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WALL STREET: lateralità e non per poco
Gli attacchi in Siria ed i recenti attentati non sembrano andare ad intaccare tropo negativamente il sentiment di mercato. Ma è altrettanto vero che l’euforia irrazionale sia ormai cosa passata. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, nemmeno le nuove e preoccupanti tensioni geopolitiche hanno scalfito la stabilità e l’assetto dei mercati finanziari internazionali. In verità, in qualche settore si sono manifestate delle pressioni speculative, ma i mercati sanno bene che trattasi delle solite schermaglie, e che non si andrà oltre.
I bombardamenti Usa in Siria, hanno, infatti, prodotto effetti molto limitati e circoscritti sullo scenario intermarket. In particolare, registriamo, come sempre avviene in tali particolari frangenti, un apprezzamento dello 0,8 % del dollar index, che si riporta a quota 101,15. Nonostante quest’ultima fiammata, negli ultimi 4 mesi le quotazioni della valuta Usa risultano assolutamente stabili. Le commodities, ed il petrolio in particolare, hanno invece, inevitabilmente, manifestato delle pressioni speculative rialziste. Le quotazioni del crude oil sono infatti risalite sino a quota 52,35 dollari al barile, riportandosi di fatto nel range di oscillazione, 50-55 dollari, in cui stazionano ormai da diversi mesi. Il mercato obbligazionario, invece, ha registrato effetti molto limitati. I tassi sui bond decennali Usa sono, infatti, arretrati di 2 bps, e sono oggi fissati a quota 2,38 %. I tassi a due anni, invece, lievitano di altri 2 bps, e raggiungono quota 1,29 %. In conseguenza di tali movimenti la Yield curve Usa presenta la minor inclinazione degli ultimi anni, e ciò non fa ben sperare per la crescita futura dell’economia Usa. Di ciò sembra progressivamente prender atto anche il mercato azionario a stelle e strisce.
Da oltre un mese, infatti, gli indici Usa manifestano una latente debolezza. In particolare, il nostro benchmark di riferimento, l’S&P 500, quota oggi 2.355,54 punti, ossia il 2 % in meno di un mese orsono. Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 54.584
Large Traders : + 51.582
Small Traders : + 3.002
Si riconferma, pertanto, la configurazione e l’assetto del mercato dei derivati azionari Usa. In quest’ultima ottava registriamo, tuttavia, variazioni significative nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 16.363 contratti.
In particolare, i Large Traders, cominciano a capire che il mercato ha corso forse un po’ troppo e non può andare oltre, cedono pertanto una quota, ossia 10.721 contratti, della loro ingente dotazione Net Long.
Anche gli Small Traders, sempre molto diffidenti, sembrano voler ritornare sui loro recenti passi, cedono infatti ben 5.642 contratti long, e riportano la loro posizione, ancora Net Long, in una situazione nuovamente precaria ed incerta. I Commercial Traders devono prendere atto della crescente sfiducia degli altri operatori, ed acquistare l’intero lotto dei 16.363 contratti long, riducendo di conseguenza l’entità della loro posizione di copertura Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, di segno opposto a quello delle precedenti, ci confermano quanto è peraltro ben visibile anche sul mercato primario, ossia che i mercati azionari Usa sono in una fase di stallo e di stabilizzazione. Al momento le componenti meno forti del mercato non sembrano, infatti, aver la capacità e la determinazione di portare le quotazioni azionarie su nuovi livelli record. D’altro canto le “ mani forti” del mercato sembrano esser disponibili a concedere solo una pausa di riflessione, ossia una mini correzione, controllata nella sua dinamica e limitata nell’entità. La prospettiva sempre più evidente di una prolungata lateralizzazione dei mercati azionari Usa e mondiali non è certo entusiasmante. Per ogni trader, infatti, è più profittevole operare in un trend ben chiaro e definito, al rialzo o al ribasso, che non tradare un mercato, come quello attuale, privo di una ben definita direzionalità. Speriamo, pertanto, che la situazione si sblocchi, altrimenti i nostri profitti dipenderanno unicamente dalle nostre capacità di selezione dei titoli, ossia dalle nostre strategie di stock picking.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, alquanto incerto e complesso, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno il mio portafoglio “ Azioni Italia – LTM “, registra una performance ampiamente positiva, pari all’ 8,66 %. Performance superiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari, nel contempo, al + 7,05 %. Conseguita, pertanto, una sovra-performance dell’1,61 %, inferiore alle nostre attese, che non fa tuttavia venir meno la fiducia nel nostro approccio operativo, che nei passati 4 anni ci ha regalato una sovra-performance media annua pari al 20,8 %. In coerenza con l’analisi di mercato esposta e con la mia view d’ordine generale, questa settimana, confermo la mia esposizione sul mercato azionario italiano, costituita dall’85 % di posizioni long, e dal 15 % di posizioni short, ossia da una posizione Net long pari al 70 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.