WALL STREET: tendenza meno forte ma ancora netta
Non sarà anche il toro di una volta, ma resta pur sempre un mercato che ha le basi per continuare la sua tendenza rialzista, malgrado anche un petrolio in fase calante. [Guest post]
Cari amici, anche nella settimana appena trascorsa, non sono intervenute novità di rilievo nell’economia mondiale ed i mercati finanziari internazionali hanno tutti confermato i loro trend più recenti. L’aspetto più rilevante delle ultime ottave è costituito certamente dal nuovo marcato calo del prezzo del petrolio, sceso sino a quota 42 dollari al barile. In tale importante mercato non si è quindi ancora raggiunto uno stabile equilibrio, soprattutto dal lato dell’offerta, e ciò potrebbe avere un impatto destabilizzante anche su altri mercati, come già accaduto nell’estate del 2015.
Oltre a tale aspetto, lo scenario intermarket, non evidenzia particolari elementi di tensione. In particolare, il dollar index, dopo qualche settimana di storno, sembra oggi stabilizzarsi intorno a quota 97. Le commodities, come detto, dimostrano una pesante debolezza, soprattutto a causa del pesante deprezzamento del crude oil.
Oltre a tale fattore, va comunque segnalata un’evidente esilità della domanda globale, che a sua volta testimonia di una crescita economica ancora molto gracile e precaria. La debolezza delle commodities non ha tuttavia avuto sinora un impatto rilevante sui rendimenti del settore obbligazionario. Da qualche settimana infatti i rendimenti dei bond decennali Usa si sono stabilizzati intorno a quota 2,15 %, e non sembrano voler scendere sotto tali livelli. D’altra parte, con i propositi della FED, sinora mantenuti, di ulteriori rialzi dei tassi a breve, un nuovo calo dei tassi sui decennali Usa, determinerebbe un ulteriore appiattimento della yield curve e l’arrivo di un’imminente recessione per l’economia Usa, che allo stato appare,invece, ancora molto prematura.
In tale peculiare contesto il mercato azionario non sembra correre particolari rischi. Rimangono, infatti, del tutto presenti ed intatti i fattori che da oltre 8 anni alimentano questo storico bull market dei mercati azionari mondiali. Nelle ultime settimane la crisi del petrolio ha un po’ frenato la loro corsa, ma ci vuol ben altro per arrestarne definitivamente l’ascesa. Bull market prolungato, accompagnato, peraltro, da uno scetticismo crescente e da un sentiment sempre più negativo, che rasenta addirittura l’incredulità, che ne costituisce per contro una solida garanzia.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 23.406
Large Traders : + 27.460
Small Traders : – 4.054
Si riconferma, pertanto, la favorevole configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in auge da oltre un anno. In quest’ultima ottava registriamo tuttavia delle variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 7.089 contratti. In particolare, questa volta sono i Large Traders a cedere l’intero lotto dei 7.089 contratti long, influenzati forse dai tentennamenti recenti dei mercati azionari Usa e mondiali. Essi comunque riducono ma non mutano la loro posizione che rimane saldamente Net Long. I Commercial Traders, invece, acquistano 2.850 contratti long, e riducono leggermente la loro abituale posizione di copertura Net Short. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 4.239 contratti long, e riducono ulteriormente la loro scettica ed insolita posizione Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, confermano che il mercato dei derivati azionari Usa sta tentando lentamente di tornare ad una situazione di normalità. In particolare gli Small Traders sembrano voler gradualmente riacquistare fiducia, ma il percorso appare ancora lungo de impervio. Essendo degli operatori contrarian, la loro attuale sfiducia costituisce una garanzia per la tenuta degli indici azionari Usa, e di conseguenza di quelli mondiali. Allo stato non sembra pertanto esser ancor maturato il tempo di un’apprezzabile e significativa correzione che manca ormai da ben 16 mesi. Le turbolenze del mercato petrolifero potrebbero tuttavia determinare una stasi nel ritmo d’ascesa delle quotazioni azionarie, che impedirebbe ulteriori eccessi di valutazione, già oggi presenti. Rammento infatti, che rispetto alla mia personale retta di regressione, le quotazioni attuali dell’ $&P 500, risultano sopravvalutate di circa 130 punti, ossia pari a circa il 5 % degli attuali valori.
Futuro prossimo che si prospetta, pertanto, incerto, ma non particolarmente pericoloso, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno il mio portafoglio denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una performance pari all’ 11,08 %. Performance positiva, e nuovamente superiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari, nel contempo, al + 10,15 %. Una sovra-performance dello 0,93 %, inferiore alla nostre attese, che non fa comunque venir meno la fiducia nel nostro approccio operativo che negli ultimi 4 anni ci ha regalato una sovra-performance media annua pari al 20,8 %. In coerenza con l’analisi di mercato esposta e con la mia view d’ordine generale, questa settimana, riduco leggermente dal 75 al 65 % l’esposizione long del mio portafoglio, costituito dall’ 82,5 % di posizioni long, e dal 17,5 % di posizioni short.
Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.