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Spread BTP Bund sotto area 300. Ma attenzione al rischio sopravvalutazione
Analisi differenziale di tasso tra paesi dell’Eurozona. Quali sono i parametri che più influenzano lo spread?
L’elezione di Napolitano ha dato tranquillità ai mercati finanziari: Piazza Affari per un giorno è stata regina d’Europa. Ma non solo per il mercato azionario. Anche in ambito “Spread BTP Bund” siamo stati protagonisti.
Pian pianino sembra si voglia raggiungere il nostro famoso target di medio lungo periodo, quell’area 200 bp, ovvero “il prezzo giusto” che pondera (secondo me) in modo equo il rischio paese (e non solo) che divide Italia e Germania.
Ma come sempre il mercato si muove su coordinate RISK ON – RISK OFF e quindi è quantomai normale trovare una corrispondenza diretta tra:
A) FTSEMIB
B) CDS Italia 5yr
C) Spread Bund BTP
Il Grafico parla chiarissimo. Questi tre parametri viaggiano a braccetto. E’ normale che così sia tra spread e Credit Default Swap, un po’ meno potrebbe essere per il FTSEMIB anche se, visto l’altissimo peso di titoli finanziari sul nostro listino, diventa abbastanza logica una correlazione diretta.
Però dobbiamo essere onesti. Si brilla non solo per merito nostro.
Guardate lo spread dei principali bond dell’Eurozona paragonati al Bund.
Come potete vedere TUTTI hanno migliorato nelle ultime sedute la loro situazione.
Grafico Spread bond Eurozona vs Bund
Quindi correlazione tra tutto il mercato. Ma calma con i facili entusiasmi. Lo spread è un parametro forse sopravvalutato ma sempre interessante per analizzare il rischio paese. Occorre però MAI dimenticare che lo spread incorpora un mix di tanti fattori:
a) differenza tra i fondamentali di due paesi
b) rischio contagio di un emittente a crisi di diverso tipo
c) rischio ristrutturazione debito
d) rischio “uscita dall’Euro”
e) differenza di volatilità delle quotazioni (alias rischio)
f) rischio politico
g) percentuale di possesso dei residenti (significa minor volatilità)
facciamo un ragionamento “fuori dalle righe”. Non vi sembra che il mercato, visti i punti sopra elencati, stia sopravvalutando in modo non indifferente il nostro debito? Ovviamente parlo di ora. Poi, a tendere, con una situazione politca più stabile e magari qualche riforma per lo sviluppo (con la benedizione dell’UE), mantegno il target spread a 200 bp.
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DT
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Assolutamente. Ed è per questo che da mesi continuo a dire che occorre distinguere FINANZA da ECONOMIA. Anceh se dovrebbero viaggiare a braccetto, oggi sono totalmente scorrelate. Chissà come mai… 😉
Me lo chiedevo anche io perché OGGI finanza (o meglio indici azionari) ed economia fossero così scorrelate e alla fine l’ho scoperto: non sono MAI state completamente correlate. E’ semplicistico affermare che la finanza va bene quando l’economia va male ma ci sono stati periodi durante i quali l’economia è andata benissimo e la finanza no. Pare che quando l’economia va bene, le retribuzioni siano elevate e crescano almeno tanto quanto l’aumento della produttività mentre gli utili aziendali seguono l’aumento del PIL (in media). Il carico fiscale reale ha pure un ruolo fondamentale, se l’aliquota del 35% in USA fosse effettiva (mentre le principali società hanno tax rates sotto il 10%) vi sarebbero centinaia di miliardi di dollari a disposizione per spese sociali, istruzione, infrastrutture… che invece finiscono nei portafogli dei top manager e degli azionisti. Mentre quest’ultimi però periodicamente perdono tutto il guadagno virtuale accumulato e anche di più perché sono stupidi e non hanno capito un ca..zo i primi hanno una decina di trilioni nei paradisi fiscali. Quello che scrivo non è di sinistra nè di destra ma un semplificazione di ciò che è. Troverete centinaia di grafici, tabelle etc… gratis et amore dei sul fantastico sito di Ed Easterling:
http://www.crestmontresearch.com/
In sintesi, nella situazione attuale, con il 47% della ricchezza finanziaria USA in azioni (alcuni paesi europei seguono a distanza ma è sempre molto mentre in Asia siamo a pochi %), la ricchezza delle nazioni si è trasferita nel mondo virtuale delle quotazioni azionarie e nel portafoglio reale di una minuscola cricca di oligarchi.
Persistendo il perseguimento della remunerazione del capitale investito in gran parte in attività prive di valore economico la situazione continuerà a peggiorare. Senza un crash senza precedenti delle quotazioni azionarie e il crollo della bolla del credito non ci può essere una economia reale di nuovo florida, in nessun modo. Non che il crash determini automaticamente una buona economia, all’inizio sarà caos, ma una buona economia NON può convivere con bolle continue del credito (e quella azionaria è una bolla del credito alla decima potenza). Quindi vedete voi per chi fare il tifo.
Ah, …..però !!!
Adesso scopriamo che lo spread dipende da tanti fattori e che é in calo in tutti i Paesi dell’Eurozona?
Ma come, fino a ieri non dipendeva solo da Monti e/o da Berlusconi ?????
Forse che Monti sta per diventare il Presidente del Consiglio di tutti i Paesi dell’Eurozona ????
insomma finchè fare soldi con i soldi sarà più conveniente di fare soldi investendo nell’economia reale avremo economia down e finanza up, il QE gestito da questi attori serve solo a rimandare la resa dei conti finale, a fare un altro giro di giostra.
Chissà se lo spread incorpora l’aria fritta respirata dalla maggior parte degli operatori finanziari, insieme ai governatori delle banche centrali, politici ed in ultimo ma non ultimi i giornalisti.
Direi che lo spread tra il mercato virtuale e il reale ha toccato in questi giorni nuovi max.