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WALL STREET: meglio non illudersi troppo
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno, in qualche modo, arrestato il convulso down-trend che li ha caratterizzati per l‘intero mese di ottobre. Non si è però sopito, fra gli analisti, il dibattito sula natura e sulle ragioni di quest’ultimo episodio correttivo. I ribassisti più incalliti, non hanno, infatti, perso occasione per dichiarare, per l‘ennesima volta, la fine definitiva di questo ormai storico bull market, ed il conseguente avvio di un pesante mercato orso. Altri, invece, molto più cautamente, considerano l‘episodio come una normale, e forse salutare, correzione, soprattutto di molti multipli ( P/E ) non più giustificati, sia a causa dell’aumento dei tassi FED, che per le incertezze che gravano sul commercio internazionale e sulle prospettive della crescita economica globale.
Personalmente mi sento, per ora, di aderire più a questa seconda ipotesi, che non a quella che prefigura, credo prematuramente, l’avvio di un disastroso bear market. Il ciclo economico è, infatti, certamente in una fase matura e molto avanzata, ma non ci sono ancora i segni di un’imminente recessione. E senza una recessione all’orizzonte è storicamente incauto prefigurare l’avvio di un mercato orso. A dire il vero dal punto di vista operativo sarebbe preferibile un mercato più direzionale di quello attuale, al rialzo o al ribasso che sia. Invece credo e temo che dovremo sorbirci per atri mesi ancora un mercato privo di direzionalità, ossia laterale o moderatamente lateral-rialzista come quello attuale, preannunciato dal nostro Cot report già 11 mesi fà.
Lo scenario intermarket testimonia, già da tempo, tutte le contraddizioni e le incertezze dell’attuale momento economico. In particolare, il dollar index, spinto da tassi in rialzo, continua ad apprezzarsi, anche contro il volere di Trump. In quest’ultima ottava s’apprezza di un ulteriore 0,2 %, e raggiunge quota 96,54. Le commodities, invece, da alcune settimane mostrano nuovamente segnali di debolezza. In particolare il petrolio perde il 6,6 % nell’ultima ottava, ed il 17,4 % nel’ultimo mese. Storno che fa molto temere sulle prospettive della crescita economica futura. Il settore obbligazionario, invece non sembra essere molto d’accordo e stima una crescita ben maggiore. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, lievitano nuovamente di 14 bps e si riportano a quota 3,22 %. I rendimenti dei bond a 2 anni crescono anch’essi di 10 bps e raggiungono quota 2,91 %. L’inclinazione della yield curve Usa resta, inoltre, positiva, anzi il differenziale ( 10 – 2 ) cresce e si amplia a 31 bps, e ciò ci fà ritenere che una recessione negli Usa non vi sarà neppure nel corso 2019.
D’altro canto i dati preliminari del Pil Usa del terzo trimestre indicano una crescita ancora sostenuta, ossia pari al 3,5 %. In questo scenario alquanto controverso, pieno di luci ed ombre, i mercati azionari, da quasi un anno, vagano incerti e senza meta. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota infatti oggi 2.723,06 , ossia solo l’1,85 % in più delle quotazioni d’inizio d’anno, nonostante utili aziendali in crescita del 23 %. Ma si sà, i mercati azionari non prezzano il passato, bensì cercano di prefigurare quello che accadrà nel prossimo futuro. Ed oggi intravvedono una crescita di ricavi ed utili aziendali molto minore di quella attuale.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 137.201
Large Traders : + 113.775
Small Traders : + 23.426
Si conferma, e si estremizza ulteriormente, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in auge ormai da ben 11 mesi. In quest’ultima settimana, registriamo variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 13.729 contratti. In particolare, i Large Traders, continuano imperterriti nel loro delirio rialzista, non si curano del down-trend in corso, acquistano infatti altri 10.659 contratti long, e conducono l’entità della loro posizione Net Long ai massimi degli ultimi anni. Gli Small Traders, operatori notoriamente contrarian, per fortuna non si lasciano contagiare, acquistano anch’essi altri 3.070 contratti long, ma mantengono ancora una posizione Net Long alquanto moderata e non esuberante. I Commercial Traders, ovvero le vere “ Mani Forti “ di questo mercato, dimostrano ancora una volta di essere i più consci dell’attuale impervio frangente economico, e dei correlati rischi di mercato, cedono infatti l’intero lotto dei 13.729 contratti long, e consolidano, a livelli quasi record, la loro abituale e già molto ingente posizione di copertura, Net short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava non diradano di certo gli interrogativi e le nebbie circa le prospettive immediate dei mercati azionari Usa, anzi li accrescono ulteriormente. Il mercato dei derivati azionari appare infatti ancora molto squilibrato, con posizione estreme e contrapposte da parti dei maggiori operatori. Ciò storicamente ha sempre predetto delle correzioni sul mercato primario. Ed anche questa volta il nostro Cot non si è smentito.
L’unica nota positiva è la posizione non esuberante degli Small Traders. Ed è proprio quest’ultimo elemento che ci fà, per ora, propendere per l‘idea che la correzione in corso non si trasformerà nell’inizio di un vero bear market. D’altronde ciò è la norma, poiché storicamente solo una correzione su cinque si trasforma nel tempo in un mercato orso. Confermo pertanto la mia view, cauta ed attendista, sulle prospettive dei mercati azionari Usa e mondiali.
View di mercato, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi, e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito un guadagno del 4,64 %, performance nettamente superiore a quella del nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita dell’ 11,75 %. Conseguita, pertanto, una sovra-performance ( ALPHA ) del 16,39 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che nei passati 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, questa settimana, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo dal 45 al 50 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 55 al 50 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione assolutamente neutra, in attesa di più chiare indicazioni provenienti dal mercato. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas