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WALL STREET: ribassisti in gran spolvero. Ma forse si esagera.
Le cosiddette “mani forti” sono in difficoltà a contenere la forza dei ribassisti. Si stanno però creando degli estremi che porteranno ad un rimbalzo.. Analisi del COT Report del CFTC.
Cari amici, anche in questa seconda settimana del nuovo anno è proseguita sui mercati finanziari internazionali la correzione del valore degli asset, iniziata con violenza nella prima ottava e, come spesso accade in queste circostanze, ricominciano puntualmente a circolare ipotesi molto pessimistiche sulle prospettive macroeconomiche, e addirittura catastrofiche sul target finale di molti importanti indici azionari.
Lo scenario intermarket, in particolare, ha registrato un ulteriore incremento dello 0,4 % delle quotazioni del dollar index. Le commodities, invece, registrano l’ennesimo episodio di ribasso degli ultimi mesi, stornando, in termini reali, di un ulteriore 3,8 %. Negli ultimi 6 mesi lo storno è pari a circa il 25 % , e ciò alimenta ipotesi sempre più pessimistiche in merito alla crescita economica globale e molti cominciano addirittura ad ipotizzare l’arrivo imminente di una nuova devastante recessione. Ipotesi quest’ultima, a mio avviso, davvero anomala, poiché la storia ci dice che il basso prezzo delle commodities, e del petrolio in particolare, ha sempre favorito periodi di crescita economica e non recessioni. In questo caso, invece, si ritiene, che il massiccio down-trend delle commodities sia l’espressione di un progressivo tracollo della domanda e dell’attività economica a livello globale. Il futuro ci dirà quale delle due ipotesi si rivelerà maggiormente fondata. Gli accadimenti del mercato obbligazionario sembrano voler, anch’essi, a prima vista, propendere per l’ipotesi recessiva. I rendimenti dei bond decennali Usa arretrano, infatti, di altri 10 bps e tornano a quota 2,03 %. Faccio tuttavia rilevare che anche i rendimenti a due anni arretrano consistentemente, sicchè la curva dei rendimenti risulta più inclinata e più ripida di due settimane orsono, e ciò vuol dire che l’ipotesi della recessione si allontana e non che si avvicina. Infine, anche i mercati azionari sembrano voler dar credito all’ipotesi recessiva, e temendo un consistente ribasso degli utili societari stornano in maniera molto convulsa e marcata. In particolare il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, registra dall’inizio dell’anno uno storno dell’ 8 %. Analoghe perdite si registrano su tutti gli indici europei, nonostante il fatto che nel Vecchio Continente sia ancora in auge il consistente programma di QE ad opera della BCE. Insomma, magari ci sbaglieremo, ma penso si sia già capito, a noi quanto accade in quest’inizio del 2016 non sembra proprio giustificato e non ci convince molto.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 2.526
Large Traders : – 13.421
Small Traders : + 10.895
Si conferma e si consolida, pertanto, la nuova configurazione del mercato dei derivati azionari Usa, affermatasi già nella scorsa settimana. In quest’ultima ottava le movimentazioni sono state, tuttavia, esigue, pari a soli 5.293 contratti. In particolare, i Large Traders, avendo un approccio trend following, cedono coerentemente l’intero lotto dei 5.293 contratti long e consolidano la loro attuale posizione Net Short. Gli Small Traders, invece, come spesso avviene nelle fasi di ribasso, vanno del tutto controcorrente ed acquistano altri 3.994 contratti long, consolidando in tal modo la loro del tutto abituale posizione Net Long. I Commercial Traders, infine, cercano, per il momento davvero con grande fatica, di arginare l’ondata di vendite presente sui mercati azionari; acquistano, però, solo altri 1.299 contratti long, consolidando solo di misura la loro ancora esigua e debole posizione Net Long. Le esigue movimentazioni di quest’ultima settimana, ed il finora debole intervento delle “ Mani Forti “ testimoniano della particolare forza dell’attuale ondata di ribassi presente sui mercati azionari Usa e mondiali. Evidenzio tuttavia che l’attuale configurazione dei derivati azionari Usa, in 9 casi su 10 si conclude con un saldo positivo. Sulla base di tale favorevole risultanza statistica, confido, quindi, che nelle prossime ottave si registri una significativa inversione dell’attuale trend ribassista. Momento, quindi, davvero molto difficile ed arduo da tradare, che cercherò di affrontare con il mio originale trading system, fondato sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questa seconda settimana del 2016, attendendomi a torto una precoce inversione del trend, anche il mio TS ha patito la prosecuzione del ribasso. Il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra di conseguenza una performance annua, oggi negativa, pari al – 4,6 %, a fronte di una perdita del 10,1 % subita, nel contempo, dal nostro benchmark nazionale, rappresentato dal Ftse All Share. Sovra – performance di 5,5 punti percentuali, che costituisce tuttavia solo una magra consolazione, visto che anche il mio risultato è per il momento ampiamente negativo. Nonostante ciò, del tutto coerentemente con la mia vision d’ordine generale, descritta in precedenza, non cambio il mio attuale posizionamento e confermo l’esposizione long sull’equity italiano per 100 % del mio portafoglio. Chi desidera approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se lo vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
Lukas
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gianco@finanza,
Grazie Gianco.
Per quanto concerne l’S&P 500 dici che ” ha fatto troppo dal 2008….” .
In realtà se allarghi l’orizzonte temporale di osservazione, ad esempio agli ultimi 15 anni, noterai che l’incremento complessivo è pari a solo il 65 %. ossia un incremento annuo pari al ( 65 : 15 ) = 4,33 %. Incremento quest’ultimo calcolato al lordo del tasso d’inflazione. Se togli quest’ultima l’incremento annuo è pari a circa il 2 % annuo.
Ciò premesso parlare di sopravvalutazione mostruosa ed ipotizzare il ritorno a quota 550 punti , come fa RBS, mi sembra davvero eccessivo e fuori luogo.
Ciao.
Bravo Lukas , corretto ed onesto . Speriamo che prossimamente non facciano un altro sgambetto , finta risalita e poi di nuovo giù . Temo questo . S&P ha fatto troppo dal 2008 e la cadenza dei 7 anni mi sembra combinata .
DT : non si può fare una analisi tecnica sullo S&P dal 1995 ad oggi per capire quanto questo downtrend potrebbe verificarsi ?