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WALL STREET: mani forti in fuga. Anche i commercials lasciano il mercato

Scritto il alle 08:42 da Lukas


Il quadro del CFTC di Chicago ci fa vedere mani forti che dismetto no i contratti long ed escono dal mercato. La fiducia nella soluzione del conflitto in tempi brevi è basta e sembra sia l’unica soluzione per far ripartire il mercato. [Guest  post]

Cari amici, dopo circa un mese, torno a scrivere il mio personale post di commento ed interpretazione degli andamenti dei mercati finanziari internazionali. Direi che, nel frattempo, è cambiato ben poco. In particolare, non si registra alcuna novità circa il conflitto tra Russia ed Ucraina, che prosegue ormai da quasi 8 mesi.

I danni economici derivanti, e ad esso connessi, diventano sempre più pesanti ed ingenti soprattutto per imprese e famiglie. L’alta inflazione, causata soprattutto dall’impennata dei prezzi dell’energia, da contingente e transitoria, sta divenendo, ogni giorno di più, un elemento strutturale, e pressoché endemico delle nostre economie.

Le Banche Centrali, in primis la FED Usa, si sono messe in testa di combatterla, mediante forsennati aumenti dei tassi d’interesse. Una politica monetaria restrittiva, che si rivelerà del tutto inefficace, come già dimostrano peraltro i risultati di questi primi mesi d’applicazione, che vedono un’inflazione Usa ancora molto elevata, e pari all’8,2 %.

Trattasi, infatti, d’inflazione derivante da un deficit d’offerta, soprattutto di materie prime energetiche, conseguenza diretta della guerra tra Russia ed Ucraina ancora in corso, e che nessuno s’occupa di far cessare e risolvere. Speriamo, pertanto che molto presto, soprattutto negli Usa nè prendano doverosamente atto, e s’acconcino a predisporre un tavolo di confronto e mediazione, con il presidente russo Putin.

In caso contrario, continueremmo ad assistere, sui mercati internazionali, a quello che abbiamo già visto nel corso di quest’intero anno, finanziariamente disastroso. Ovvero le materie prime continueranno a salire di prezzo, o quantomeno a non scendere, e con esse saliranno ulteriormente i tassi d’interesse, massacrando ancor di più, i già sgomenti ed esterefatti investitori e detentori di bond, e buon ultimo continuerà a scendere anche il valore dell’equity, perché le imprese già colpite dagli aumenti dei prezzi dell’energia, e del capitale ( tassi d’interesse ), vedranno inevitabilmente contrarsi i propri utili.

Insomma le già evidenti e disastrose risultanze finanziarie dell’anno 2022, tuttora in corso, dovrebbero indurre a ben più miti consigli, gli esponenti politici occidentali, e quelli Usa in particolare. Lo faranno ? Lo spero, ma non né sono affatto certo. Non vorrei davvero trovarmi, ed essere nei panni dei gestori di fondi d’investimento, che amministrano, per svariati miliardi di dollari, i risparmi di milioni di risparmiatori, che già in questi primi mesi dell’anno registrano perdite intorno al 20 % anche con il più classico e difensivo fondo costituito dal 60 % di equity, e dal 40 % di bond.

Il mio ben più modesto e rischioso portafoglio, costituito solo da azionario, che registra, ad oggi, una perdita annua del 9,47 % ha retto molto meglio. Ma non né sono di certo soddisfatto e contento, e spero in questi ultimi mesi di limitarne ancor di più le perdite.

Dopo le sopra esposte considerazioni, del tutto personali, vado ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index, anche nell’ultimo mese, sospinto dal forsennato rialzo dei tassi ad opera della FED, ha continuato a lievitare di prezzo, e quota oggi 113,31. I prezzi delle commodities, invece, hanno solo arrestato la loro corsa, e nonostante le strette monetarie della FED, già molto forti, non hanno sinora stornato in modo significativo.

E ciò conferma che tale politica monetaria è del tutto inefficace, nel combattere il fenomeno di un’inflazione, causata da un deficit offerta. Preoccupazioni giungono anche dal mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, nell’ultimo mese, ha infatti guadagno altri 57 bps, ed ha raggiunto quota 4,02 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni, invece, è lievitato ben 62 bps, ed ha raggiunto quota 4,49 %.

La yield curve Usa, risulta pertanto, ancor più invertita di un mese addietro, ( – 47 bps ), e ciò rende sempre più probabile, ed ormai quasi certa, l’entrata in recessione dell’economia Usa, nei primi mesi del 2023. I mercati azionari, infine, dopo i recuperi ed i rimbalzi estivi, nell’ultimo mese, hanno ripreso a stornare con forza. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha ceduto ben il 7,5 % e quota oggi 3.583,07 punti.               .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 43.941

Large Traders :  – 32.855

Small Traders : – 11.086

Nell’ultimo mese, non è mutato, ma si è alquanto indebolito, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto al mio ultimo post, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state infatti pari a ben 34.134 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, hanno ceduto, nel corso dell’ultimo mese, l’intero lotto dei 34.134 contratti long, ed indebolito di molto la loro ancora solitaria posizione, Net Long.

I Large Traders, invece, al contrario, hanno acquistato 18.403 contratti long, e ridotto l’entità della loro posizione, Net Short. Gli Small Traders, infine, hanno acquistato anch’essi 15.731 contratti long, indebolendo la loro ancora anomala posizione, Net Short. Le movimentazioni di quest’ultimo periodo, relative alle ultime 4 settimane, giustificano quanto visto, ed accaduto nel contempo nel mercato azionario primario.

Osservare le MANI FORTI cedere tanti contratti long, sui derivati azionari Usa, in favore di operatori notoriamente meno forti ed influenti, non poteva non comportare conseguenze anche sulle quotazioni dei mercati azionari primari. Del tutto motivati e giustificati pertanto gli ingenti storni (- 7,5 %) registrati sull’azionario ed in particolare sul nostro benchmark azionario mondiale, S&P 500. C’è, dunque, da sperare che le MANI FORTI non continuino a dismettere contratti long, altrimenti la situazione, anche sui mercati primari non potrà che peggiorare ulteriormente.

E che si cerchi, con determinazione, una soluzione all’attuale impasse geopolitico, non più sopportabile. Per quanto concerne, invece, la mia operatività, alla luce delle considerazioni sopra esposte, non ho, al momento, alcun motivo per non riconfermare la mia sfiducia e la mia vision negativa circa le prospettive future dei mercati azionari internazionali.

Mercato, dunque, ancora molto impervi, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 9,47 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 23,99 %.

Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 14,52 %. Soltanto una magra consolazione. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %.   L’assetto operativo del mio portafoglio, rimane così costituito: 30 % di posizioni long, e 70 % di posizioni short, ovvero una posizione operativa Net Short pari al 40 % del mio portafoglio.

Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

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