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WALL STREET: exit strategy? La borsa se ne infischia!
Anche se la FED inizia a dare segnali di inversione in ambito di politica monetaria, è evidente che la configurazione del COT Report non cambia per nulla. Un’anomalia che suona come un campanello d’allarme. [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, il meeting della FED è stato, senza dubbio, l’evento finanziario più rilevante. Le importanti decisioni assunte, in tema di bilancio e di tassi d’interesse, non hanno per ora scosso i mercati finanziari internazionali. Le stesse, però, delineano, una graduale exit strategy dalle politiche monetarie espansive ed accomodanti di questi ultimi anni. Exit strategy certamente non facile, e dalle conseguenze ancora imprevedibili. L’economia reale non ha, infatti, ancora pienamente risolto i problemi emersi durante la crisi del 2008.
L’annuncio della FED, come accennato, ha prodotto, per ora, effetti limitati sullo scenario intermarket. In particolare, il dollaro index rimbalza, ma solo dello 0,33 %. Mi sarei aspettato un rialzo più corposo, dato l’ormai evidente divergenza di politiche monetarie fra gli Usa ed il resto del mondo. Le commodities, invece, stornano dello 0,4 %, confermando indirettamente della crescita tuttora moderata dell’economia mondiale. Maggiori conseguenze si sono invece manifestate in ambito obbligazionario. In particolare, i rendimenti dei bond decennali Usa lievitano di altri 6 bps, e risalgono a quota 2,26 %. I rendimenti dei bond a due anni crescono invece di 7 bps e raggiungono il massimo degli ultimi anni, a quota 1,46 %. Di conseguenza continua il processo di progressivo appiattimento della yield curve Usa, e ciò pone molti interrogativi sulla praticabilità dell’annunciata exit strategy. I mercati azionari, infine, frenano soltanto la loro corsa, e sembrano per ora non curarsi delle nuove decisioni FED. Ma è ormai noto che essi, in questo momento, sono guidati da un sentiment particolarmente favorevole.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
Commercial Traders : – 32.077
Large Traders : + 45.033
Small Traders : – 12.956
Si riconferma, pertanto, la favorevole configurazione del mercato dei derivati azionari Usa, in auge ormai da 20 mesi. In quest’ultima ottava registriamo variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 12.227 contratti. In particolare, i Large Traders attenuano la loro esuberanza, cedono infatti l’intero lotto dei 12.227 contratti long, ma restano ancora e saldamente in posizione Net Long. I Commercial Traders, invece, acquistano 8.239 contratti long, e riducono di conseguenza l’entità della loro abituale posizione di copertura, Net Short. Gli Small Traders, infine, acquistano anch’essi 3.988 contratti long, e riducono la loro ancora marcata, ed insolita, posizione Net Short. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, che riequilibrano seppur parzialmente le posizioni dei diversi operatori, evidenziano una maggiore partecipazione al mercato e consolidano il sentiment già particolarmente favorevole. I mercati azionari, per il momento, sembrano quindi non curarsi dei nuovi orientamenti della FED in materia di politica monetaria. Essi, in questo frangente, sono guidati ed alimentati unicamente da un sentiment particolarmente fiducioso ed ottimistico. D’altronde il tapering, ossia la progressiva vendita di titoli ad opera della FED, è stato al momento solo annunciato e non è ancora effettivamente iniziato. Io credo che questo da ottobre avrà inevitabilmente un impatto sull’economia, non solo Usa. I mercati azionari invece, per il momento, pensano e sperano che le restrizioni di politica monetaria made in Usa, saranno ampiamente compensate dai vari QE ancora in auge nel resto del mondo.
Come già detto in miei precedenti post, ci sarebbe bisogno di una correzione, ma i mercati non sembrano per ora di tale avviso. C’è dunque il rischio che la moderata sopravvalutazione attuale si dilati e si gonfi ulteriormente, e determini, probabilmente nel 2018, una vera e propria inversione e di conseguenza la fine di questo lunghissimo e storico bull market dei mercati azionari Usa e mondiali.
Futuro prossimo che si prospetta, pertanto, incerto per i corsi azionari, che cercherò, come sempre, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. Da inizio dell’anno il mio portafoglio denominato “ Azioni Italia – LTM “, registra una performance positiva pari al + 15,70 %. Performance che premia la mia view, inferiore, però, a quella realizzata dal Ftse All Share, pari, nel contempo, al + 18,56 %. Una sotto-performance del 2,86 %, ascrivibile forse dalle distorsioni causate dai PIR, che non fa comunque venir meno la fiducia nel nostro approccio operativo, che negli ultimi 4 anni ci ha regalato una sovra-performance media annua pari al 20,8 %.
In coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana, mantengo un atteggiamento in linea con il mercato, e confermo la struttura del mio portafoglio costituito dal 75 % di posizioni long e dal 25 % di posizioni short, ossia da una posizione Net Long pari al 50 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas
“”Come già detto in miei precedenti post, ci sarebbe bisogno di una correzione, ma i mercati non sembrano per ora di tale avviso. C’è dunque il rischio che la moderata sopravvalutazione attuale si dilati e si gonfi ulteriormente, e determini, probabilmente nel 2018, una vera e propria inversione e di conseguenza la fine di questo lunghissimo e storico bull market dei mercati azionari Usa e mondiali.””
Esatto….i rischi ci sono soprattutto se non ci sarà una correzione, correzione che potrebbe verificarsi nelle prossime 3 settimane.
Rimango ancora Flat sul mercato USA ….che stà effettuando una rotazione settoriale legata a OIL, Industrial, Biotech e Aerospace…deboli gli altri settori…
Detto ciò dopo due date Setup , ovvero luglio-agosto e settimana 15 settembre che hanno decretato massimi, opterei per il rientro graduale nella settimana Setup di metà mese di ottobre che potrebbe essere di minimo….per i titoli che avevo in portafoglio!!
Acquisti su settori menzionati possono già essere effettuati….
Saluti.