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WALL STREET: mercato sempre ben supportato dalle mani forti
Malgrado tutto le borse reggono bene grazie al sostegno continuo del sistema. Finchè dura, c’è una polizza assicurativa sul rischio di profonde correzioni. L’analisi di Lukas sui derivati del CFTC, in un momento di mercato particolarmente delicato, dove il trend azionario di crescita sembra inarrestabile. (Guest post)
Cari amici, dopo quest’ultima settimana, ancora una volta RISK-ON, cresce e si alimenta, tra gli addetti ai lavori, il dibattito circa le prospettive future dei mercati finanziari internazionali. In molti affermano che i mercati siano, in questo momento, totalmente dissociati dagli andamenti dell’economia reale. Quest’ultima infatti, affronta una pesante ed inattesa recessione, causata dalle ricadute economiche su molte attività produttive della terribile pandemia virale. I mercati invece, dopo una prima pesante caduta, hanno già recuperato la gran parte delle perdite, ed in taluni casi, come ad esempio il Nasdaq, sono pure andati aldilà, stabilendo nuovi massimi storici. Una dicotomia abbastanza evidente che esiste e che sarebbe sciocco negare. Ma ciò non vuol dire che i mercati sbaglino e siano in errore nel prezzare i propri asset. Le quotazioni tendono infatti a fotografare ciò che sarà, e non ciò che è, o, è stato. Come ho già detto in altre occasioni, non è, a mio avviso, operativamente proficuo basare le proprie previsioni finanziarie sugli andamenti passati e correnti dell’economia reale. Il difficile di questo lavoro è invece cercare d’intuire e prefigurare quale saranno gli andamenti futuri della stessa. Un lavoro, inutile dirlo, certamente non facile. Ed è proprio per questo motivo che i mercati sono considerati contro-intuitivi per definizione. Più proficuo, a mio avviso, rovesciare il paradigma, ossia esaminare ed analizzare l’andamento dei mercati, per capire come si muoverà in futuro l’economia reale. Sulla base di questo assunto, è indubbio che gli andamenti attuali dei mercati lasciano presagire, per i prossimi mesi, un rapido recupero della situazione dell’economia reale, oggi ancora alquanto claudicante. Un recupero non privo, però, d’interrogativi e di rischi. A me, per esempio, preoccupa alquanto la strisciante debolezza del dollaro Usa, in corso già da alcune settimane. Un fenomeno, quello del deprezzamento della valuta americana, ancora limitato e circoscritto, che non vedevamo però da anni, ossia dagli anni che precedettero la crisi del 2008. Speriamo trattasi di un falso allarme, e che la valuta Usa confermi a breve la sua proverbiale stabilità e forza.
Per avere maggiori elementi di giudizio, andiamo comunque ad esaminare cosa ci indica, al momento, il più ampio scenario intermarket. Del dollaro abbiamo già accennato. Le commodities, invece, sembrano approfittare della debolezza della valuta in cui sono espresse, e rimbalzano in termini reali del 3,56 % solo nell’ultima settimana. Siamo di fronte ad una credibile e duratura inversione di tendenza ? Ancora presto per dirlo, ma monitoriamo con attenzione il fenomeno, perché lo stesso avrebbe inevitabilmente conseguenze importanti sull’intero scenario intermarket. Il mercato obbligazionario, a dire il vero non sembra accreditare una tale ipotesi. I rendimenti del bond decennale americano, lievitano infatti di soli 3 bps, e raggiungono quota 0,67 %. I rendimenti dei bond a 2 anni arretrano, invece, di 2 bps, ed arretrano sino a quota 0,15 %. L’inclinazione della yield curve Usa resta pertanto positiva, ossia pari a 52 bps, ma non lascia presagire una forte accelerazione della crescita economica. Il mercato azionario, infine, come spesso accade, si dimostra il più solido ed affidabile. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500 questa settimana guadagna ben il 4,02 % e risale sino a quota 3.130,01 punti.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati solo ieri sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : + 32.299
Large Traders : – 18.771
Small Traders : – 13.528
Si riconferma, pertanto, seppur in forma più attenuata, la configurazione rialzista del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei vari operatori, sono state pari a 9.792 contratti. In particolare registriamo che, le Mani Forti, ossia i Commercial Traders, dopo esser stati per molti mesi a presidio del mercato, pian piano cedono quote parti delle ingenti posizioni long accumulate in precedenza. In quest’ultima ottava cedono l’intero lotto dei 9.792 contratti long, e riducono a poco più di trentamila unità l’entità della loro posizione Net Long. I Large traders, invece, continuano, seppur con notevole ritardo, la loro fase d’acquisti. In quest’ultima ottava, acquistano altri 9.542 contratti long e riducono ulteriormente la loro, per ora ancora errata, posizione Net Short. GIi Small traders, infine, appaiono quasi indifferenti, acquistano infatti solo i residui 250 contratti long, riconfermando di fatto la loro inconsueta ed inusuale posizione Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, riconfermano, seppur con minor forza, la configurazione rialzista degli ultimi mesi. Il trend delle movimentazioni lascia comunque presagire, già da qualche settimana peraltro, che le Mani forti vogliono gradualmente e progressivamente ritornare alla loro abituale posizione di copertura Net Short. A quel punto vedremo se il mercato avrà o meno la forza di proseguire nell’attuale trend rialzista. L’inversione non sembra comunque ancora imminente. Abbiamo credo ancora delle settimane a nostra disposizione, garantiti dal sostegno delle Mani forti. Settimane che potremmo magari sfruttare per recuperare qualche perdita subita negli ultimi difficili e terribili 4 mesi.
Mercato, pertanto, ancora sotto parziale tutela, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questa prima metà dell’anno 2020, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita del 5,62 %. Nel contempo, il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha subito una perdita del 16,03 %. Conseguita pertanto, sino ad ora, una sovra-performance del 10,41 %, che riconferma la bontà del mio approccio operativo. Rammento che nei precedenti 7 anni il mio trading system ha conseguito una sovra-performance media annua dell’ 8,7 %, e presenta un’equity line in progresso del 145 %. Questa settimana, in coerenza con quanto sopra esposto, modifico l’assetto del mio portafoglio. innalzo cioè dal 50 al 65 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 50 al 35 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione Net Long pari al 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS