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WALL STREET: le mani forti reggono il mercato, finchè riescono

Scritto il alle 15:09 da Lukas


Il quadro del CFTC di Chicago ci fa vedere mani forti ancora propositive, che tengono in piedi il mercato ma tutti gli altri attori? Non pervenuti. Si profila un periodo non semplice all’orizzonte. [Guest  post]

Cari amici, dopo alcune settimane di pausa, torno a scrivere il mio personale post di commento ed interpretazione degli andamenti dei mercati finanziari internazionali. A prima vista, durante queste insopportabili settimane di caldo asfissiante, non sembra essere cambiato granchè. In particolare, non si registra alcuna nuova circa il conflitto tra Russia ed Ucraina, che prosegue ormai stancamente, e quasi dimenticato, da circa 7 mesi. I relativi danni economici, e politici, diventano però, ogni giorno che passa, sempre più ingenti e manifesti.

Divenuti letteralmente insostenibili, per imprese e famiglie, i prezzi delle fonti di energia. Ho personalmente visto bollette d’importo quasi triplicato rispetto allo scorso anno. Ed ogni impresa cerca disperatamente di farvi fronte, aumentando a loro volta i prezzi dei propri prodotti. Una spirale disastrosa che non lascia presagire nulla di buono per la nostra economia. Fra una settimana, per l’Italia, scadrà anche la polizza Draghi, e voglio proprio vedere cosa s’inventeranno, per il dopo, i nostri connazionali. I sondaggi elettorali dicono che vogliono affidarsi alla Meloni.

Io personalmente non la voterò, ma non posso esimermi dal fargli i miei più sinceri auguri. Ne avrà davvero tanto bisogno. Ma oltre le tanto improbabili elitè politiche europee, non solo italiane, un compito molto gravoso attende anche chi governerà la nostra politica monetaria, ossia il board della BCE, ovvero la nostra Banca Centrale. Come affronterà la difficilissima situazione che si stà prefigurando ? Cercherà anch’essa, come stà già facendo la FED, di combattere fermamente, e con durezza, il nuovo devastante fenomeno inflattivo ? O sarà invece più attendista e tollerante ?

Nel primo caso avremo certamente una recessione economica davvero dura, anzi una vera e propria stagflazione, ossia  crescita bassa o nulla accompagnata dal permanere del fenomeno inflattivo. L’inflazione attuale è infatti causata da un deficit d’offerta, ed un’eventuale stretta sui tassi, ad opera della BCE, può soltanto lenirla, ma non debellarla e risolverla. C’è, pertanto, da augurarsi che le elitè politiche e monetarie europee si muovano finalmente su altri piani.

Che cerchino cioè una soluzione possibile ed accettabile all’attuale conflitto russo-ucraino, che ha inopinatamente distrutto decenni di buoni rapporti con la Russia, e sconvolto il nostro sistema d’approvvigionamento energetico. In caso contrario le conseguenze economiche saranno davvero molto dure, e con risvolti sociali, davvero pericolosi ed imprevedibili.

Dopo le sopra esposte considerazioni, del tutto personali, andiamo ad esaminare cosa ci indica, al momento, il sistema intermarket. Il dollar index ha continuato, anche nell’ultimo mese, a lievitare, e quota oggi 109,76. I prezzi delle commodities, invece, hanno rallentato la loro corsa, ma nonostante le strette monetarie della FED, già molto cospicue, non hanno sinora stornato in modo significativo.

E ciò conferma quanto sopra detto, circa l’inefficacia di tale politica a fronte di un’inflazione da offerta. Lo conferma anche quanto accade nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, da inizio agosto ad oggi, ha guadagno infatti ben 80 bps, ed ha raggiunto quota 3,45 %. Il rendimento dei bonds a 2 anni invece è lievitato di ben 98 bps, ed ha raggiunto quota 3,87 %.

La yield curve Usa, risulta pertanto, ancor più invertita, – 42 bps, e ciò rende ormai quasi certa l’entrata in recessione dell’economia Usa, nei primi mesi del 2023. I mercati azionari, infine, dopo le ingenti perdite degli scorsi mesi, hanno tentato di rimbalzare, ma nell’ultima settimana  il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha nuovamente ceduto il 4,77 % ed è retrocesso a quota 3.873,33 punti.               .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : + 78.075

Large Traders :  – 51.258

Small Traders : – 26.817

Non è mutato, ed anzi si è consolidato ulteriormente, rispetto al mio ultimo post, l’assetto del Cot Report sui derivati azionari Usa. Rispetto ad allora, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state pari a 20.991 contratti. In particolare, i Commercial Traders, ovvero le MANI FORTI di questo mercato, hanno acquistato l’intero lotto dei 20.991 contratti long, e rafforzato ancor di più la loro solitaria posizione, Net Long.

I Large Traders, invece, hanno ceduto 10.714 contratti long, e consolidato la loro posizione, Net Short. Gli Small Traders, infine, hanno ceduto anch’essi 10.277 contratti long, rafforzando ancor di più la loro anomala posizione, Net Short.

Le movimentazioni di quest’ultimo periodo, molto significative, confermano quanto avevamo già espresso prima della pausa estiva. A cercare d’arrestare la caduta degli indici azionari restano solo le MANI FORTI. Gli altri operatori invece rimangono alquanto pessimisti e cauti. L’impegno delle MANI FORTI ha prodotto un significativo rimbalzo, rientrato però nell’ultima ottava. Per invertire in maniera significativa e duratura l’attuale trend serve comunque ben altro.

Bisogna risolvere i problemi politici, economici e militari, attualmente sul tappeto. Non si può demandare il tutto alla Fed ed altre Banche Centrali. E’ necessario che le Istituzioni politiche facciano finalmente la loro parte, e trovino una soluzione all’attuale conflitto, e disegnino un nuovo assetto ed un nuovo ordine economico mondiale. In caso contrario la situazione si avviterà ulteriormente e diventerà sempre più difficile e complicato venirne fuori. Il mio è un auspicio ed un augurio, perché allo stato non s’intravvede nulla di quanto da me auspicato. Per tale motivo  riconfermo la mia sfiducia e la mia vision negativa circa le prospettive dei mercati azionari internazionali.

Mercato, quindi, a mio avviso, ancora difficile, che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 10,58 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato, nel contempo, una perdita del 19,78 %.

Conseguita pertanto, sinora, una sovra-performance del 9,20 %. Una magra consolazione. Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha, invece, conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 165 %. Come accennato riconfermo l’assetto del mio portafoglio, costituito dal 35 % di posizioni long, e dal 65 % di posizioni short, ovvero una posizione operativa Net Short pari al 30 % del mio portafoglio.

Chi desiderasse approfondire, e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può,se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

Questo post non è da considerare come un’offerta o una sollecitazione all’acquisto. Informati presso il tuo consulente di fiducia.
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