WALL STREET: ogni correzione è occasione per comprare

Scritto il alle 14:58 da Lukas


La volatilità sembra aumentare ma questo non spaventai i mercati e tantomeno le mani forti che approfittano di ogni correzione per prendere posizione. Analisi del COT Report della CFTC (Commodity Futures Trading Commission) [Guest post]

Cari amici, dopo alcune settimane d’incertezza, i mercati finanziari internazionali riprendono con decisione il loro cammino unidirezionale. Tornano infatti a salire all’unisono tutte le più importanti asset class, ossia dollaro usa, commodities, bonds ed azioni. Dal punto di vista intermarket siamo nella cosiddetta fase 3.

Ciò detto, mi corre tuttavia l’obbligo di precisare che la vecchia analisi intermarket, così come descritta dai suoi più importanti autori, risulta da molti anni letteralmente stravolta. Sono infatti radicalmente mutati, rispetto alla sua origine, la natura e soprattutto la durata dei cicli dell’economia. Una volta un intero ciclo economico durava all’incirca 5 o 6 anni, durante i quali si attraversavano tutte le 6 fasi previste nell’analisi.

Da almeno un ventennio, invece, non è più cosi. Non si sono infatti mai più riviste le fasi 5 e 6 descritte nell’analisi intermarket, ossia le fasi inflattive del ciclo economico. E’ non poteva che essere così, essendo nel frattempo letteralmente scomparsa l’inflazione. Raramente apparsa anche la cosiddetta fase 4, ossia quella della crescita sostenuta e del conseguente surriscaldamento dell’economia.

In pratica, in questo primo ventennio del XXI secolo, ci siamo sempre baloccati nelle prime 3 fasi previste dall’analisi. In particolare, durante la crisi del 2008 sono piombati nella famigerata fase 1, mostruosamente deflattiva. Dopodichè, grazie soprattutto agli ingenti sostegni di carattere monetario effettuati dalle diverse Banche Centrali, siamo riusciti a risalire sino alla fase 2, che è durata oltre un decennio.

Da qualche mese, invece, grazie agli interventi di carattere fiscale varati per arginare i danni indotti dal pandemia, abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti. Siamo cioè passati nell’attuale fase 3 in cui è previsto che le maggior asset class si muovono, come in effetti accade, all’unisono tutte al rialzo. Quanto durerà questa nuova fase ?

Non possiamo dirlo, nella teoria dovrebbe essere una fase transitoria di non lunga durata, ma come già accennato le durate dei cicli economici attuali sono oggi ben diverse da quelle originariamente ipotizzate. Qualcuno negli ultimi mesi ha paventato il ritorno di uno scenario inflazionistico.

Secondo l’analisi intermarket, però, questo scenario è ancora ben lontano, dovremmo infatti prima assistere ad un accelerazione della crescita, ad un surriscaldamento dell’economia, e ad un aumento dei tassi d’interesse, ossia passare in fase 4. Il mercato dei bond sembra però smentire decisamente questa prospettiva che appare, pertanto, allo stato davvero molto improbabile.

Più credibile, invece, anche perché già successo in quest’ultimo decennio, è, a mio avviso, l’ipotesi di un rigurgito deflazionistico, ossia il verificarsi di un percorso a ritroso, all’indietro, ossia il ritorno, seppur temporaneo, verso la fase 1. Ciò è già accaduto nel 2015, ed all’inizio dello scorso anno per lo scoppio della pandemia.

E ciò sembra suggerire lo strano ed anomalo andamento dei tassi d’interesse, soprattutto sulla parte a più lungo termine della curva dei bond. Insomma, io non credo affatto all’ipotesi inflattiva, anzi tutt’altro. Anche perchè i sostegni di carattere fiscale e monetario all’economia non possono essere eterni. Il pericolo maggiore per i miei investimenti nell’azionario, resta dunque ancora la deflazione e non l’inflazione.

Monitoro pertanto con particolare attenzione l’andamento delle commodities, che sono, da anni ormai, l’asset più strettamente correlato al settore dell’equity. Finchè le loro quotazioni tengono, come accade in questa fase, considero del tutto infondate le chiacchiere, sempreverdi e sempre di moda, sull’imminente scoppio di una presunta bolla esistente sull’azionario.      .

Dopo le sopra esposte considerazioni di carattere generale, andiamo ad esaminare, in particolare, cosa ci indica, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index, continua a dimostrasi in buona forma. Nell’ultima settimana lievita dello 0,24 %, e raggiunge quota 92,91. Le commodities tengono bene anch’esse, le loro quotazioni crescono infatti dell’1,56 % in termini reali, e confermano tutte le ipotesi di un completo turnaround dell’economia ai livelli pre-pandemia.

Molto più scettico al riguardo, come già accennato, si dimostra invece il mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, arretra infatti di altri 2 bps e retrocede a quota 1,28 %. Il rendimento del bond a 2 anni, retrocede anch’esso di 3 bps, e torna a quota 0,20 %.

L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, resta ancora abbastanza solida, a 108 punti, e ciò non lascia presagire alcun arresto nel processo di recupero.dell’economia. Il mercato azionario, come più volte ribadito, resta sempre il migliore dei mondi possibili per l’investitore accorto. Dopo una breve e salutare pausa, l’S&P 500, torna infatti a lievitare dell’1,96 %, e raggiunge il suo nuovo record storico a quota 4.411,79 punti.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 9.235

Large Traders :  + 9.072

Small Traders : + 163

Seppur con movimentazioni, si riconferma l’assetto e la configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 10.933 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, intervengono con decisione, acquistano l’intero lotto dei 10.933 contratti long, e dimezzano la loro posizione di copertura, Net Short.

I Large Traders, invece, al primo accenno di storno delle quotazioni, prendono molta paura e cedono ben 9.788 contratti long, e dimezzano la loro precedente esposizione, Net long. Gli Small Traders, infine, cedono anche loro 1.145 contratti long, e rimangono solo di misura in posizione Net Long. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, molto importanti e significative, ci riconfermano che il mercato azionario è sempre molto solido e gode ancora di un’ottima salute.

Al minimo accenno di correzione le MANI FORTI sono pesantemente intervenute, ritenendo le quotazioni ancora molto convenienti, e non care, a dispetto di quanto blaterano, da tempo ormai immemore, i tanti ribassisti. Gli Small Traders, ossia le vittime designate di ogni storno, riducono inoltre ancor di più la loro esposizione, già prima davvero esigua, e quasi invertono la loro posizione.

Da leggersi come altra indicazione di forza del mercato. Insomma solo buone notizie dal mercato dei derivati azionari Usa, che consolidano e rafforzano ulteriormente la mia ormai ben nota, e storica, view positiva per il settore equity.

Mercato dunque ancora in grande fiducia, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Nel corso di questi primi mesi del 2021, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito un guadagno del 3,71 %.

Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha registrato un guadagno del 13,97 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 10,26 %, causata da una nostra eccessiva prudenza, nonché da un deficit di momentum, sul nostro listino, nei primi mesi dell’anno. Negli ultimi 8 anni, il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 9,9 %, e presenta un’equity line in progresso del 170 %.

Questa settimana in coerenza con quanto sopra esposto, non muto l’assetto del mio portafoglio, confermo cioè il 72,5 % delle mie posizioni long, ed il 27,5  % delle mie posizioni short, ossia una posizione Net Long, pari al 45 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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