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WALL STREET: meglio non illudersi. Tra alti e bassi continua la fase distributiva
Il sentiment di mercato gira come una banderuola, a seconda dei tweet di Donald Trump e delle evoluzioni politico, economiche ed anche diplomatiche. Di carne al fuoco ce n’è tanta ed il mercato è molto sensibile, non come qualche mese fa… Analisi COT Report del CFTC [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, le pericolose tensioni in Siria, attaccata a mercati chiusi, hanno prodotto inevitabili effetti anche sui mercati finanziari internazionali. Le conseguenze più rilevanti si sono viste sul mercato delle commodities, ed in particolare sulle quotazioni del petrolio, balzato a quota 67,39 dollari al barile. Un incremento dell’ 8,6 % in una sola ottava, che riallinea improvvisamente lo scenario intermarket alle ipotesi inflattive ipotizzate negli scorsi mesi dalla Fed. Potrebbe tuttavia trattarsi di un fenomeno speculativo e transitorio, e non di un aumento strutturale delle sue quotazioni. Necessario, in ogni caso, monitorare con attenzione l’evolvere della situazione, perché gli effetti potrebbero essere davvero rivelanti ed estendersi rapidamente ad altre asset class, e ad altri mercati.
Come accennato, l’improvviso rilevante incremento del prezzo del petrolio, sembra aver portato lo scenario intermarket nella fase 4 descritta da Martin Pring. Fase di fine ciclo economico, caratterizzata da una rapida e consistente ascesa dei prezzi delle commodities, da un conseguente incremento dei rendimenti obbligazionari, e dalla parte finale del bull market azionario. A dire il vero potremmo essere solo all’inizio di questa fase 4. In particolare, il dollaro Usa sembra aver rallentato ed arrestato la sua discesa, e mostra qualche segnale di maggiore tenuta, + 0,76 % negli ultimi 2 mesi. Le commodities, come detto, dopo molti mesi di quiete, mostrano un’improvvisa e sospetta vivacità, + 6,5 % negli ultimi 4 mesi. Coerentemente, anche il mercato obbligazionario registra un lento lievitare dei propri rendimenti. In particolare, i rendimenti dei bond decennali Usa lievitano di 5 bps,e raggiungono quota 2,82 %. Ancor maggiore la crescita sui bond a due anni, +10 bps solo in quest’ultima ottava. Continua pertanto l’appiattimento della yield curve Usa, e ciò conferma che siamo ormai entrati nella fase finale di questo lungo ed anomalo ciclo economico. Anche il mercato azionario, caratterizzato da alcuni mesi da un’altissima volatilità e da tensioni ormai dimenticate, sembra voler confermare ed accreditare l’ipotesi. Aldilà dei movimenti di breve, molto contraddittori, potremmo quindi trovarci nella zona di un top di lungo termine, ed i massimi registrati in gennaio, sul nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, potrebbero essere forse riavvicinati, ma non più ritoccati.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 148.610
Large Traders : + 87.594
Small Traders : + 61.016
Si conferma, quindi, la volatile configurazione del marcato dei derivati azionari Usa, già in essere da oltre 4 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni davvero esigue nelle posizioni dei diversi operatori, pari a soli 2.475 contratti. Le tensioni geopolitiche non hanno pertanto indotto significativi cambiamenti. In particolare, solo gli Small traders, prendono qualche timore e cedono l’intero lotto di 2.475 contratti long, restando però saldamente in posizione Net Long. Per contro, i Large traders acquistano 1.786 contratti long, e consolidano la loro posizione trend following, Net Long. I Commercial traders, infine, stanno a guardare, acquistano infatti solo 689 contratti long e confermano la loro forte posizione di copertura, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, davvero esigue, non mutano la configurazione di mercato e l’orientamento dei diversi operatori. Al momento del suo esordio, in data 05/12/2017, l’S&P 500 quotava 2.651,50 punti. Oggi, dopo oltre 4 mesi, il nostro benchmark azionario quota 2.656,30. Un incremento dello 0,18 %, che testimonia più di mille parole, la fase di lateralizzazione oggi in corso. Lateralizzazione molto movimentata ed erratica che ha creato credo molti problemi agli operatori di mercato. Il mio trading system, per esempio, registra dall’inizio dell’anno una perdita del 3,27 %, dovuta anche all’anomala e positiva divergenza registrata dalla borsa italiana, che dall’inizio dell’anno segna un sorprendente + 5,68 %.
A posteriori posso quindi dire di aver tenuto un atteggiamento molto più cauto e guardingo del dovuto e ciò non ha pagato. Non intravvedo tuttavia ragioni per mutare sostanzialmente il mio orientamento. A mio avviso, infatti, i mercati azionari potrebbero nel breve proseguire nel loro attuale rimbalzo, ma non vedo in prospettiva eccessive possibilità di crescita. Siamo, infatti, come dimostrato, in una fase di sostanziale lateralizzazione, nella quale le mani forti hanno iniziato la distribuzione della gran quantità di azioni accumulate in oltre 9 anni di ininterrotto bull market. Distribuzione che minaccia di durare ancora a lungo, forse per i prossimi 3 – 6 mesi. Tempo necessario per addivenire alla conclusione ed all’epilogo di quest’anno anomalo, ed artificialmente prolungato, ciclo economico espansivo. I prossimi rialzi dei tassi ad opera della Fed, già ampiamente preannunciati, né decreteranno credo ufficialmente la fine. Saggio,.nel frattempo, mantenere un atteggiamento cauto e prudente.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora laterale ed incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo, molto movimentato, inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito, come detto, una perdita del 3,27 %. Performance nettamente inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 5,68 %. Una sotto-performance dell’ 8,95 %, che non fa, comunque, venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana incremento dal 55 al 65 % le mie posizioni long e riduco dal 45 al 35 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, limitata al solo 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas
Quando il mercato saliva come se fosse su un’autostrada gli small trader hanno alternato fasi di prudenza a posizioni ribassiste.
Ora che siamo in una stradina di campagna tutta buche e curve, spingono sul gas per cercare di recuperare il tempo perduto.
mah