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WALL STREET: peggiora il sentiment delle Mani Forti

Scritto il alle 17:45 da Lukas


Il quadro del CFTC di Chicago resta positivo ma è innegabile un leggero peggioramento. Dopo alcune settimane dove le Mani Forti sembravano tornare propositive, oggi notiamo un indebolimento generale [Guest  post]

Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, in attesa della Santa Pasqua, è proseguita in maniera, a dir poco, tragica, la guerra tra Russia ed Ucraina. Al momento non s’intravvede, purtroppo, all’orizzonte alcuna soluzione, e possibilità concreta, di far cessare il fuoco. Il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha addirittura ipotizzato che la guerra possa durare per l’intero 2022. Un’ipotesi questa davvero aberrante ed inaccettabile, che non voglio prendere in minima considerazione.

Temo però che, negli ambienti anglo-americani, sia proprio questo l’obiettivo. Ossia, fornire massicciamente armi all’Ucraina, e logorare in un lungo conflitto la Russia, sperando di determinare un regime change al suo interno. Un vero e proprio azzardo, giocato sulla pelle del popolo ucraino, nonché su quella dell’intera Europa. Voglio ancora sperare che nel Vecchio Continente ci sia ancora qualcuno in grado di opporsi con forza a tale insensata ipotesi, e scenario.

La ragione mi dice però che la mia rimarrà solo una pia speranza. Bisogna pertanto concretamente prepararsi ad affrontare le pesanti conseguenze economiche e finanziarie di questa nuova situazione geopolitica. Al riguardo gli ineffabili, e sostanzialmente impotenti, esponenti di governo dell’Europa Occidentale, hanno sinora  volutamente glissato e minimizzato.

Ma l’arte dello struzzo durerà purtroppo ben poco. In particolare, non si comprende come il Vecchio Continente possa ragionevolmente continuare ad assicurare efficienza e competitività alle proprie economie e produzioni, con gli attuali prezzi e tensioni sul mercato delle commodities. Prezzi, tensioni, e difficoltà di approvvigionamento non transeunti, bensì destinati a durare ed a divenire addirittura strutturali.

Basti pensare che l’ultimo dato del PPI Usa, ossia di un Paese marginalmente colpito dalle suddette tensioni e rincari, registra un incremento annuo di ben l’11,2 %. Per l’area dell’Euro, a ciò bisogna aggiungere anche il deprezzamento nei confronti del dollaro, valuta di riferimento nel mercato internazionale delle commodities, pari a ben il 10,32 % nell’ultimo anno. Insomma una situazione già ora davvero preoccupante, ed alla lunga del tutto insostenibile.

Per Noi, vaso di coccio tra vasi di ferro, c’è pertanto solo da sperare che l’insensato conflitto tra Russia ed Ucraina termini il più presto possibile. Ma, come ho già detto in passato, ciò non basterà. E’ ormai del tutto evidente, e la guerra in corso lo testimonia,  che il vecchio ordine mondiale unipolare non regge più.

Esso è già finito economicamente, ancor prima che militarmente e politicamente. Bisogna pertanto prenderne doverosamente atto, sedersi tutti intorno ad un tavolo, e progettare un nuovo ordine ed un nuovo governo dell’economia mondiale.

Dopo le sopra esposte considerazioni, prettamente personali, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index, a differenza dell’euro, continua inesorabilmente a lievitare, cresce infatti di un altro 0,7 %, e raggiunge quota 100,70. I prezzi delle commodities non s’arrestano, anzi tutt’altro.

Lievitano infatti di un ulteriore 5,47 % in termini reali, e pongono, come già accennato, problemi davvero seri alla tenuta ed alla crescita delle nostre economie. Preoccupazioni che al momento non si estendono anche al mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, cresce infatti di altri 13 bps e raggiunge quota 2,83 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, invece storna di 6 bps e retrocede quota 2,46 %.

L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto s’accresce sino a 37 bps, e fà sperare di poter forse evitare una sempre probabile recessione post-bellica. I mercati azionari Usa, che hanno retto finora bene, nell’ultima ottava hanno manifestato maggiori difficoltà. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500, cede il 2,13 %, e retrocede a quota 4.392,59.           .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 4.132

Large Traders :  + 7.773

Small Traders : – 3.641

Cambia, pertanto, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a ben 21.100 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, cedono ben 20.587 contratti long, ed invertono significativamente la loro posizione, che diventa Net Short. Gli Small Traders, cedono anch’essi 513 contratti long, e confermano la loro posizione Net Short.

I Large Traders, invece, acquistano l’intero lotto dei 21.100 contratti long, ed invertono la loro posizione, che diventa Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, alquanto inattese,   indeboliscono un po’ il quadro del mercato dei derivati azionari Usa. La nuova configurazione in auge non è comunque una configurazione storicamente ribassista. Gli Small traders, operatori notoriamente contrarian, restano infatti significativamente ancora in posizione Net Short.

Tuttavia è indubbio che i Large traders abbiano minore forza dei Commercial, nel trainare e sostenere il mercato. Insomma sembra prospettarsi un quadro un po’ più incerto e più cauto rispetto a quello delle scorse settimane. Forse anche negli ambienti finanziari Usa ci si stà cominciando ad abituare all’idea che il conflitto in corso si prolungherà ancora a lungo. E qualcuno comincia probabilmente a dubitare che lo stesso finisca con la sconfitta della Russia, e determini, come sperano, un regime change a Mosca. Insomma appaiono meno baldanzosi e fiduciosi di qualche settimana orsono.

Ma non sono ancora convinti di dover cedere lo scettro di potenza dominante, e di dover negoziare un nuovo assetto ed un nuovo ordine dell’economia mondiale. Ma forse non è ancora giunto il momento. Vedremo come la loro economia reggerà a questo nuovo sommovimento. In merito, io ho meno ottimismo e meno fiducia di qualche settimana fà, e per tale motivo, peggioro un po’ la mia vision sulle prospettive dei mercati azionari Usa ed internazionali, e riconfermo una posizione operativa cautamente Net Short .

Mercato, dunque, ancora in fibrillazione, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 2,06 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato nel contempo una perdita del 9,41 %.

Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 7,35 %. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, come accennato, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 45 al 42,5 % le mie posizioni long, ed innalzo, nel contempo, dal 55 al 57,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione operativa, Net Short, pari al 15 % del mio portafoglio.

Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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