, alla bolla di Internet.
Suggerisco ai “maghi dei grafici” del sito di controllare il titolo in vista magari di un poderoso short.
Di Apple avevamo parlato nei giorni discorsi, era intervenuto anche Dream
Uno storno è possibile, il crollo più improbabile, perchè a diffrenza delle dot.com dell’era internet che scontavano utili folli, Apple gli utili li fa davvero e soprattutto ha una montagna di cash
DT scusa la domanda stupida..
c’è modo di vedere in diretta o sapere in tempo reale in differita di qlck nanosecondo,
le aste spagnole di domani?
😀
Non solo.
le 3 società di rating + i tre unici network globali, CNN, CNBC e BBS.
Il che fà 6-0 rispetto all’EU.
Dream,
io sto percependo una sensazione che è ancora più preoccupante, viste le recenti dichiarazioni sia di Monti che di Passera,…”che non sanno proprio cosa fare per favorire una qualsivoglia ripresa economica del paese.”…
Siamo caduti dalla padella nella brace!!!!!! e questo vale anche per ABC, abilissimi nella retorica inutile, ma, come gli altri, privi di idee e di marroni.
La stessa sensazione l’avevo anch’io oggi leggendo tali dichiarazioni.
Secondo me sapevano già da un pezzo che c’era il rischio di entrare nella cosiddetta crisi a doppia W se i vari aiuti non causavano gli effetti sperati e la disoccupazione, ma soprattutto la fiducia, non aumentava.
Secondo me si rendono conto che abbiamo superato il picco centrale della W… ovvero entriamo nuovamente in una recessione che probabilmente sarà meno drammatica (come peggioramento… a parte alcuni Stati… che conosciamo già) della precedente, ma più lunga e diluita nel tempo.
Secondo me dobbiamo diventare sufficientemente flessibili mentalmente per cambiare il precedente concetto che avevamo di lavoro, consumi, rapporti interpersonali, stato sociale, pensione, ecc.
Se non ci riusciamo… non usciremo da questo tunnel… ma soprattutto perderemo il livello di serenità e felicità attuale: siete sicuri che ne valga la pena solo per una crisi come questa?
Insomma… dobbiamo tirare il meglio di noi stessi come capacità di adattamento! Partiamo con lo spegnere la televisione e farci influenzare meno dai mass-media: abbiamo già costruito le fondamenta!
Mai pensato che ci siano diversi modelli economici su cui si basano le previsioni. Usare il cervello è così difficile?
Un bel pò di tempo fa ho incontrato casualmente questo Blog e sono rimasto sorpreso dalla profondità della visione e della capacità di previsione di chi ci scrive. Ci sono arrivato per caso partendo da un link in cui erano definiti come un pò “fuori di testa”.
Oggi si vede chi erano i “fuori di testa”.
Purtroppo il problema è prevalentemente geopolitico. C’è una tenaglia che si sta chiudendo su molti paesi europei e su di un’europa la cui costruzione iniziale non era certamente quella di “un’europa dei popoli”. Il gioco e la dinamica, non sono mai stati gestiti dai popoli europei con le loro rappresentanze democraticamente elette. La soluzione può essere solo politica.
Fuori di testa? 🙁 beh…la verità a volte offende… Ora dirò solo che va tutto benissimo! Dai che scherzo! 🙂
Anche EINSTEIN era fuori di testa per la competenza della sua materia. Per l’economia e la finanza non dobbiamo andare in cerca d’altri. Complimenti,continua così. Ciao.
“quello che resta il grande anello debole dell’economia mondiale: l’area euro.”
interessante, l’Europa ha un buon 80-85% del valore immobiliare del pianeta, una quantità di opere d’arte dal valore inestimabile senza pari, le piu grandi riserve auree al mondo e sarebbe “l’anello debole” dell’economia mondiale.
Non gli USA indebitati fino alle orecchie e dotati di distese di case di legno o la Cina i cui “conti” sono top secret e non verificabili da nessuno…noooo.
Eh già..