in caricamento ...
WALL STREET: il COT REPORT si conferma in raffreddamento
La FED chiude il cerchio e taglia i tassi in una quindici giorni che ha visto le banche centrali ancora una volta protagoniste. Ma ormai è noto, occorre una politica fiscale adeguata, ed i mercati lo hanno capito. (Guest Post)
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, la FED, assecondando le attese, ha ridotto di un altro quarto di punto i tassi d’interesse Usa. La FED ha effettuato, inoltre, delle ingenti immissioni di liquidità, operazioni queste ultime dalle motivazioni non note, ed affatto chiare e trasparenti. I mercati finanziari internazionali hanno però reagito con cautela. Non sarà, infatti, questo nuovo esiguo ribasso dei tassi a risolvere i problemi dell’economia Usa, ed il rallentamento dell’economia globale.
Come ho già detto in precedenti occasioni, le Banche Centrali, in questi difficili anni post crisi, hanno fatto tutto ciò che era di loro competenza, e forse anche di più. Oggi però ciò non basta più. Per tentare di uscire definitivamente dalla spirale deflazionistica globale, occorrono interventi anche da parte di altre Istituzioni. In particolare è necessario adottare politiche fiscali molto più espansive, e ciò vale soprattutto per l’Europa. Inoltre, serve che l’Occidente effettui ingenti investimenti in tecnologia e recuperi la competitività perduta, in questi anni, in favore delle produzioni cinesi ed asiatiche in genere. Auspici i miei, allo stato, affatto certi, anzi ancora alquanto improbabili. In Europa, infatti, si è appena iniziato a discutere d’allentare gli stringenti vincoli del trattato di Maastricht, ma le resistenze sono ancora tante.
Negli Usa, invece, anziché cercare di recuperare la competitività delle proprie merci e dei propri servizi, s’impongono dazi sulle produzioni altrui. Insomma, servirebbero politiche diverse, ed un vero e proprio cambio di paradigma, che allo stato non s’intravvede e non c’è. Ed i mercati l’hanno ben capito. Non a caso negli ultimi 12 mesi abbiamo assistito a mercati nervosi, con andamenti erratici, sostanzialmente privi di direzionalità. Si conta solo sul sostegno delle Banche Centrali, che per fortuna non è mancato. In mancanza di rilevanti novità anche i prossimi mesi s’annunciano incerti e difficili per gli investitori, anzi come testimonia l’appiattimento della yield curve Usa, le cose potrebbero pure peggiorare.
Ciò detto, vediamo come lo scenario intermarket ha reagito alla nuova riduzione dei tassi Usa. Il dollar index non ha ceduto, anzi si è leggermente apprezzato ( + 0,26 % ), ed oggi quota 98,51. Un fattore d’indubbia stabilità, anche per la tenuta degli altri mercati. Le commodities s’apprezzano anch’esse di un ulteriore 0,9 % in termini reali, ma solo grazie all’impennata dei prezzi del petrolio, causata dagli attacchi ai pozzi dell’Arabia Saudita. Il mercato obbligazionario, invece, mostra nuovamente segnali contraddittori e reoccupanti. I rendimenti dei bond decennali americani, infatti, cedono ben 18 bps ed arretrano sino a quota 1,72 %. I rendimenti dei bond a 2 anni, cedono anch’essi 11 bps e retrocedono a quota 1,69 %. L’inclinazione della yield curve Usa, pertanto, si contrae nuovamente a soli 3 bps, e ciò rende ancora plausibile una recessione dell’economia Usa il prossimo anno. Anno elettorale, non dimentichiamolo. Il mercato azionario, infine, questa volta non ha festeggiato con nuovi massimi, la riduzione dei tassi ad opera della FED. Anzi, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, è arretrato dello 0,51 %, ed è retrocesso a quota 2.992,07 punti.
Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 45.650
Large Traders : + 33.848
Small Traders : + 11.802
Si conferma, pertanto, ed anzi si consolida, la nuova configurazione del mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori, sono state pari a 17.273 contratti. In particolare, i Commercial Traders, le vere MANI FORTI di questo mercato, cedono l’intero lotto dei 17.273 contratti long, e portano la loro abituale posizione di copertura, Net Short, a livelli più in linea con la loro media storica. I Large Traders, invece, acquistano altri 7.867 contratti long, e consolidano ulteriormente la loro, non più solitaria, posizione Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano i residui 9.406 contratti long, e consolidano la loro nuova posizione, Net Long. I movimenti di quest’ultima ottava, ci portano dopo quasi 9 mesi in una nuova e diversa situazione di mercato. Situazione meno favorevole di quella avuta nel recente passato, ma ancora non preoccupante e non ribassista.
L’attuale configurazione, infatti, è un assetto storicamente più volatile ed incerto, ma ancora moderatamente positivo e rialzista. Ciò conferma quanto già detto in premessa, ossia che, d’ora in avanti, ai mercati, per continuare nel loro trend ascendente, non basta più la sola politica monetaria accomodante, ma serve ben altro. Questo altro ci sarà ? Me lo auguro, ma al momento ci sono solo indizi e vaghe promesse. I mercati monitorano attentamente l’evolvere della situazione pronti a premiare gli investitori, in caso di positivi sviluppi, ed a contrarre le loro quotazioni nell’eventualità di ulteriori impasse e tentennamenti. In coerenza con quanto sinora detto, riconfermo per ora la mia viewmoderatamente rialzista, ed attendo con fiducia ulteriori e più probanti conferme.
View moderatamente rialzista, che cercherò di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo studio del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo personale, difficile, e duro 2019, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, registra una perdita dell’11,44 %, causata dalla nostra errata posizione short d’inizio d’anno, nonché da una certa latitanza del fattore momentum sulla borsa italiana. Nello stesso periodo il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, ha conseguito un guadagno del 19,52 %. Conseguita pertanto una sotto-performance monstre del 30,96 %. Un grave incidente di percorso, per un portafoglio che nei precedenti 6 anni ha conseguito una sovra-performance media annua del 16,2 %.
Purtroppo anche il mio trading system, registra, così come accade a tutti gli altri, un periodo di crisi e di appannamento. Non perdo, però, la fiducia in esso, anzi sulla base della pregressa esperienza storica, confido, nei prossimi mesi, di poter recuperare almeno una parte dell’attuale inaccettabile sotto-performance. A tal fine, in coerenza con quanto sopra espresso, questa settimana modifico leggermente l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 77,5 all’82,5 % le mie posizioni long, ed riduco nel contempo dal 22,5 al 17,5 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione rialzista, Net Long, pari al 65 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.
LUKAS