Stime utili azionario e rendimenti obbligazionario a confronto. This time is different?

Scritto il alle 11:11 da Danilo DT

dividendi rendimenti cedole bond azioni

Rally delle obbligazioni USA e confronto con dividendi dello SP500. La storia insegna che a questi livelli si prospettano forti rally per l’azionario. Ma prima di sputare sentenze occorre aspettare certe conferme

L’analisi intermarket descritta qualche giorno fa (CLICCATE QUI per poterle rivedere) resta un punto fisso tuttora validissimo.
Fotografava il cambio di corso del mercato ed evidenziava la nuova curva future del tasso FED, uno dei principali punti di riferimento in ambito di previsioni di politica monetaria.
La curva in oggetto era la seguente.

E’ dunque evidente che i tassi USA resteranno ancora la palo e quindi si allontana l’ipotesi di un aumento del tasso sui FED funds.
Vi lascio al post prima citato per ulteriori approfondimenti.

Il rally dei “govies” USA ha portato ad una violenta e repentina rivalutazione del T Note, bond che oggi ha un rendimento lordo pari a circa il 2.13%. Il motivo è chiaro: i gestori erano tutti abbastanza concordi sul fatto che la FED avrebbe alzato i tassi di interesse addirittura nel primo trimestre del 2015, ma il mercato ha cambiato le carte in tavola ed ecco che questa previsione è stata smentita dal mercato stesso. E la curva del tasso FED sopra descritta ne è testimone.
Quindi tassi sui T Note nuovamente bassissimi e di conseguenza dividend yield sull’azionario che torna prepotentemente competitivo.

Confronto tra dividendi SP500 e rendimento T-Note

Ho provato a mettere a confronto il dividendo atteso per lo SP500 e il rendimento dei T Note.
Il risultato è senza dubbio molto interessante.

Tnote 10yr vs SPX dividendCome vedete i due grafici sono estremamente vicini e il gap tra i due indici è minimo.
Storicamente, quando il dividend Yield si avvicina così tanto al rendimento del T-note a 10 anni, rappresenta un segnale forte di acquisto per l’azionario in quanto diventa dal punto di vista cedolare paritetico al Govies, oltre anche alle potenzialità di rivalutazione.
Anzi, in passato quando il divario tra dividendi e rendimento 10yr è stato così vicino, si sono viste performance positive dell’azionari pari a circa il 13% per i successivi 12 mesi (fonte: Bloomberg)

When the dividend yield matched the Treasury yield or trailed by no more than 100 basis points, the stock index rose an average of 13 percent during the next 12 months. The advance was tied for second among six yield-gap intervals he studied.
The biggest average increase was 19 percent, which was recorded when the S&P 500 yielded more than the 10-year note. The smallest was 1 percent, which occurred when the dividend yield trailed by 300 basis points to 400 basis points. Gaps exceeding 400 basis points were also followed by 13 percent rallies on average.

Quindi male che vada non ci si rimette… Ma siamo certi che sia poi così matematico? LA risposta è assolutamente NO.
Anzi, saranno fondamentali le prossime settimane dove assisteremo alle trimestrali e alle previsioni sui trimestri successivi delle principali società USA. Se infatti ci fossero delle previsioni di un peggioramento congiunturale, gli stessi utili verrebbero rivisti al ribasso e quindi tutto dovrebbe venire nuovamente ricalcolato.
Anche il PE di Shiller non promette nulla di eccezionale.

SP500 e price earning di Shiller

Shiller PE Ratio 2014-10-21 10-22-14 spx

Ovviamente se tutte le previsioni precedenti venissero confermate, significa che il discorso sul potenziale rally torna ad essere valido e la grande bolla può continuare. Ma ora è presto per dirlo.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)
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6 commenti Commenta
gremlin
Scritto il 21 Ottobre 2014 at 22:05

e il QE che si allunga come il naso di Pinocchio lo vogliamo mettere fra i top market mover ?

mercoledì 29 pv la fata turchina Yellen, che non ha voluto commentare lo scoop di Bullard-Pinocchio, durante il consueto happy hour delle h. 20.00 ci farà sapere se le correzioni di wall street non possono durare più di un mese ed estendersi oltre il 9,8%

Scritto il 22 Ottobre 2014 at 02:15

Consultants and economists consider – for the US, in particular, as it is structured model of business-assets – financial firms to be uniquely vulnerable to instability because a fundamental feature of financial intermediation is the use of short-term liabilities (debt or deposits) to finance long-term assets (for example, loans). As a result, assets cannot be liquidated fast enough or at a sufficient price to fund redemptions in a panic.

The use of liabilities, rather than equity, to finance most assets (referred to as “leverage”) can result in losses exceeding equity, which results in insolvency, or an inability to meet obligations to all creditors in full.

These features make financial intermediaries inherently vulnerable to runs – since those who redeem funds first are thought more likely to access their funds, there is an incentive for creditors to rush to redeem, whether the firm is suffering from a liquidity problem or a solvency problem.

Panics can be self-fulfilling: whether or not the institution originally had financial problems, a panic can lead to its failure. Panics are also prone to contagion – the observation of a run at one institution can lead creditors to run on other institutions, because of perceived connections or similarities to the original firm.

The “classic run” involves depositors at banks, but the recent crisis demonstrated that other debt markets can also be susceptible to runs for banks and non-bank financial firms.

Non-bank financial firms were highly reliant on short-term borrowing, through financial instruments such as repurchase agreements and commercial paper.

They favor shortterm borrowing because in normal conditions these short-term funds are inexpensive and readily available.

The short maturity of these instruments meant that loans needed to be rolled over frequently.

The proximate cause of most of these firms’ failure was the inability to roll over maturing debt.

When these firms experienced financial difficulties, counterparties became reluctant (or were not in a position) to transact and maintain business relationships with them.

For example, major investment banks

– are “market-makers” (ready buyers and sellers) for securities markets;

– provide prime brokerage services for hedge funds;

– are major participants in over-the-counter markets for securities such as derivatives;

– play important roles in payment, clearing, and settlement activities;

and so on.

If counterparties in any of these areas are no longer willing to transact with the firm because of fears of a run, the firm’s financial difficulties can quickly compound.

After wrote dutifully to frame the situation, now the possible motive – for next months, too.

If policy makers decided to reduce the “size of firms”, a phase-in or transition period might be desirable to avoid significant short-term disruptions to the overall financial system.

Likewise, when designing a policy that applies only to “firms” above a size threshold, one consideration is whether to make the threshold graduated to avoid cliff effects. Otherwise, “firms” might take actions to remain just below the threshold.

サーファー © Surfer

gremlin
Scritto il 22 Ottobre 2014 at 10:18

di QE 4 se ne parlerà solo se gli utili societari saranno costantemente in calo e/o se la correzione dell’azionario andasse oltre il -20%, quindi sul breve non se ne parla proprio

la questione del rialzo dei tassi ormai è chiusa per mesi, le varie asset class hanno già prezzato tutto, serie chiusa, si attende la nuova stagione ma sempre con gli stessi attori

il FOMC prossimo va rivalutato come market mover di medio periodo, quindi non è più interessante per la questione tassi ma solo per il possibile prolungamento del QE3

da non dimenticare l’estensione graduale del QE europeo CHE GIA’ ESISTE malgrado abbia l’aspetto di un embrione di pochi mesi, ma si sviluppa, così gli USA e il FMI hanno deciso e Draghi si è reso indipendente dagli interessi nazionalistici tedeschi, quindi dal prossimo meeting BCE in poi dovremo sempre aspettarci qualcosa di nuovo, fino all’acquisto dei bond ciprioti e dei municipali italiani

lorepi
Scritto il 23 Ottobre 2014 at 13:13

Ma possibile che ancora non lo abbiate capito: il mercato per il momento non ha alcuna intenzione di scendere!
Ecco perchè:

Quello che vedete sopra è il grafico compresso time frame settimanale di SP500 dal 1998 ad oggi.
Come si vede è un enorme rettangolo con lato superiore in area 1535 e lato inferiore in area 795. La rottura avuta la settimana del 25 Febbraio 2013 da un obiettivo molto semplice da calcolare:
1535-795+1535= circa area 2250
Questo è l’ obiettivo di SP500…nessuna inversione di trend di lungo (e dico io nenche di medio) è contemplabile. Nel prox post vi spiegherò cosa vedono i miei occhi graficamente dopo la scorsa settimana.

lorepi
Scritto il 23 Ottobre 2014 at 13:25

Quello che segue è il grafico giornaliero e settimanale di SP500. A mio modo di vedere quella che si è appena completata è la spalla sx di un enorme testa e spalle ribassista. Me lo fa pensare una serie di motivi:
1) aumento dei volumi
2)poderosi buy sul minimo in area 1820
3) rimbalzo sulla mm a 50 su time frame settimanale
Se la matematica non è un opinione direi di dare un pò di numeri…male che vada li possiamo giocare al lotto:
Supporto in area 1820 quale, ad oggi, riferimento come ipotetica neck line del testa e spalle. Obiettivo sp500 per me area 2250. Quindi:
2250-1820=430
1820-430=1390 primo obiettivo ribassista di sp500
Intanto però si deve arrivare a 2250. Ovviamnete il quadro intermarket per obbligazionario e commodities evolverà di conseguenza
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