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RISPARMIO: è fuga dai bond bancari!

Scritto il alle 15:42 da Danilo DT

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La raccolta rappresenta da sempre una delle due voci principali di un bilancio di una banca. Gli istituti di credito devono infatti innanzitutto raccogliere il denaro sul marcato per poi impiegarlo. In questi ultimi mesi però l’attività delle banche italiane sta cambiano e non di poco. Da una parte la BCE ha quasi sostituito l’attività della raccolta tradizionale delle banche (gli istituti di credito possono permettersi di finanziarsi direttamente con la BCE anzichè raccogliendo il denaro presso la clientela) e dall’altra gli impeghi , visto lo spread tra i tassi di bond e mutui, sono sempre più limitati, senza poi dimenticare il sempre preoccupante tasso di NPL (sofferenze bancarie).
La notizia apparsa oggi sul sito dell’ANSA sarebbe stata fautrice di un terremoto finanziario in altri tempi. Oggi invece non è così.

(ANSA) – ROMA, 18 OTT Sempre più ‘fuga’ del risparmio delle famiglie italiane dalle obbligazioni bancarie, specie dopo il varo della direttiva sul Bail in, che rifluiscono verso il risparmio gestito. (…) il peso delle obbligazioni bancarie sulla ricchezza finanziaria delle famiglie era tornato sotto il 5%. Inoltre, nota la ricerca, circa il 40 per cento dei titoli bancari detenuti a maggio 2016 scadrà entro il 2017; il 90% entro il 2020. In assenza di nuovi acquisti, la loro quota scenderebbe a meno dell’1 per cento della ricchezza finanziaria del settore.

Tutto chiaro. Le banche preferiscono LORO STESSE sostituire le emissioni dei bond con altre forme di raccolta, utilizzando come detto la BCE in tutte le sue forme. E per chi è cliente ed ha delle scadenze? Inutile fare delle emissioni che risulterebbero poi antieconomiche per l’istituto. Meglio dirottare il cliente sul risparmio gestito, polizze, gestioni patrimoniali. Insomma su tutto quello che fa commissioni. Allora non chiamiamola FUGA. Il cliente è “accompagnato” cortesemente fuori dai bond bancari e direzionato su altre forme di investimento decisamente più remunerative, magari con un TER che si avvicina (oppure supera) il 2% all’anno.
Quindi confermiamo quanto scritto in QUESTO POST sulla consulenza finanziaria. Le banche ed il sistema, spesso, ha trasformato il modello di business delle banche. La voce predominante sarà per i prossimi anni non il “guadagno” dalla negoziazione del denaro (che sarebbe la logica per “fare banca”) ma le commissioni. Banca che quindi diventa innanzitutto ente erogatore di servizi.

Due sono le domande:

1) se quindi accollo al cliente molte commissioni, devo giustificarle con un servizio migliore e quantomeno diverso rispetto a prima. In quanti casi è effettivamente così? Quante volte, invece, il cliente diventa una semplice FONTE DI BUSINESS (o se preferite, un pollo da spennare) nascondendosi in una consulenza pilotata e di bassa qualità, in cui la banca è “win-win” (ci guadagna sempre e comunque) e il cliente invece è certo solo di fior di commissioni, la maggior parte delle quali sono anche implicite e non visibili agilmente dal cliente che non ha la possibilità e la cultura finanziaria per approfondire la questione?

2) oggi il mercato si muove su queste NUOVE coordinate. Ma sarà per sempre così? In altri termini, siamo certi che il futuro del sistema bancario sia sempre più incentrato alla vendita di teorici servizi e la negoziazione del denaro diventi sempre attività meno core?

Quanto sta accadendo è, tanto per cambiare, figlio di una politica monetaria non convenzionale che ha cambiato i connotati al’economia, alle banche e alla finanza. Figlia quindi di un esperimento che non ha precedenti storici che possano permettere dei confronti. tenuto conto che le banche sono pur sempre il “motore” dell’economia, non sono poi così convinto che questa evoluzione del sistema (dovuta appunto alla bassa redditività della vecchia attività, aggiunta alla necessità di fare utili) sia poi così salutare per lo snaturato sistema bancario. Sarà il tempo (tra tanti anni) a darcene responso.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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