WALL STREET: il quadro interpretativo si complica

Scritto il alle 15:27 da Lukas

La correzione si sta presentando più violenta del previsto. Gli small traders sono ancora in una situazione di sicurezza. Il tutto in un clima abbastanza anomalo che ci porta a pensare ad un mercato molto più complicato del solito. [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, come temevamo, i mercati internazionali hanno proseguito nel repricing di molti asset finanziari. E’ la conseguenza, pressoché inevitabile, delle decisioni e dei voleri della FED che negli ultimi mesi ha di molto ridotto la disponibilità di liquidità all’interno del sistema. Come primo effetto abbiamo assistito ad un veloce incremento dei rendimenti obbligazionari Usa. Quest’ultimo, a sua volta, ha favorito un forte afflusso di capitali verso gli Usa ed un conseguente apprezzamento del dollaro. Il dollaro forte ha dapprima creato molti problemi ai Paesi emergenti, indebitati in valuta Usa, oggi però minaccia la competitività delle esportazioni americane, ossia i ricavi delle aziende Usa. E se i ricavi scendono è inevitabile che in prospettiva caleranno anche gli utili della Corporate America. E se gli utili caleranno il mercato non può più giustificare gli attuali valori di borsa, che infatti scendono in maniera convulsa ed alquanto scomposta.

Insomma un vero e proprio circolo vizioso che rischia, peraltro, di trovare ulteriore alimento nel nuovo aumento dei tassi già programmato dalla FED, per dicembre. Qualcuno, come il presidente Trump, pensa che alla Fed siano impazziti, ma in realtà non è così. La Fed è costretta ad alzare i tassi, non perché vi siano seri pericoli d’inflazione, ma per assicurare rendimenti decenti ai grandi fondi pensione Usa, agonizzanti dopo quasi un decennio di tassi a zero. E’ dunque la tutela delle future pensioni Usa la ragione dell’attuale politica restrittiva della FED. Sanno che il perseguimento di tale obiettivo comporterà dei prezzi in termini di crescita economica, ma non possono fare altrimenti. E poi pensano, se non lo facciamo ora che l’economia Usa è sostenuta da una politica fiscale ultra espansiva, quando mai potremmo farlo nel futuro ?

Lo scenario intermarket testimonia, già da mesi, tutte le contraddizioni e le incertezze dell’attuale non semplice frangente economico. In particolare, il dollar index, come detto, appare sempre più forte, questa settimana s’apprezza dello 0,67 %, e raggiunge quota 96,36. Negli ultimi 9 mesi l’apprezzamento è pari al 6,6 %, e ciò ha già creato non pochi problemi ai Paesi emergenti, indebitati in valuta Usa. Le commodities, invece, in termini nominali appaiono deboli, ma in realtà sono anch’esse sostenute dal dollaro forte. In termini reali, infatti, negli ultimi 9 mesi registrano un apprezzamento del 4,6 %, che non fa, comunque temere per la dinamica inflattiva. Anche il settore obbligazionario sembra cominciare a volerne prendere atto. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti stornano di ben 12 bps e retrocedono a quota 3,08 %. Analogamente i rendimenti sui bond a 2 anni stornano di 10 bps e retrocedono a quota 2,81 %. L’inclinazione della yield curve Usa resta, tuttavia positiva, il differenziale ( 10 – 2 ) è infatti ancora pari a 27 bps, e ciò ci fa pensare che una recessione Usa non sia proprio imminente. I mercati azionari, invece, pagano tutte le incertezze del momento.

Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, infatti, storna di un ulteriore 3,95 %, oltre le nostre previsioni, e retrocede sino a quota 2.658,69 punti. Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 123.472
Large Traders : + 103.116
Small Traders : + 20.356

Si conferma, ed anzi si consolida, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in auge ormai da quasi 11 mesi. In quest’ultima settimana, registriamo, variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 13.156 contratti. In particolare, i Large Traders, non sembrano darsene ad intendere, e nonostante l’evidente down-trend in corso, acquistano altri 8.208 contratti long, e riportano l’entità della loro posizione Net Long sopra le centomila unità. Gli Small Traders, operatori notoriamente contrarian, acquistano anch’essi altri 4.948 contratti long, e riportano la loro posizione Net Long sopra le ventimila unità, un livello comunque ancora moderato e non esuberante. I Commercial Traders, ovvero le “ Mani Forti “ di questo mercato, si dimostrano invece ben consci del momento, cedono infatti l’intero lotto dei 13.156 contratti long, e consolidano sopra le centoventimila unità la loro abituale e già molto ingente posizione di copertura, Net short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, contrariamente alle mie attese, vanno in senso contrario a ciò che sarebbe auspicabile.

In particolare i Large traders continuano immotivatamente ad incrementare e ad estremizzare l’entità della loro già abnorme posizione rialzista. Una condotta non proprio razionale, che quest’anno farà subire gravi perdite agli ignari sottoscrittori della gran parte dei fondi d’investimento. Dopo anni di facili rendimenti, evidentemente, non si sono ancora accorti che lo scenario è molto mutato, è che il goldilocks market è ormai solo un bel ricordo del passato. La correzione in corso, pari al 9,25 % nelle ultime 5 settimane, è già andata aldilà delle mie forse ottimistiche previsioni. Pensavo infatti che il nostro benchmark mondiale, l’S&P 500 non sarebbe sceso sotto quota 2.725 punti. Invece oggi siamo già a quota 2.658,69. Inoltre come detto, nell’ultimo Cot Report non v’è alcun accenno di un riequilibrio della critica situazione del mercato dei derivati azionari Usa, anzi la situazione sembra peggiorare. Fatti, elementi, considerazioni che m’inducono a modificare ulteriormente la mia view sulle prospettive dei mercati azionari Usa e mondiali, che da neutra diventa moderatamente lateral-ribassista.

View di mercato, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi, e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito un guadagno dell’ 1,81 %, performance esigua, ma nettamente superiore a quella registrata dal nostro Ftse All Share, che registra, nel contempo, una perdita del 14,99 %. Conseguita, pertanto, una sovra-performance ( ALPHA ) del 16,80 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che nei passati 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò premesso, questa settimana, modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, riduco cioè dal 50 al 45 % le mie posizioni long, ed incremento nel contempo dal 50 al 55 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione Net short moderata, pari al solo 10 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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