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Criptovalute: errori da non fare (IV). Circolante e capitalizzazione
Continuiamo la nostra serie di articoli sugli errori che fanno alcune persone usando le criptovalute come se fossero esclusivamente dei beni da investimento senza comprendere con precisione il fenomeno e soprattutto senza notare che si tratta di monete, anche se virtuali. Oggi andrò a toccare argomenti di economia monetaria, della quale non sono certamente un addetto ai lavori, ma serviranno solamente per evidenziare alcuni errori si possono fare con le criptovalute se non si conoscono alcune loro caratteristiche.
L’errore
L’errore da cui traggo spunto per questo articolo è quello che fanno certi investitori “improvvisati”, i quali scelgono su quale criptovaluta “investire”, puntando su quelle che hanno un basso valore di cambio contro Dollaro o contro Euro. Tanto per capirci, un esempio di criptovalute con un valore molto basso sono Ripple (XRP) che vale circa 0,25$ per ciascuna “moneta”, e Stellar Lumens (XLM) che vale circa 0,06$.
Il ragionamento di queste persone è piuttosto semplice: se una criptovaluta vale poco, avrà margini per crescere, mentre una criptovaluta come Bitcoin, che ha un valore molto alto, ha poche possibilità di crescere, quindi non è un buon investimento.
Premesso che nessuno può garantire la crescita di prezzo di una qualsiasi criptovaluta, che anzi può calare anche notevolmente, come si è visto nel 2018, faccio notare che se si applicasse lo stesso ragionamento alle valute di stato, in questo momento tutti dovrebbero comprare la moneta del Venezuela, il Bolivar, invece ovviamente non è così.
Cercherò quindi di spiegare che questo metodo è incompleto ed affetto da un importante errore di valutazione.
La massa monetaria
Quanti Euro stanno circolando in questo momento ? E quanti dollari ? Quanti sono nelle carte di credito e quanti nei conti correnti ? E quanti in forma di monete o banconote ? Sono domande lecite la cui risposta può essere trovata nei rapporti che pubblicano periodicamente le Banche Centrali, ad esempio ogni trimestre.
E’ quel numero che gli economisti solitamente chiamano “Massa monetaria M1”.
Con le criptovalute il numero esiste ma cambia tutto, perché questi dati non sono periodici ma sono aggiornati in tempo reale; un po’ come le gare di Formula Uno di oggi, che, grazie alla telemetria, ci dicono la velocità di ogni singola auto istante per istante, senza dovere aspettare il tempo medio alla fine della gara; con le criptovalute è la stessa cosa.
La Blockchain di ciascuna criptovaluta, infatti, se consultata opportunamente, ci può far sapere in tempo reale quant’è il circolante (in inglese Circulating Supply), cioè quanti token (monete) ci sono sul mercato.
Per fare un’analogia, è come se una banca facesse la somma di tutti gli euro che ha depositati in tutti i conti correnti dei propri clienti in un determinato istante.
Questo numero non è uguale per tutte le criptovalute, anzi è molto diverso. Lo si può notare osservando la Circulating Supply delle principali criptovalute che qui ho estratto dal portale Coinmarketcap.com a metà settembre:
Come si vede sono numeri molto diversi tra loro.
Un breve accenno anche un altro aspetto molto importante, argomento nel quale ritorneremo in un altro articolo, cioè quello dell’inflazione.
Questi numeri infatti non sono costanti nel tempo, quindi non possono essere assimilati alle azioni di una azienda, il cui numero generalmente è stabilito all’atto della quotazione in borsa, ma devono essere assimilati alle masse monetarie delle monete convenzionali, che vengono alterati con la stampa che fanno le Banche Centrali; tutte le criptovalute infatti, un modo o nell’altro, hanno una propria inflazione, che aumenta il Circulating Supply.
La capitalizzazione di Mercato
Vediamo ora un ulteriore concetto fondamentale, quello della Capitalizzazione. Mi perdoneranno gli addetti ai lavori, ma continuo a ripassare concetti basilari per cercare di essere chiaro anche con i nuovi arrivati nel settore.
Vi siete mai chiesti quali sono oggi le aziende più grandi al mondo ? Beh, se volete saperlo basta consultare i siti che ogni quotidianamente aggiornalo gli elenchi delle aziende ordinate per Capitalizzazione di mercato.
Un sito piuttosto noto che ha questa lista è The Dogs of the Dow, che vi riporta la classifica “Largest Companies by Market Cap Today” (Link qui) che riguarda le aziende quotate alla borsa di New York.
La Capitalizzazione di mercato di una azienda è un valore si ottiene semplicemente moltiplicando il numero di azioni emesse con il valore odierno della rispettiva azione.
Allo stesso modo, la Capitalizzazione di mercato di una criptovaluta si ottiene moltiplicando il numero di token in circolazione (la circulating supply) per il valore del momento, la quotazione mediata tra i maggiori Exchange.
Se Bitcoin in questo momento vale 10.300 Dollari e stanno circolando circa 18 Milioni di unità, moltiplicando questi due numeri otteniamo la capitalizzazione complessiva di Bitcoin, di circa 185 Miliardi di Dollari.
Nei siti specializzati, come ad esempio Coinmarketcap, OnChainFX, o Cryptocompare , le criptovalute generalmente sono elencate secondo questo valore.
In linea di massima se questo valore è alto significa che c’è un elevato numero di persone che giudica positivamente quella determinata criptovaluta, così come avviene con le aziende quotate in Borsa. Magari anche sbagliano (com’è successo ad esempio con la truffa BitConnect), magari stanno esagerando (com’è successo con tutte le criptovalute nel Dicembre 2017) ma resta il fatto che la capitalizzazione è un buon termometro.
Numeri ben diversi
Occhio adesso a questo sito, bpeindex.com, un sito che rappresenta una “chicca” nel vasto panorama dei portali che si occupano di criptovalute. E’ un sito che vi consiglio di consultare perché rende chiari ed immediati tutti i concetti fino a qui espressi.
Innanzi tutto questo sito, come altri simili, prende come riferimento Bitcoin. Questa è una scelta quasi scontata, ma non solo perchè Bitcoin è la criptovaluta più capitalizzata, ma anche perché è quella più collaudata ed è quella più sicura e robusta per la presenza di un elevato numero di minatori.
Ebbene, questo sito fa un ragionamento molto semplice: ricalcola il prezzo di tutte le “Altcoin” come se avessero tutte la Circulating Supply di Bitcoin, cioè se fossero costituite tutte dallo stesso quantitativo di monete, cioè circa 18 Milioni.
In questo modo per ogni criptovaluta si trova il Bitcoin Price Equivalence.
Su altri siti questi prezzi vengo chiamati “prezzi normalizzati” o in altri modi, comunque il senso del calcolo non cambia: se per le vostre analisi utilizzate i valori “Bitcoin Equivalenti” vi renderete conto che i prezzi di alcune Altcoin non sono più così lontani dal prezzo di Bitcoin.
Tanto per fare un esempio, oggi Ripple (XRP) vale circa 40.000 volte di meno rispetto a Bitcoin, un rapporto che inganna le persone facendogli credere che ci siano enormi margini di crescita. Se invece, sempre di Ripple, prendiamo il prezzo “Bitcoin Equivalente”, vediamo che è circa 10 volte inferiore, cioè tutta un’altra storia.
Conclusione
Riparametrando il valore di tutte le criptovalute come se fossero composte dallo stesso numero di pezzi di Bitcoin, la sensazione se investire o meno nelle “altcoin” cambia notevolmente.
Improvvisamente monete come Ripple non costano più 0,25 Dollari, ma la bellezza di 1460. Oppure, se volete comprare un Tron non basterebbero 0,02 Dollari, ma ce ne vorrebbero 85.
Siete ancora pronti a sborsarli ?
Con il prossimo articolo cercheremo di capire dove cercare notizie aggiornate sulle criptovalute e dove non cercarle.
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