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WALL STREET: e dopo le feste…continua la festa?
Dopo un lungo periodo di uptrend, il mercato sembra perdere smalto. E’ in atto un lento processo che potrebbe avere connotati distributivi nel lungo termine. [Guest post]
Cari amici, dopo gli erratici andamenti di questo primo trimestre dell’anno, gli investitori, alquanto provati, s’interrogano perplessi e cercano disperatamente di capire quale sarà la direzionalità prossima ventura delle diverse asset class, nonché dell’economia globale e dei mercati finanziari internazionali. Compito, a dire il vero, non proprio facile. Molte sono infatti le incognite che gravano sull’intero sistema economico. La maggior fonte d’incertezza risiede certamente nelle scelte, alquanto controverse, assunte, negli ultimi mesi, dalla nuova Amministrazione Usa. In particolare non si sà quale saranno gli effetti economici del passaggio di testimone, in corso, tra politica monetaria e politica fiscale espansiva. Non si sà, inoltre, quali saranno le conseguenze del protezionismo commerciale Usa sull’economia internazionale. Scelte, quelle americane, molto audaci e controverse, che avranno inevitabili riverberi anche in altre parti del globo. Come reagiranno infatti Asia ed Europa alla nuova ed ostile intraprendenza Usa ? Subiranno passivamente la politica del dollaro debole ed i nuovi dazi commerciali imposti da Trump ? Insomma, le incognite non mancano, ma ogni investitore, se vuole operare, deve costruirsi una sua personale vision, strategica e non di breve periodo. In questo post cercherò, pertanto, di esprimere e chiarire, qual’ è, allo stato, la mia personale ed opinabile view di medio termine, che guiderà nel prossimo futuro le mie scelte operative.
Innanzitutto, osserviamo preliminarmente cosa esprime e cosa ci dice, oggi, lo scenario intermarket. Sul piano valutario, è da un anno ormai che il dollaro Usa esprime una marcata debolezza ( -10,4 % ). Debolezza voluta e funzionale ai nuovi obiettivi dell’ Amministrazione Trump, riassunti dallo slogan “ America First “. Debolezza che ha determinato una notevole rivalutazione sia dell’euro che dello yen, oggi, rispettivamente a quota 1,23 e 106,26. La debolezza del dollaro avrebbe dovuto, in coerenza, indurre un’equivalente apprezzamento delle quotazioni delle commodities. Negli ultimi dodici mesi, invece, le commodities si sono rivalutate solo del 2,4 %. In termini reali, pertanto le stesse hanno registrato un deprezzamento pari all’ 8 %. Deprezzamento che m’induce a diffidare, sia sulle prospettive di accelerazione della crescita economica, che sull’ipotesi di una ripresa del fenomeno inflattivo. Il mercato obbligazionario, per molti mesi, ha, invece, espresso maggiore fiducia sulla crescita dell’economia. I rendimenti dei bond decennali Usa, infatti sono lievitati, da quota 2,06 a quota 2,90 %. Da tre settimane però sembrano anch’essi aver dei dubbi, e sembrano volerci ripensare, arretrano infatti di 16 bps e retrocedono a quota 2,74 %. L’inclinazione della yield curve Usa, inoltre, si è ulteriormente ridotta, e questa settimana è pari a soli 47 bps. Non mi pare, quindi, che siamo di fronte ad un’accelerazione della crescita, anzi tutt’altro. Anche il mercato azionario, dopo due anni di ininterrotti rialzi, da 2 mesi registra molte incertezze ed è divenuto alquanto volatile. In particolare, Il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota oggi 2.640,87 punti, ossia quasi l’8 % in meno dei suoi recenti massimi storici.
Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
In quest’ultima ottava, registriamo, pertanto, un notevole ed esponenziale consolidamento della configurazione, alquanto volatile, insediatasi in data 05/12/2017. Registriamo, infatti, variazioni nelle posizioni dei diversi operatori, pari a ben 108.069 contratti. Variazioni d’entità mai viste negli ultimi anni. In particolare, i potenti Commercial traders acquistano un intero lotto di 108.069 contratti short e consolidano in misura mai registrata la loro abituale posizione di copertura, Net Short. Per contro i Large traders acquistano ben 73.936 contratti long e rafforzano in maniera esponenziale la loro tradizionale posizione trend-following, Net Long.
Anche gli Small traders acquistano i residui 34.133 contratti long e portano la loro posizione Net Long su livelli che non si vedevano dal 2013. Le movimentazioni di quest’ultima settimana, davvero sorprendenti per entità e consistenza, ci dicono che l’attuale configurazione ed assetto del mercato dei derivati azionari Usa, è destinata ad accompagnarci ed a durare ancora per molti mesi a venire, forse per l’intero anno. Essendo una configurazione statisticamente volatile, prepariamoci quindi ad un lungo e difficile periodo d’incertezza e volatilità. Evidenzio, inoltre, che al momento del suo insediamento l’S&P 500 quotava 2.651,50 punti, oggi invece quota 2.640,87. In pratica dopo circa 4 mesi, e dopo molte peripezie, l’S&P 500 registra uno storno pari ad un esiguo – 0,4 %. Ciò ci dice che quasi senza essercene accorti da quasi 4 mesi siamo entrati in un periodo di sostanziale lateralizzazione dei mercati azionari Usa e mondiali. Lateralizzazione che esprime una fase di accumulazione o di distribuzione dei mercati azionari ? A guardare la Yield curve, credo che non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che ci troviamo di fronte ad una fase distributiva e non accumulativa. Siamo infatti, ormai, entrati nell’ultimo quarter di questo prolungato, anomalo, ed interminabile ciclo economico. A mio avviso, è pertanto molto probabile che il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, nei prossimi mesi si muova in un teorico ampio rettangolo, ricompreso fra 2.500 e 3.000 punti, avente come baricentro quota 2.750 punti. Ciò detto, va da sé che bisognerà operare con grande cautela. In presenza di una direzionalità laterale, la possibilità di ottenere delle performance è, infatti affidata, sostanzialmente, se non unicamente, alle proprie capacità di selezione dei titoli, ossia al ben noto processo di stock picking.
Futuro prossimo che si prospetta, quindi, laterale ed incerto per i mercati azionari, che cercherò, comunque, di tradare con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito http://longtermmomentum.wordpress.com/. In questo molto movimentato inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una lieve perdita, pari all’ 1,13 %. Performance inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari nel contempo al + 1,94 %. Una sotto-performance del 3,07 %, che evidenzia le difficoltà operative di quest’ultimo periodo, ma che non fa venir meno la fiducia nel mio trading system, che negli ultimi 5 anni ha conseguito una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, in coerenza con l’analisi sopra esposta, questa settimana innalzo dal 42,5 al 65 % le mie posizioni long e riduco 57,5 al 35 % le mie posizioni short, assumendo di conseguenza una posizione Net Long, limitata al solo 30 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito.
Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore buon trading.
Lukas