Sfida alla Globalizzazione: Il Piano Draghi per Innovazione e Sostenibilità nell’UE

Scritto il alle 08:39 da Danilo DT

L’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha recentemente presentato un ambizioso piano per rilanciare la competitività dell’Unione Europea. Questo progetto nasce dalla constatazione che, negli ultimi trent’anni, l’Europa ha subito una significativa perdita di competitività a livello globale in numerosi settori industriali. In realtà già abbiamo anticipato molto in QUESTO POST  ma il “Piano Draghi” adesso è stato svelato e merita di essere analizzato.

Piano Draghi: Piano Marshall 2.0

Il piano Draghi prevede investimenti annuali per 800 miliardi di euro, con l’obiettivo di colmare il divario nell’innovazione, implementare una decarbonizzazione sostenibile e ridurre la dipendenza da fornitori esterni per materie prime e tecnologie strategiche.

Questa proposta rappresenta un tentativo concreto di riaffermare il ruolo dell’Europa nell’economia globale e stimolare la crescita economica del continente. E noi sappiamo benissimo come invece la competitività dell’Europa stia collassando.

Sia ben chiaro, il piano Draghi non rappresenta una novità assoluta, ma piuttosto la formalizzazione di tendenze già emerse in diversi paesi europei, soprattutto in seguito alla pandemia. Si tratta di un approccio che mira a sostenere le industrie nazionali in settori considerati strategici, sollevando interrogativi sul modello di allocazione delle risorse che si sta delineando.

Questa direzione sembra allontanarsi dal tradizionale modello di libero mercato, muovendosi verso una forma di regia centralizzata che indirizza le risorse verso settori ritenuti cruciali. Sebbene la competitività nasca principalmente dall’iniziativa privata, è innegabile che si stia assistendo a un crescente intervento politico nell’economia. Ma è questa la strada giusta? Intanto come finanziare il tutto? Attraverso l’indebitamento.

Mentre si potrebbe argomentare che un aumento della crescita economica renderebbe questo debito più sostenibile, questa ipotesi rimane da verificare. Ciò che appare certo è che questa strategia comporta un significativo aumento del debito pubblico, esponendo potenzialmente l’economia a rischi di crisi e svalutazione della moneta.

Fonti autorevoli come il Financial Times e l’Economist hanno analizzato approfonditamente il piano Draghi, evidenziando sia le opportunità che le sfide che esso presenta, mettendo giustamente in luce il rischio di stabilità finanziaria a lungo termine dell’Unione Europea.

Nel mio piccolo, volevo continuare a sottolineare che una strada da percorrere, soprattutto in Italia, deve essere la “traslazione” dei capitali verso i private markets. I risparmiatori devono diventare loro stessi i finanziatori della nuova ripartenza economica. Aumentando solo il debito, non ne verremo mai fuori. CLICCATE QUI per riprendere l’argomento e meglio capire cosa intendo dire.

Danilo DT

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