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Q Ratio di Tobin
Continuando sulle stesse coordinate del post dedicato al CAPE di Shiller, ecco un altro interessante medito di analisi ideato da James Tobin.
Si tratta del “Q-Ratio” e rappresenta il rapporto fra il valore di mercato del capitale aumentato delle passività nette e il costo di sostituzione delle immobilizzazioni . E’ in pratica un indicatore della convenienza di un investimento. Andando a prendere un grafico di valutazione che parte dal 1950 ad oggi, intendendo come “fair value” il livello di 1, notiamo che il mercato è sempre stato decisamente sopravvalutato. Il crollo di marzo ha portato, pensate un po’ , dopo ben 18 anni, ad un livello di “fair value” almeno secondo questo criterio di valutazione. Se poi andiamo a prendere i dati del 2000, beh, c’è da rabbrividire.
Comunque sia il “Q-Ratio” parla chiaro. Il mercato è comunque sopravvalutato, anche se non come in passato. Non dimentichiamoci però che, rispetto al CAPE di Shiller, qui non viene fatta nessuna ponderazione col ciclo economico. E questo quindi ipotizza una situazione macroeconomica ed uno scenario “neutro”, cosa che non ritengo corretta, in quanto tutto possiamo dire, tranne che il momento sia assolutamente anonimo o ordinario.
Q-Ratio: il grafico
In linea di massima, quando il “Q-Ratio” è maggiore di uno, significa che il mercato è caro o che comunque il valore di mercato delle società è superiore agli attivi registrati dalle stesse.
E malgrado tutto ciò, il “Q-ratio” ci dice che il mercato è caro. Mi fermo qui.
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