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PETROLIO protagonista quando arriva la crisi in Medio Oriente
Come temevo, il mercato dimostra di avere le spalle larghe. Il rischio di avere un mercato non così negativo in un contesto di grande tensione geopolitica.
La reazione dei mercati globali è stata innanzitutto negativa, con Asia ed Europa in tensione, e come si scriveva in questo POST, caccia al bene rifugio (safe haven) con oro, petrolio e USD sugli scudi.
Ma poi arriva l’apertura di Wall Street che resta benchmark assoluto e che è la “parte in causa” visto che sono proprio gli USA che hanno attaccato il Medio Oriente. E tutto si rovescia.
(…) Wall Street riduce le perdite con cui aveva aperto la seduta dopo l’escalation delle tensioni fra Washington e Teheran. A un’ora dalla chiusura, il Dow Jones è stabile (-0,01%) mentre l’S&P 500 guadagna lo 0,08% e il Nasdaq Composite lo 0,2%. Dopo aver avviato la giornata in netto rialzo, i prezzi del petrolio hanno invece azzerato i guadagni con il benchmark Usa (Wti) sostanzialmente stabile a 63 dollari al barile e il Brent a 68,5 dollari. Il Brent ha superato per un attimo in mattinata la soglia psicologica dei 70 dollari. (…) [Source]
Curioso l’andamento del petrolio, quindi, che addirittura ritraccia. Secondo Goldman Sachs l’attuale premio al rischio incorporato nei prezzi del greggio è già elevato. Io ho trovato però anche un’analisi statistica alternativa molto interessante. Un’analisi degli hedge fund di Kensho citata dalla CNBC che ha rilevato come i prezzi del greggio vedono un cambiamento positivo oltre l’80% delle volte nel mese successivo ai principali eventi di crisi in Medio Oriente. E dopo 3 mesi, la performance del petrolio resta sempre quella più positiva anche se è interessante vedere come i safe haven “passano di moda” e torna protagonista l’equity.
Sarà solo statistica, ma è sicuramente interessante, anche se, occorre ripeterlo, in passato non si è mai visto un mercato in queste condizioni di esorbitante liquidità. Però leggete cosa ci racconta Moody’s…
“Un duraturo conflitto” fra Stati Uniti e Iran causerebbe “shock economici e finanziari” in grado di “peggiorare le condizioni operative e di finanziamento”. Lo afferma l’analista di Moody’s Alexander Perjessy, sottolineando che un “prolungato conflitto avrebbe potenziali conseguenze globali, in particolare tramite gli effetti sul prezzo del petrolio”. (Source)
This time is different?
STAY TUNED!
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