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WALL STREET: il quadro distributivo è confermato: Ma cosa sta combinando la FED?

Scritto il alle 11:03 da Lukas

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Il COT Report non èe certo rivoluzionario in questa settima. Sembra chiaro che le “mani forti” siano ancora più prudenti. E diventa interessante scoprire qual’è la vera strategia della FED. Dati dal CFTC di Chicago. [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, l’attenzione dei mercati finanziari internazionali si è focalizzata sulle decisioni delle Banche Centrali. La FED, come ampiamente previsto, ha deliberato un nuovo aumento dei tassi d’interesse Usa, e lasciato intendere di voler procedere ad altri 1 o 2 aumenti nel corso dell’anno. La BCE, invece, è stata molto più accomodante. Ha deliberato, infatti, di proseguire il QE fino a dicembre 2018, seppur con dosi man mano decrescenti, inoltre ha assicurato che i tassi dell’eurozona non aumenteranno sino all’estate 2019. Atteggiamenti dunque molto diversi, ma differenti sono le situazioni delle due economie.

Gli effetti più rilevanti si sono registrati sul mercato valutario, con il dollaro in notevole rafforzamento, poco mossi, invece, i mercati obbligazionari ed azionari. Qualche preoccupazione in più ha destato la sfilza di nuovi dazi commerciali anti Cina, deliberati da Trump nel fine settimana. In conclusione, possiamo dire che, tutti questi importanti accadimenti, non hanno comunque sciolto i dubbi e gli interrogativi degli operatori circa l’evoluzione futura dei mercati finanziari internazionali

Lo scenario intermarket, infatti, manifesta ancor oggi molte contraddizioni ed aspetti poco chiari. In particolare, come già detto, il dollar index, in quest’ultima ottava, si è notevolmente rafforzato ( + 1,3 % ). Oggi quota 94,97, il 6,4 % in più di quattro mesi fa, ma ancora il 2,5 % in meno di un anno orsono. Il dollaro debole ed i dazi commerciali costituiscono, tuttavia, importanti capisaldi del nuovo protezionismo Usa. Non mi farei pertanto soverchie aspettative su ulteriori apprezzamenti del valore del dollaro, che subirà certamente gli effetti negativi del maggior deficit pubblico indotto dalla iper espansiva politica fiscale americana. Tornano deboli, invece, le commodities, – 1,2 % in termini reali. La Fed alza i tassi, ma l’economia reale non sembra così tonica come vogliono far credere. Sicuramente avranno più dati del sottoscritto sull’economia Usa, ma loro politica aggressiva in tema di tassi d’interesse non mi sembra, allo stato, molto giustificata. Rischiano a mio avviso di provocare una recessione. E non sarebbe la prima volta che una Banca Centrale incorra in taleerrore. Scetticismo, il mio, supportato anche dagli andamenti del mercato obbligazionario. I rendimenti dei bond decennali Usa restano, infatti, fermi al 2,93 %. I rendimenti dei bond a due anni, invece, in quest’ultima ottava, raggiungono quota 2,55 %, il massimo degli ultimi anni. L’inclinazione della yield curve Usa, si riduce pertanto ulteriormente. Oggi è pari a soli 38 bps, il minimo degli ultimi anni. Altri 2 aumenti di tassi, a mio avviso, l’economia Usa non li regge.

Scetticismo, interrogativi e dubbi che trovano riscontro anche negli andamenti dei mercati azionari Usa. Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota infatti oggi 2.779,42 punti, ossia solo il 3,9 % in più di fine 2017, nonostante utili aziendali in crescita di oltre il 20 %.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 183.543
Large Traders : + 85.088
Small Traders : + 98.455

Si conferma, quindi, la configurazione del mercato dei derivati azionari Usa in voga ormai da oltre 6 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 10.352 contratti. In particolare, questa settimana, sono i Commercial Traders ad accentuare, ai livelli massimi degli ultimi anni, la loro tradizionale posizione di copertura Net Short. Cedono, infatti l’intero lotto dei 10.352 contratti long e portano la loro posizione Net Short sopra le centottantamila unità. I Large Traders, invece, acquistano altri 4.775 contratti long, e consolidano ancor più, la loro già pingue posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi i residui 5.577 contratti long, e portano la loro posizione Net Long, ai livelli massimi degli ultimi anni, quasi a centomila unità. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, confermano e consolidano quanto progressivamente già accaduto negli ultimi 6 mesi. In particolare i Commercial Traders continuano ad incrementare sempre più la loro posizione di copertura. Avvertono evidentemente una fragilità crescente. I Large traders, invece, si confermano operatori trend-following, e per ora si limitano ad assecondare l’attuale tendenza lateral-rialzista. Gli Small Traders, infine si mostrano sempre più fiduciosi. Essendo degli operatori notoriamente contrarian, ciò non è proprio un bel segnale. In pratica, a mio avviso, siamo nel bel mezzo di un’enorme processo distributivo, che dura già da oltre 6 mesi, e che potrebbe prolungarsi ancora per un bel po’.

Anche alla FED sanno che gli Usa sono nella parte finale di un lunghissimo ciclo espansivo dell’economia. Aumentano, credo, i tassi d’interesse per precostituirsi delle munizioni per affrontare la prossima inevitabile recessione. Recessione che non è ancora dietro l’angolo. Le Mani Forti però si stanno adeguatamente preparando incrementando sempre più la loro posizione di copertura Net Short. Agli attuali livelli di quotazioni i margini per ulteriori incrementi degli indici Usa mi appaiono davvero molto limitati. Il processo distributivo potrebbe però durare ancora mesi. In questa sorta di limbo è saggio continuare a tenere un atteggiamento prudente. Le possibilità di performance, in mancanza di una marcata direzionalità di mercato, sono affidate quasi esclusivamente alle proprie capacità di stock picking.

Futuro prossimo che si prospetta, quindi, ancora cauto ed incerto per i mercati azionari, che cercherò, tuttavia, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Dopo quest’ultima eccellente settimana, il mio
portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra un guadagno annuo del 4,67 %, superiore a quello registrato, nel contempo, dal nostro Ftse All Share, pari al + 1,01 %. Conseguita pertanto una sovra- performance del 3,66 %, che conferma tutte le prerogative del mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con quanto in precedenza esposto, questa settimana modifico lievemente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 65 al 70 % le mie posizioni long, ed riduco nel contempo dal 35 al 30 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, pari al solo 40 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.

Lukas

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