Scenari economici e di mercato post tsunami

Scritto il alle 10:04 da Danilo DT

Lo tsunami e il terremoto in Giappone sono ormai il leitmotiv della maggior parte dei discorsi e delle analisi. Oltre alla tragedia umana, non possiamo ignorare, in questo blog di finanza ed economia, che cosa accadrà in ambito intermarket. Si, avete capito bene, intermarket, in quanto il caso giapponese mette a serio rischio il quadro intermarket e il futuro dei mercati finanziari, pitturandoli (e non lo nego, creando nuovi interessanti scenari) di colori certo cupi ma diversi rispetto a quanto prospettato fino ad ora.
Cerchiamo di riassumere lo stato delle cose e innanzitutto una domanda: come mai lo tsunami giapponese può arrivare addirittura a colpire le coste della finanza occidentale?

Primo elemento: il portafoglio obbligazionario detenuto dal Giappone stesso. Come ben sappiamo, il Giappone è il maggior detentore di T-bond dopo la Cina (in pancia possiede un qualcosa come 890 miliardi di USD di T-bond). Assieme, questi due stati hanno oltre il 50% ammontare totale, uno sproposito.
Secondo elemento: le promesse alla BCE. Lo stato giapponese si era detto disponibile a sostenere con acquisti i bond targati UE.
Elemento di disturbo: lo tsunami ed il terremoto hanno generato una problematica di primaria e vitale importanza per il Giappone, ovvero la necessità di avere liquidità per poter ripartire. E quindi?

Quindi scordiamoci gli acquisti in ambito BCE a sostegno dei bonds Euro e mettiamo in conto anche la vendita di T-bond per generare liquidità. Anzi, è notizia fresca quella che la BoJ ha generato proprio in queste ore liquidità inettando nel sistema ulteriori Yen. Ha cominciato con 15 miliardi di Yen, ma si continuerà su questa strada. Ha cominciato anche con il riacquisto di titoli di stato al fine di generare liquidità.

Ormai è chiaro, non si tratta più di politica monetaria ma di strategia di sussistenza. Il Giappone ha sete di liquidità e si deve fare il possibile, anche a costo di vendere i titoli in portafoglio. Anche se vendere i T-bond potrebbe avere come rovescio della medaglia, un rafforzamento dello yen. Poco importa, il Sol Levante deve essere salvato in tutti i modi, e questi problemi verranno considerati in un secondo tempo.

Il peggior evento nel momento peggiore

Già girano voci sull’impatto del disastro Giapponese sul PIL del paese. I più ottimisti parlano dello 0.5%, i più negativi del 2%. I numeri girano impazziti, c’è chi dice che il conto da pagare per le imprese di assicurazione sarà pari a 15 miliardi e chi invece stima 60 miliardi.
La verità è che nessuno lo può dire con certezza. E questi costi saranno accollati indirettamente anche sugli altri listini azionari del globo.
Nouriel Roubini, ha detto recentemente che quanto è accaduto è “il peggior evento nel momento peggiore”. Messaggio da leggere sia nei confronti del Sol Levante ma anche del panorama economico globale.

E quindi, occhio all’effetto domino, già visibile in queste ultime ore. Effetto domino che può risultare ampliato non solo se ci si ritrova in una fase di rallentamento economico, ma soprattutto se la speculazione tira i remi in barca. Infatti noi tutti sappiamo che da mesi il carry trade, il quantitative easing, la leva finanziaria, sono protagoniste sui mercati. E soprattutto, queste pratiche speculative hanno avuto vita facile con una volatilità sempre bassa e sotto controllo. Ma se la volatilità riparte e inizia a salire, che succede?
Molto semplice: nelle sale operative, negli studi di gestori di hedge funds e fondi vari, nelle case dei traders, si accende l’allarme “RISK OFF” e tutti, di corsa, vanno a chiudere le posizioni. E in batter d’occhio ci si ritrova con scenari forse inaspettati ma logici, con un generalizzato take profit. Verrebbe venduto a piene mani il rischio e quindi, progressivamente, ci sarebbe un forte ritorno di denaro su tutto quanto è “safe haven”

E le commodity? Ovvio, su questa asset class la speculazione è sovrana. E se poi ci aggiungiamo il fatto che il Giappone è il terzo consumatore al mondo di petrolio

L’eventuale ripartenza

E tornando all’azionario, per assurdo, permettetemi un’ultima parentesi sul Nikkei e Topix. Potrebbe proprio essere un listino (anzi due…) che col tempo potranno creare valore. Anche se ora passeremo momenti non belli. L’economia giapponese già di per sè era debole. Direi che è ampiamente scontata una nuova recessione. ma forse solo per questo 2011. Ma poi la ricostruzione ridarà stimoli e forza. E con l’aiuto di governo e banca centrale, che dovranno dare i giusti input, il Giappone ce la farà ed il Sol Levante tornerà, tra qualche anno, a brillare in cielo. Un occhio di riguardo, però occorrerà darlo al debito ed al deficit, ma di questo vi parlerò domani.
Certo, so che mi accollerò delle critiche, ma voglio essere realista con voi. Il ciclo economico ha bisogno di “stimoli” che muovano le acque. In passato le guerre hanno portato distruzione e morte, certo, ma sono state anche una base per il rilancio. Ora, in Giappone non c’è stata nessuna guerra, ma l’impatto dello tsunami potrebbe essere una base per una futura ripartenza dell’economia, quell’economia da tempo in deflazione e che potrebbe risvegliarsi dal torpore. E a fare la differenza sarà poi il popolo, i giapponesi.
Vedrete, sapranno stupirci, come sempre.

Chiudo con una piccola elucubrazione mentale. il mercato delle commodity, i paesi emergenti, l’economia tutta pareva “surriscaldata” ed a rischio inflazione. Ora che è accaduta questa immane tragedia, che raffredderà outlook e analisti, tutto può tornare in discussione, in primis la politica monetaria di diverse banche centrali, compresa la BCE. E la Cina, vicina di casa, subirà un effetto domino quasi benefico, in quanto sarà un rallentamento indotto, simile ad una manovra di politica monetaria. Sono solo pareri, certo, ma ritengo che siano per certi versi anche fondati, almeno secondo me!

STAY TUNED!

DT

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9 commenti Commenta
Scritto il 16 Marzo 2011 at 10:11

…ho provato a buttare giù ieri sera un paio di ragionamenti (che poi ritrovate nel post qui sopra).
stasera in TRENDS , nel video, spiegherò alcune dinamiche intermarket che stanno accadendo o che potrebbero accadere.
Buona giornata a tutti! 🙂

mattia06
Scritto il 16 Marzo 2011 at 10:42

Ne parlavo giusto ieri con dei colleghi, e quello che dicevo lo hai espresso anche tu. la penso come te soprattutto quando dici :”Certo, so che mi accollerò delle critiche, ma voglio essere realista con voi. Il ciclo economico ha bisogno di “stimoli” che muovano le acque. In passato le guerre hanno portato distruzione e morte, certo, ma sono state anche una base per il rilancio. Ora, in Giappone non c’è stata nessuna guerra, ma l’impatto dello tsunami potrebbe essere una base per una futura ripartenza dell’economia, quell’economia da tempo in deflazione e che potrebbe risvegliarsi dal torpore. E a fare la differenza sarà poi il popolo, i giapponesi.”
Da dodici anni seguo i mercati e ogni volta che c’è stato un grosso problema lo si è “sfruttato” per ripartire (vedi bolla internet, torri gemelle, subprime, lehman ecc…)

Scritto il 16 Marzo 2011 at 10:42

Completamente d’accordo sulla parte finale del post, la ricostruzione sara’ un affare colossale per molte imprese.

Scritto il 16 Marzo 2011 at 10:46

OT, i due miei blogs hanno triplicato i lettori in due giorni, sintomo di moooolta preoccupazione in America….
Intanto ecco i posts di ieri:

http://mariogregorio.wordpress.com/

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paolo41
Scritto il 16 Marzo 2011 at 10:55

Dream Theater,

sono considerazioni molto logiche e condivisibili. Non bisogna inoltre dimenticare che l’economia giapponese è sempre la prima al mondo in termini di Pil/procapite; inoltre l’area distrutta dallo tsunami rappresentava circa il 7% dell’economia totale del paese, cionostante per gli stretti collegamenti just-in- time fra le varie aziende occorreranno alcuni giorni per sostituire tali produzioni con forniture alternative e poter riprendere un sufficiente flusso produttivo.
Come ho accennato ieri ciò che blocca, oltre agli effetti devastanti del terremoto, moralmente e psicologicamente, il popolo giapponese è il pericolo “nucleare”…. Se riescono a mettere, senza catastrofici danni, sotto “controllo” le centrali, possiamo essere sicuri che, anche questa volta, saranno capaci di riprendersi.

l.b.chase
Scritto il 16 Marzo 2011 at 12:42

mi sa che qualcuno qui sta sottovalutando il fatto che a chernobyl tutto il casino successo lo ha fatto un reattore solo, là ce ne sono 6 SEI fuori controllo. Non so voi ma se io avessi un’impresa, tutto farei tranne che andarmela a giocare in un luogo dove in cambio di 4 soldi, vado a giocarmi la vita dei miei dipendenti.
Voi ci andreste là a lavorare?
Avete idea di che diavolo siano le contaminazioni radiologiche?
Forse no 🙄
Anzi spero proprio di no altrimenti siete un pò fuori di testa eh… 🙄

Scritto il 16 Marzo 2011 at 12:50

Beh, magari qualche fulminato ci va sperando che lì si possa sballare come con le pasticche… :mrgreen:
Ovvio che il problema è molto serio e, ahimè, tutto può succedere. Però queste mie elucubrazioni sono fatte analizzando lo “stato attuale” delle cose e poi… vediamo che succede…

andrea.mensa
Scritto il 16 Marzo 2011 at 14:48

l’unica cosa sulla quale dubito, è ch eil Giappone possa ripartire a breve.
lo Tsunami ha praticamente tolto di mezzo un 25% di energia, tra centrali nucleari saltate, altre fermate, diga crollata, ecc… non è possibile rifornire di energia il giappone, essendo un’isola e impianti di rigassificazione richiedono almeno mesi per poter esser messi in funzione.
da qui è da dedurre che il deficit energetico non finirà in pochi giorni

lampo
Scritto il 16 Marzo 2011 at 20:53

Ieri leggevo in un articolo che il governo giapponese aveva fatto un comunicato alla popolazione chiedendo di risparmiare energia e di far durare le cariche dei cellulari il più possibile. In particolar modo questo ultimo passaggio mi ha fatto rendere conto della gravità della situazione energetica.

Conoscendo però la loro disciplina… credo che la loro fonte alternativa di energia sarà il risparmio energetico programmatico, in attesa di nuovi investimenti e nuove fonti energetiche.
Secondo me nelle prossime settimane scopriremo proprio quanto ancora abbiamo da imparare…(specie gli americani)

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