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WALL STREET: mercato più debole ma tanta voglia di lateralità
Lo scenario del COT ci illustra un quadro in indebolimento per il breve periodo, ma senza grandi drammi. Il mercato tende ancora alla lateralità. Ma non è quello a cui si mira? Analisi del COT Report del CFTC. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, gli andamenti dei mercati finanziari internazionali, caratterizzati, di fatto, dall’inizio di una nuova currency war, ci confermano che i propositi di riportare l’economia globale su un sentiero di maggiore stabilità e crescita è tuttora solo un labile intento, molto difficile ed impervio da attuare, e dall’esito non affatto scontato.
Lo scenario intermarket ha, infatti, evidenziato, una nuova decisa svalutazione del dollaro Usa, che in una sola ottava, perde oltre il 2 % del suo valore. Deprezzamento che esprime il proposito dell’economia Usa di recuperare una quota della propria competitività, sacrificata negli ultimi anni, testimoniata, peraltro, dai deludenti dati del PIL del primo quarter del 2016, che segnano un incremento davvero modesto, pari allo 0,5 %. Il legittimo proposito dell’economia Usa si scontra tuttavia con le esigenze delle altre claudicanti economie del mondo. La prima a farne le spese è stata quella nipponica che in questi primi mesi del 2016 ha dovuto subire una rivalutazione della propria moneta dell’11 % nei confronti del dollaro Usa. Rivalutazione che ha letteralmente travolto il Nikkey che in quest’ultima settimana ha ceduto il 5 %, e che dall’inizio dell’anno segna un pesante -14,6 %. Analoga sorte, anche se con effetti più limitati, è toccata all’economia europea che subisce un’inattesa rivalutazione del rapporto di cambio EURUSD, ormai stabile intorno a quota 1,14. Certo non si poteva sperare che gli Usa continuassero a caricarsi da soli tutti i problemi di crescita che affliggono le altre economie del mondo, ma il caos valutario di questi ultimi giorni dimostra che non c’è affatto un intento comune ed una coordinata visione globale dell’economia mondiale. Probabilmente la svalutazione della valuta americana è ascrivibile all’intento di frenare il crollo delle quotazioni delle commodities che rischiava di mandare in bancarotta non solo molti paesi produttori, ma anche molte istituzioni finanziarie Usa ed occidentali. C’è da dire che, da questo punto di vista, l’intento è stato raggiunto poiché, in questi ultimi due mesi a fronte di una svalutazione del dollar index del 5,4 % registriamo una rivalutazione nominale delle commodities pari al 12,4 %. Rivalutazione delle commodities che costituisce solo un parziale recupero dei loro massacrati valori, e che non esprime certamente maggiori prospettive di crescita dell’economia mondiale. Ciò è testimoniato dagli andamenti che si registrano nel mercato obbligazionario. I tassi sui titoli decennali americani, infatti, in quest’ultima settimana, retrocedono nuovamente di 6 bps, e si riportano a quota 1,83 %.
Segnali più incoraggianti, dovuti probabilmente all’ingente QE della BCE, provengono invece dal bund decennale della Germania, i cui rendimenti risalgono di altri 4 bps, e si riportano a quota 0,27 %. Il caos valutario di quest’ultima ottava, non poteva, infine, non avere effetti sui mercati azionari. ll nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, è infatti arretrato dell’ 1,26 % ma, come già evidenziato, sono stati i listini nipponici ed europei a subire i passivi più marcati, penalizzati chiaramente dal calo delle quotazioni delle società più export-oriented.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 7.408
Large Traders : + 12.150
Small Traders : – 4.742
Dopo 3 mesi cambia, pertanto, la configurazione generale del mercato dei derivati azionari Usa. Visto gli accadimenti dello scenario intermarket, direi che c’era da aspettarselo. In quest’ultima ottava, le movimentazioni dei diversi operatori sono state, infatti, molto ingenti, pari a ben 21.942 contratti. In particolare, i Commercial Traders, che avevano salvato il mercato dal tracollo di inizio d’anno, cedono l’intero lotto dei 21,942 contratti long, invertono la loro posizione e si riportano nella loro abituale posizione di copertura Net Short. I Large Traders, invece, acquistano ben 13.102 contratti long e dopo 3 mesi invertono anch’essi la loro posizione, riportandosi nuovamente in posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi ben 8.840 contratti long, e pur non invertendo ancora la loro insolita posizione Net Short, mostrano certamente maggiore fiducia, e lasciano anch’essi presagire di voler ritornare alla loro abituale posizione Net Long. Le ingenti movimentazioni di quest’ultima settimana, che smentiscono l’ipotesi da noi adombrata la scorsa settimana, e che disegnano una configurazione ancor più insolita ed eccezionale della precedente, lasciano presagire un’altra ottava difficile per i mercati azionari Usa e mondiali. La configurazione attuale, certamente non proprio favorevole per mercati azionari, ci sembra tuttavia molto precaria ed instabile, e potrebbe avere una breve durata. Ipotizzo pertanto che l’eventuale correzione, peraltro già in corso, possa avere un’entità ed una limitata durata e non riproporre gli episodi, di elevata volatilità, già visti e vissuti negli ultimi 9 mesi. L’entità marcata del movimento settimanale ci induce infatti a pensare che il mercato, dopo mesi di altissima volatilità, abbia una gran voglia di ritornare finalmente ad una situazione più tranquilla e lineare. Manca però ancora un passaggio, ossia il ritorno degli Small traders nella loro abituale posizione Net Long. I movimenti di quest’ultima ottava ne avvicinano l’ipotesi, che necessita tuttavia di un ulteriore sforzo che spero giunga nelle prossime settimane.
Momento che si prospetta pertanto ancora molto incerto e difficile, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Dopo quest’ultima settimana, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una perdita annua pari al 9 %. Performance negativa, che sconta le particolari difficoltà vissute in questi mesi del listino italiano che , per ciò che concerne il nostro benchmark di riferimento, ossia il Ftse All Share, registra una perdita pari al 12,7 %. Dunque una sovra-performance del 3,7 %, che seppur inferiore alle nostre attese , ci dà ancora conferme sulla bontà delle indicazioni operative derivanti dagli studi dei due noti professori Usa. Ritenendo, come detto, la correzione in corso solo di breve durata, questa settimana riconfermo la mia esposizione long per il 100 % del mio portafoglio. Chi desidera, comunque, approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se lo desidera, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas