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DOLLARO USA: CHE SUCCEDE?
Bene, rieccoci qui in trincea. Purtroppo ho veramente pochissimo tempo a causa di una situazione sul lavoro quantomeno “drammatica” (come volevasi dimostrare, basta andare via qualche giorno dall’ufficio che succede di tutto…) ma vedrò di fare il possibile per tornare operativo al 100% con il blog, il mio ufficiale secondo lavoro/passione.
Quante cose ci sarebbero da dire! Non tanto sul mio viaggio (di cui penso vi freghi abbastanza poco…) ma su cosa ho visto e sulle dovute considerazioni.
Pian pianino si cercherà di parlare di tutto. Se rimarrete con questo blog, avrete tutte le news, come è stato fino ad ora.
Occasione da sfruttare un $ a 1.60
Uno dei motivi che più mi hanno indotto a fare proprio ora un bel viaggetto a New York è stato proprio il dollaro debole. Mai si era visto un cambio a 1.60 ve. Euro. Perché non approfittarne? E complice una proposta di un amico, è scattata la vacanza. Effettivamente un Europeo medio, quale penso di essere io, neglio USA oggi può veramente fare “l’Americano” nel senso che tutto conosciamo. Il cambio favorevole è un eccellente motivo di acquisti di qualsiasi tipo di bene, dal paio di Levi’s alla macchina fotografica digitale, fino agli ultimi gioielli di tecnologia Apple e, non per ultimi, le proprietà immobiliari. Ma questo è un altro discorso, che vedrò di approfondire in un’altra occasione.
Veniamo invece al grande interrogativo che tutti si chiedono, e che gli stessi americani si chiedono. Ho avuto modo di scambiare quattro battute con un italo-americano a New York, nel bel mezzo di Central Park (ndr: gente disponibilissima!), il quale mi diceva che avrebbe voluto andare a fare un viaggetto a trovare i suoi parenti in Italia (a Napoli) ma purtroppo l’Euro era un grosso problema per lui. Il rovescio della medaglia di quanto invece stiamo vivendo noi. E il timore è che la situazione non si plachi ancora. Potrà ancora scendere ulteriormente il cross Euro/Dollaro? Dove potrà arrivare il Dolalr Index?
Politica monetaria: la chiave è tutta lì
Ne ho già parlato tante volte, ma lo ripeto volentieri. Se facciamo un’analisi statistica storica, veniamo a scoprire che l’elemento in assoluto più importante e condizionante per i cross valutari sono le rispettive politiche monetarie da parte di vari paesi governanti. E difatti…se andiamo a vedere cosa ha condizionato la ripresa del dollaro proprio in questi giorni, sono state le parole di B. Bernanke, il quale ha fatto capire che la “corsa al taglio del tasso” potrebbe subire una sosta. Quindi il differenziale di tasso con l’Euro non salirà più e quindi, automaticamente, scatta la ricopertura degli shortisti più aggressivi.
Il tutto però, in perfetta concomitanza con una serie di dati macro tutt’altro che bene auguranti. Fiducia del Michigan in primis. I n più possiamo anche aggiungere i timori per l’inflazione, a causa del logico rally delle commodities, dovuto, come abbiamo avuto modo di vedere in passato, proprio con la debolezza del dollaro USA.
Dati contrastanti: ci sono elementi che spingerebbero ad ulteriori tagli (intanto a fine mese un ultimo 0.25 è già scontato dai mercati) ma dall’altra ci sono anche elementi che ci fanno pensare ad un pausa di riflessione per il $. Anche perché la FED spera che la fiducia possa migliorare considerevolmente nelle prossime settimane. Il motivo? Eccovelo.
Arrivano i rimborsi!
Erano previsti quanto attesi. Saranno apri a cifre all’interno di un range 300-1200 USD, e fanno parte del famoso pacchetto di rimborsi fiscali decisi da Bush al fine di dare nuovi stimoli all’economia. Certo, molti di questi soldi andranno a tappare alcune falle presenti nei conti famigliari: rate sospese di mutui, benzina che sta diventando cara anche negli USA, alimentari sempre più onerosi. Diciamo che faranno tornare il sorriso a molti Mr. Smith. Un sorriso che, conoscelo l’indole dell’americano medio, sarà abbastanza breve, in quanto questi soldi, come sono arrivati, verranno ben presto spesi e consumati, magari con maggiore attenzione rispetto al passato, ma verranno comunque polverizzati in breve termine.
1.60 target finale?
In un post di qualche settimana fa (marzo) avevo ipotizzato un target fibonacciano per il $ a 1.70. Per certi versi sono molto curioso di vedere se arriveremo a questo target. Anche perché la situazione grafica si è evoluta. Guardate il grafico qui a fianco. Come potete vedere la trendline rialzista azzurra, accompagnata dalla mm21, è stata violata al ribasso, con un RSI che era in divergenza come segnalato, e che ha quindi confermato ulteriormente l’inversione. Eccovi il post di cui parlavo sopra, cliccate qui per leggerlo.
Inoltre il Countdown di DeMark è segnalato proprio qualche giorno fa la chiusura del 13° movimento. Ulteriore segnale di inversione. Per farla breve, Bernanke con le sue parole ha mosso veramente il mercato. E ora occorre capire se veramente 1.60 è il vero minimo del dollaro o se possiamo andare oltre, fino a 1.70. Vista la situazione, mi sembra ragionevole rimandare 1.70 ad una data nono eccessivamente prossima e probabilmente postuma ai rimborsi fiscali e ad un nuovo rallentamento che costringerò la FED a nuovi tagli.
Ma noi avremo sicuramente modo di aggiornarci…
STAY TUNED!