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INTERMARKET: CHE SUCCEDE AL RAME?
Effettivamente qualcosa non quadra. Se andiamo a vedere quello che succede nell’ambito del valutario e delle materie prime, c’è qualche cosa che non mi torna.
Come ormai sapere, il mercato è costituito da una serie di situazioni che tendono a controbilanciarsi, creando dei complessi equilibri che poi vanno a definire i vari trends.
Succede, a volte, che alcuni di questi equilibri vengono meno. La cosa che occorre fare in questi casi è cercatre di capire cosa diavolo sta succedendo.
RAME: commodity guida
Chi conosce un pochino l’analisi intermarket sa sicuramente che il rame è considerato un eccellente indicatore dello stato della crescita economica. In quanto si tende a consumarne di più durante i periodi di espansione economica e di meno durante i periodi di recessione. Non ci si deve quindi sorprendere di fronte all’aumento dei consumi di rame unitamente ai dati di crescita mondiale; basta pensare alla grande richiesta di paesi come Cina ed India che hanno “drogato” il prezzo di suddetta commodities.
La domanda principale che ci si deve porre in questo momento è quale sarà l’effetto sul rame di un eventuale rallentamento economico. Sarà possibile che l’Asia riesca a compensare un eventuale calo nei mercati occidentali, contribuendo a mantenere tonico il mercato? Il recente calo delle scorte è “il canto del cigno” oppure il segnale che l’Asia continuerà ad andare spedita per la sua strada? Questo al momento non possiamo ancora dirlo. Però quello che volevo illustrare è un’altra cosa
Relazione tra i tassi di interesse e il rame
Dal grafico qui a fianco potete vedere l’andamento sovrapposto del rame (linea bianca) e dei tassi FED (linea gialla). Non è un caso avere scelto proprio rame e tassi FED, in quanto un abbassamento dei tassi è generalmente coincidente a un calo delle quotazioni del rame. Questo fenomeno si spiega per il fatto che tipicamente le banche centrali abbassano i tassi d’interesse durante periodi di debolezza economica. Ma non è tutto. Assieme a rame e tassi FED trovate anche il dollaro USA.
Per logica (e riassumendo il tutto) dovremmo dire che:
Il rallentamento economico porta le banche centrali ad abbassare i tassi. Quindi se c’è rallentamento , si consuma meno rame. Scendono i tassi (si cerca di stimolare l’economia) e, conseguentemente, dovremmo anche assistere ad un indebolimento del dollaro nei confronti delle altre valute. Questo è quanto ci dice l’analisi intermarket.
Ma se guardate il grafico, qualcosa non funziona.
Notiamo infatti che, mentre i tassi FED sono precipitati, il rame, ha mantenuto le quotazioni, malgrado un forte rallentamento all’inizio del cambiamento della tendenza della FED (Da quando ha smesso di aumentare). Fino alla freccia azzurra, tutto era ok, ma poi invece i prezzi sono nuovamente saliti. Come mai? Probabilmente perché la domanda cinese continua ad essere molto forte. E il Dollaro USA? Continua nella sua marcia all’indebolimento. Difatti la tendenza resta, al momento , ribassista.
Quindi, secondo me, il dollaro non ha assolutamente le carte in regola per rafforzarsi. Resta l’incognita rame, probabilmente in quanto molte commesse sono ancora relative a progetti fatti in uno scenario pre crisi. Resta il fatto che,in questo momento, non me la sentirei assolutamente di scommettere su una commodity ciclica come il rame.