Spread BTP Bund e mercato: quando la bolla si alimenta da più parti
I mercati stanno vivendo dei veri e propri saliscendi.
Facendo la somma delle parti, è evidente che i “scendi “ del mercato azionario sono volumetricamente ben più consistenti dei “sali”. E allora magari diciamo che in questo periodo, la vera regina dei mercati è la volatilità.
In questa fase decisamente RISK OFF, come spiegato precedentemente, torna di moda il bene rifugio. Oro su tutti, sicuro, ma no solo oro. Infatti anche il BUND non fa altro che aggiornare i suoi massimi. Avrete sicuramente letto articoli di questo tipo, qualche giorno fa…
(…) Il pessimismo è tornato a farla da padrone e lo spread è nuovamente decollato, superando i 160 punti base nel corso della seduta. Gli investitori si stanno rifugiando di nuovo negli asset sicuri come il Bund, il cui rendimento decennale è in netto calo allo 0,19%, mentre quello del Btp è in rialzo all’1,7% con spread in allargamento a 150,78 punti base con massimo intraday a 162,014 pb. Inoltre il costo di finanziamento dello Schatz biennale ha aggiornato il minimo storico al -0,54% e il rendimento del decennale americano è sui minimi dal 2012 all’1,63%, mentre quello biennale è allo 0,65%. (Source)
Spread BTP Bund
Quindi spread BTP Bund in rialzo nemmeno per demerito del nostro BTP, che è rimasto abbastanza stabile, ma sopratutto per merito del Bund che ha aggiornato i suoi massimi. Ma questi nuovi massimi sono solo dovuti allo scenario RISK OFF o c’è dell’altro?
In realtà manca un tassello a questo quadro, e l’ho scoperto parlando con un amico che lavora in un desk molto importante di una casa d’affari.
“Assicurare” il rendimento è una necessità!
Sembra infatti che sia sempre più bruciante la necessità di importanti compagnie assicurative di “coprirsi” da ulteriori diminuzioni dei tassi di interesse. Infatti molte polizze si ritrovano a dover riconoscere comunque ai clienti un rendimento minimo garantito, in un momento dove i tassi sono addirittura sotto zero. Pensate ad esempio alle polizze assicurative emesse in Svizzera o Germania, per citarne due a caso. Siccome il rendimento dei relativi titoli di riferimento (tenete conto che la duration media di una gestione eparata assicurativa è di circa 7-8 anni) è a ZERO, le compagnie assicurative si ritrovano costrette a comprare un particolare tipo di contratto che si chiama “swaption”: ovvero una protezione che permette loro di tutelare la gestione separata dal crollo dei rendimenti. Queste “swaption” sono vendute, appunto, da queste case d’affari le quali, poi però, devono “ricoprirsi” andando a comprare future sugli stessi titoli di stato, in particolar modo sulla parte lunga della curva e contribuendo in modo decisivo ad aumentarne il prezzo. Ecco perché lo spread BTP Bund si trova ad avere un valore molto “condizionato” non solo dal rischio paese ma anche da fattori diversi. Intanto però questo scenario mette in crisi la stessa BCE. Infatti guardate la percentuale di bond a rendimento negativo presente per le varie emissioni.
E’ chiaro che la stessa BCE, che come vincolo per il suo QE è ha lo sbarramento del tasso di deposito al di sotto del quale non deve andare negli acquisti, si ritrova sempre con meno “carta” da comprare. E quindi ecco un’altra chiarissima ed importante ragione secondo la quale la Bce, anche contro sua volontà (ma non è così) si ritroverebbe a dover per forza diminuire il tasso sui depositi per allargare il plafond dei titoli acquistabili.
Dite che stiamo generando una bolla speculativa nella bolla speculativa? Affermativo, è così, ma come già vi ho detto, questa è la seconda puntata della fase di normalizzazione. E temo che quest’ultima rischia di essere ben più devastante della prima, tanto da dover pensare che la stessa BCE, prima di permetterla, potrebbe inventarsi qualsiasi cosa al fine di tentare uan sorta di exit strategy di lungo periodo. Ecco che quindi, senza nemmeno volerlo, si andrebbe ad appoggiare artificiosamente quello che è lo scenario base che vediamo come prospettiva. Ricordate? Debt deflation… Ma il tempo, ci dirà…. Ora per tutto questo è presto. Pensiamo alla prima fase della normalizzazione, che è tuttaltro che terminata.
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DRAGHI: NESSUN DIALOGO CON ITALIA SU ACQUISTO CREDITI DETERIORATI
“Questione e’ se Npl cartolarizzati possono essere un collaterale”
(askanews) – Roma, 15 feb 2015 – Non esiste nessun dialogo della Bce con
il governo italiano sull’inconsistente ipotesi di “acquistare” i crediti
deteriorati delle banche italiane. “Non se ne parla proprio, non so da
dove venga questa storia che da 2 o 3 giorni circola sui media italiani”,
ha rilevato il presidente Mario Draghi durante una audizione al parlamento
europeo. “Non stiamo parlando di comprare alcunch¿. La questione e’ se
i crediti deteriorati cartolarizzati in Abs possano essere accettati dalla
Bce come collaterali”, ovvero garanzie sui rifinanziamenti concessi alle
banche.
“Bisogna ricordare che accettare come collaterale e’ diverso da acquistare.
La Bce – ha ricordato Draghi – ha emanato delle regole sui requisiti dei
collaterali che si applicano a tutti gli Abs, che prevedono di avere almeno
una ‘A’ singola come secondo miglior rating. Questo non precluderebbe
a priori l’uso di Abs da crediti deteriorati. E’ importante capire che
le nostre regole ci impediscono di discriminare in un senso o nell’altro”
questo o quel titolo.
Infine “finora – ha rivendicato Draghi – non abbiamo avuto mai perdite
sui nostri collaterali”.
@pecunia. Bene hai fatto a riportare le parole di Draghi che contengono spunti interessanti.
1) la puntualizzazione piccata di Draghi volta a smentire il ventilato acquisto da parte della BCE di bad loans delle banche italiane mostra che si tratta di un nervo scoperto. Certo, Draghi nega l’acquisto, ma intanto ammette che i bl cartolarizzati possano essere accettati come collaterale e scusatemi se è poco visto che una banca può così continuare a finanziare e a finanziarsi in modo indisturbato: insomma ottiiene comunque denaro o lo “crea” as usual.
2) la chiusa “finora non abbiamo mai avuto perdite sui nostri collaterali” mostra a ben guardare, oltre all’ego del personaggio, anche una luce sinistra: appunto “FINORA” e siccome “del doman non v’è certezza”…
3) Non so se si crea un altro precedente accettando come collaterali degli ABS con dentro dei bad loans ma è certo che si aggiunge un altro tassello estremamente instable a una piramide sempre più grande. Se da una parte, come sembra, pare si stia assistendo a un’operazione di deleveraging operata da grandi istuzioni con al centro dei derivati, dall’altra istituzioni formalmente pubbliche (lo so benissimo che non è così, ma la BCE non dovrebbe essere la banca centrale dei cittadini dei paesi aderenti all’euro?) si configurano sempre più come architravi surretizie di mercati alla deriva e vieppiù gonfiati dai debiti, assumendo allo scopo anche il ruolo di gigantesche “pattumiere”.
Salve DT
molto, molto interessante quanto rimarchi in questo post.
OT:
hai sentito cosa ha appena seccamente, con ragione!, risposto MR Draghi al giornalista tedesco, a proposito di riacquisto di assets, vedi ABS, ed a proposito di tassi bassi… nonché QI ?