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Unione Europea, Gas Naturale e la questione russa
Qualche settimana fa ho letto una notizia importante sul gas naturale, specie per le sue implicazioni.
Come spesso accade… i media italiani non le ha dato molta importanza.
Non ve la svelo adesso… visto che ne tratterò più avanti!
La Russia è il principale detentore al mondo di riserve di gas naturale ([1] e [3]): ha riserve pari a circa 45 migliaia di miliardi di m³, il 23% delle riserve mondiali.
Nota: 1 cubic foot = 0,0283168 m³
Il seguente mostra la suddivisione delle riserve mondiali ([4]).
Per riuscire a comprendere l’ordine di grandezza l’ordine di grandezza delle riserve russe, l’Italia, nel 2009, ha avuto un fabbisogno di circa 70 miliardi di m³ di gas naturale ([2]).
Le riserve russe sarebbero sufficienti a coprire circa 650 anni di consumi!
Le nazioni che seguono la Russia nel suo primato, sono l’Iran (16%) e il Qatar (14%).
Questi tre Stati, da soli, detengono oltre la metà delle riserve mondiali.
Nel 2009 la Russia risultava il secondo produttore al mondo di gas naturale, al seguito degli Stati Uniti (rispettivamente circa 540 e 595 miliardi di m³).
Le spetta anche un altro primato: essere il maggiore esportatore al mondo di gas naturale (circa 200 miliardi di m³).
La società Gazprom controlla circa il 90% della produzione russa e il 65% delle riserve (anche attraverso joint-venture con altre imprese del settore energetico). Ha il monopolio nell’esportazione all’estero del gas naturale.
L’Unione Europea, al 2009, deteneva riserve pari a solo 2,5 migliaia di miliardi di m³ di gas naturale, corrispondenti a circa l’1,3% di quelle mondiali.
Adesso vediamo la suddivisione mondiale dei consumi di gas.
Come appare evidente, l’Europa, giusto per non farsi mancare nulla, consuma 460 miliardi di m³, che corrisponde a circa il 17% del consumo mondiale. Il 41% lo importa dalla Russia grazie a Gazprom.
Altro problema: la produzione annuale dell’UE è in calo, per cui aumentano proporzionalmente le importazioni.
Inoltre, il gas naturale importato serve principalmente per il settore industriale e per la produzione di energia elettrica!
E l’Italia?
Nel 2009 ha importato circa 70 miliardi di m³ di gas: il 15% dell’intero consumo europeo!
Ecco da dove proviene il gas che consumiamo:
Sulla base di questi dati, è evidente che le fonti di approvvigionamento del gas naturale per l’Unione Europea assumono un ruolo di primaria importanza.
Il seguente schema ([4]), preparato dal Centro di ricerca per il Congresso degli USA (Congressional Research Service) sulla base dei dati della BP, mostra il commercio mondiale del gas naturale.
Il continente europeo è il principale destinatario. Provenienza principale: la Russia.
La dipendenza energetica da un unico fornitore principale è estremamente delicata, specie a livello economico, industriale, sociale e quindi geopolitico.
Ne abbiamo sperimentato gli effetti quando, nel 2006 e 2009, la Russia durante il conflitto per il gas naturale con l’Ucraina e Bielorussia, ha deciso di tagliare temporaneamente l’approvvigionamento all’Unione Europea. Abbiamo assistito ad un calo immediato delle forniture di circa il 25-30% e siamo dovuti ricorrere per diversi giorni principalmente ai soli luoghi di stoccaggio delle riserve, sperando che, nel giro di breve tempo, la Russia trovava una soluzione “politica” con l’Ucraina e la Bielorussia (rammento che la stessa Unione Europea partecipò alla mediazione…).
L’Unione Europea è sempre stata al corrente di questa situazione (l’opinione pubblica di meno… purtroppo!)
Già nel lontano 2000 ([5]) aveva emanato un Libro verde dal titolo “Verso una strategia europea di sicurezza dell’approvvigionamento energetico”.
Cito una frase emblematica:
“Siamo costretti a riconoscere che, nonostante le varie crisi che affliggono l’economia europea negli ultimi trenta anni, non vi è stato un vero dibattito sulla scelta delle fonti di energia e tanto meno una politica energetica per quanto riguarda la sicurezza dell’approvvigionamento”
In pratica si era accorta di dipendere energeticamente per il 50% dall’estero (pari all’1,2% dell’intero PIL europeo di allora) e che, secondo le stime di allora, entro il 2020-2030 tale dipendenza poteva raggiungere la ragguardevole cifra del 70% (90% per il petrolio)!
In particolare, per il gas naturale, la dipendenza dalla Russia era del 40% (all’incirca come oggi).
Cito un’altra frase: “L’Unione europea non dispone ancora di tutti i mezzi per influenzare il mercato internazionale” dell’energia.
Era questo l’obiettivo principale: riuscire ad influenzare il mercato internazionale dell’energia!
Non si accontentava quindi di “massimizzare l’autonomia energetica o minimizzare la dipendenza, bensì di ridurre i rischi legati a quest’ultima”.
Come?
“Delineando una strategia energetica a lungo termine:
– riequilibrare la politica dell’offerta con azioni chiare a favore di una politica della domanda;
– avviare un’analisi sul contributo a medio termine dell’energia nucleare;
– prevedere un dispositivo rafforzato di scorte strategiche e nuove vie di importazione per gli idrocarburi, settore caratterizzato dall’aumento delle importazioni.”
“Tuttavia l’assenza di un consenso politico a favore di una politica energetica comunitaria limita le possibilità di intervento.”
Come vedete, dalle citazioni che ho riportato in corsivo, la consapevolezza c’era tutta… e anche l’iniziativa, specie per tentare di risolvere, sul lungo termine, il problema dell’approvvigionamento.
In più c’era un altro problema: era prevista la continua diminuzione della produzione interna di gas naturale, soprattutto per le poche riserve a disposizione.
Com’è andata a finire?
Nel giugno 2002 venne presentata una relazione finale sul Libro verde ([6]) al Consiglio e Parlamento europeo.
Riassumo per citazioni.
“Il Libro verde propone una strategia chiara, imperniata sul controllo della domanda. Ha il merito di sottolineare che i margini di manovra dell’Unione sull’offerta di energia sono ristretti, soprattutto a causa delle risorse proprie limitate o in taluni casi poco competitive, come il carbone.”
“Bisogna quindi intervenire sulla domanda (contenerla e orientarla), contrariamente agli Stati Uniti che, nel loro piano energetico annunciato nel maggio 2001, si preoccupano di rispondere alla domanda con un’offerta sempre maggiore”
Quindi la soluzione stava nel distaccarsi dalla politica energetica americana e tentare di controllare la domanda, riducendola oppure orientandola su altre fonti.
In che modo?
“… migliorare l’efficienza energetica entro il 2010” con l’ausilio di una tassazione dell’energia adatta a questo scopo;
“produzione di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili” (direttiva del 2001) con lo scopo di ottenere che “nel 2010 il 22% del consumo di elettricità nell’Unione dovrebbe essere prodotto da fonti energetiche rinnovabili”;
“direttiva sul risparmio di energia negli edifici… per limitare il consumo energetico in questo settore che rappresenta il 40% dell’energia consumata nell’Unione europea”. “…economizzare circa il 22% di questo consumo… con buone condizioni di risparmio e di efficienza”;
“Libro bianco sulla politica dei trasporti per una gestione controllata della mobilità”, visto che il settore dei trasporti “rappresenta il 32% del consumo energetico”.
”investimenti nel settore dell’energia nucleare, visto che “bisogna tener presente che l’abbandono totale dell’energia nucleare significherebbe che il 35% della produzione di elettricità dovrebbe provenire da fonti energetiche convenzionali e dalle rinnovabili”;
“un piano europeo per lo sviluppo delle infrastrutture di gas e di elettricità e il cofinanziamento prioritario… di una dozzina di progetti di interconnessione dichiarati d’interesse europeo”;
“sviluppare un concetto di sicurezza dell’approvvigionamento su scala del continente europeo che da solo permetterà di garantire il controllo del suo destino energetico: … il dialogo avviato dall’Unione europea con la Russia mira a creare, una nuova solidarietà energetica”.
Inutile dire che a tutt’oggi, molti degli obiettivi dichiarati… sono rimasti ancora sulla carta! Siamo molto distanti dal poter dire di averli raggiunti!
Ma, correttamente, è meglio porsi obiettivi grandi e difficilmente raggiungibili… per riuscire almeno a “smuovere” qualcosa e realizzarne una piccola parte.
Sarà probabilmente per questo che nel luglio 2006 è stata emanata una direttiva ([7]) che “stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi… equivalenti almeno a 90 giorni del consumo interno medio giornaliero nel precedente anno civile”.
Tempismo perfetto… visto che sulla direttiva ha significativamente inciso, pochi mesi prima, lo scontro energetico fra Russia e Ucraina in primis, Bielorussia poi!
Adesso vediamo in che cosa consiste questa tanto conclamata “solidarietà energetica” incentrata con la Russia (e ci avviciniamo alla notizia che citavo in premessa…).
La seguente mappa, la cui fonte è la East European Gas Analysis ([8]), mostra i gasdotti che, provenienti dalla Russia, riforniscono l’Unione Europea.
Sono gestiti dalla Gazprom.
Lo stesso schema, in base allo spessore delle linee, rappresentata la portata di gas naturale.
Se volete approfondire, nel link riportato nella nota [8], è presente anche una tabella che riporta le capacità di ogni gasdotto e i Paesi destinatari (tra cui anche l’Italia).
Vi sarete accorti subito che quasi tutti i gasdotti passano per l’Ucraina e per la Bielorussia.
Quindi ricapitoliamo le posizioni.
Abbiamo da un lato l’Unione Europea… che vuole creare al suo interno una infrastruttura strategica per la fornitura del gas naturale… in maniera da poter “diversificare” i fornitori e ridurre la dipendenza energetica da quello principale, per evitare situazioni di crisi energetica.
Contemporaneamente però, visto tale dipendenza, vuole creare una sorta di “solidarietà energetica” con la Russia.
Dall’altro lato abbiamo la stessa Russia, che considera l’Europa un mercato del gas molto redditizio, vista la sua dipendenza dall’estero (oltre ad essere relativamente vicino). Per questo ci tiene a “curare” i rapporti con il cliente, cercando di essere il più affidabile possibile nella fornitura (per evitare che l’Europa scelga di diversificare l’approvvigionamento). Deve quindi risolvere il problema del passaggio del gas attraverso l’Ucraina e la Bielorussia (ricordo che tramite questi paesi passa quasi tutto il gas naturale destinato all’Europa).
In più, la vendita di gas naturale incide molto sul PIL russo (circa il 10%).
Ecco spiegato perché nasce il progetto di tre gasdotti: il Nabucco, il South Stream e il North Stream (sono tratteggiati nella mappa).
NABUCCO
Il gasdotto Nabucco ([9]) costituisce uno dei progetti di energia più importanti finanziati dall’Unione Europea (Corridoio Sud) per rafforzare la sua infrastruttura di approvvigionamento di gas naturale.
La mappa seguente ne mostra il percorso e la tempistica di realizzazione:
Alcuni dati: è lungo 3.900 km e ha una portata di 31 miliardi di m³ l’anno.
Attualmente il progetto, dopo lo studio di fattibilità finanziato per il 50% dall’UE, viene gestito da una società, la Nabucco Gas Pipeline International GmbH: gli azionisti sono Bulgarian Energy Holding (Bulgaria), Botas (Turchia), MOL (Ungheria), OMV (Austria), RWE (Germania), Transgaz (Romania) (vi rimando alla nota per approfondimenti).
Il 13 luglio 2009 è stato firmato ad Ankara (Turchia) un trattato intergovernativo della durata di 50 anni tra i paesi dove transita: Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria e Turchia (soprattutto politico).
Se il gasdotto verrà ultimato, i Paesi fornitrici di gas dovrebbero essere innanzitutto la Georgia e l’Iraq, seguiti dall’Iran, il Turkmenistan, il Kazakistan, Azerbaijan, l’Egitto e, forse, la stessa Russia (ci sono state molte defilazioni… su probabili pressioni della Russia… più avanti capirete perché).
Il progetto ha incontrato spesso problemi di finanziamento oltre a subire diversi slittamenti. L’ultimo, poco tempo fa: il 6 maggio 2011 ([10]). Memorizzate questa data (… fra poco vi svelerò il perché).
Un approfondimento sulle vicissitudini del progetto, lo trovate negli articoli di stampa segnalati nella nota n. 11.
SOUTH STREAM
Il gasdotto South Stream nasce il 23 giugno 2007 da un accordo di intesa fra Gazprom ed ENI ([12]): è in pratica la controffensiva della Russia al progetto Nabucco.
Anche questo progetto (presentato il 25 maggio 2011 a Bruxelles) nasce per aiutare l’Unione Europea a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di gas naturale. Ovviamente su iniziativa della Gazprom (dimenticavo… la solidarietà energetica!).
Esaminiamo il percorso e quali sono gli Stati interessati e le aziende partecipanti ([13]):
Tempi di realizzazione:
Alcuni dati: la lunghezza dipenderà dal tragitto scelto; la portata finale sarà di 63 miliardi di m³ l’anno (il doppio del Nabucco).
Anche se il progetto è partito in ritardo rispetto al Nabucco… finirà prima!
Vi ricordate che ad Ankara il 13 luglio 2009 era stato firmato un accordo intergovernativo per il Nabucco? Meno di un mese dopo (agosto 2009), è stato firmato con la Russia “un protocollo di cooperazione nel settore del gas che dà un primo via libera della Turchia ai lavori per il gasdotto South Stream nel Mar Nero” ([14])!
NORTH STREAM
Il gasdotto North Stream ([15]) nasce nel ’97 da uno studio di fattibilità (specie per l’impatto ambientale) per la creazione di un gasdotto che doveva attraversare il Mar Baltico e portare il gas dalla Russia alla Scandinavia ed infine all’Europa. Venne creata una joint venture di cui faceva parte Gazprom.
Nel 2001 l’Unione Europea riconosce l’importanza strategica dell’opera per l’infrastruttura energetica europea (la Germania in particolare… ricordo che il cancelliere tedesco di allora venne poi nominato, nel 2005, a capo del consorzio del North Stream).
Ma il progetto venne varato effettivamente nel settembre 2005, con la firma tra Gazprom, e la BASF e E.ON di una lettera di intenti per la creazione di un gasdotto. Un anno più tardi nacque il consorzio Nord Stream AG (oggi il consorzio è costituito da Gazprom (51%), Wintershall Holding GmbH, E.ON Ruhrgas AG, N.V.Nederlandse Gasunie, GDF SUEZ S.A.).
I lavori iniziarono effettivamente nell’aprile 2010.
Vediamone il tracciato:
I dati: è lungo 1.224 km e ha una portata di 55 miliardi di m³ l’anno (poco meno del South Stream).
La portata dovrebbe essere sufficiente per coprire l’11% della domanda di gas naturale che l’UE avrà nel 2030 in base alle stime attuali.
Tempi di realizzazione: prima linea da completare nel 2011 e la seconda nel 2012!
Adesso svelo finalmente la notizia accennata in premessa.
Il 5 maggio 2011 il consorzio North Stream comunica ([16]) di aver completato la posa della prima linea del gasdotto e che inizierà a pompare gas in Germania a partire dal prossimo autunno.
Vi rammentate la data del rinvio del programma di completamento del Nabucco?
6 maggio 2011: ma guarda che coincidenza!
Vi lascio con un dubbio amletico: Nabucco o non Nabucco?
Lampo
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[1] Fonte – EIA – U.S. Energy Information Administration: http://www.eia.gov/countries/cab.cfm?fips=RS.
[2] Fonte – EIA – U.S. Energy Information Administration: http://www.eia.gov/countries/country-data.cfm?fips=IT.
[3] Fonte – BP – Statistical Review of World Energy 2010: http://www.bp.com/subsection.do?categoryId=9023762&contentId=7044550.
[4] Fonte – Congressional Research Service – Global Natural Gas: A Growing Resource: http://opencrs.com/document/R41543/.
Il documento è stato elaborato sulla base dei dati contenuti nella fonte riportata nella nota n. 3. I grafici a torta presenti nell’articolo sono stati estrapolati da questa pubblicazione.
[5] Fonte – Unione Europea: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52000DC0769:EN:HTML
[6] Fonte – Unione Europea: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52002DC0321:IT:HTML
[7] Fonte – Unione Europea: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2006:217:0008:01:IT:HTML
[8] Fonte – EEGAS – East European Gas Analysis: http://www.eegas.com/fsu.htm
[9] Fonte – Nabucco Gas Pipeline International GmbH: http://www.nabucco-pipeline.com/portal/page/portal/en
[10] Fonte – Nabucco Gas Pipeline International GmbH: http://www.nabucco-pipeline.com/portal/page/portal/en/press/NewsText?p_item_id=A297E805CEADAB20E040A8C002017939; New York Times:
http://www.nytimes.com/2011/05/10/business/global/10nabucco.html?_r=1&&opattr=Europe_s_Nabucco_Pipeline_Delayed_Again
[11] Fonte – World Politic Review – Nabucco Follies: State Department Shills for EU Pipeline to Carry Iranian Gas: http://www.worldpoliticsreview.com/articles/1815/nabucco-follies-state-department-shills-for-eu-pipeline-to-carry-iranian-gas
Fonte – Il Sole 24 Ore – Gas, via libera al Nabucco: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/07/gas-via-libera-nabucco.shtml?uuid=b5cc1ca0-7048-11de-af02-caa548ec7aae&DocRulesView=Libero
[12] Fonte – ENI – Eni e Gazprom firmano intesa per il progetto South Stream: http://www.eni.com/it_IT/media/comunicati-stampa/2007/06/Eni_e_Gazprom_firmano_intesa_p_23.06.2007_1192442373264.shtml?menu2=archivio-media&menu3=comunicati-stampa
[13] Fonte – South Stream: http://south-stream.info/fileadmin/download/2505_presentation/ss-presentation-large_V.pdf
[14] Fonte – Il Sole 24 Ore – Firmato l’accordo Turchia-Russia per il gasdotto South Stream: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2009/08/gasdotto-south-stream-accordo.shtml?uuid=c771ee6c-8295-11de-8bca-995fb1c0d566
[15] Fonte – North Stream:
http://www.nord-stream.com/fileadmin/Dokumente/1__PDF/5__Misc/The_Project_The_Environment_brochure.pdf
[16] Fonte – North Stream: http://www.nord-stream.com/en/press0/press-releases/press-release/article/nord-stream-lays-last-pipe-of-first-gas-pipeline-through-the-baltic-sea.html?tx_ttnews%5BbackPid%5D=24&cHash=6397b2af6b
Fonte – Reuters: http://uk.reuters.com/article/2011/05/04/europe-gas-pipeline-idUKLDE7431M720110504
Questo è quello che vuole la Germania… ma se lo può permettere, visto che dal prossimo autunno arriverà gas naturale a go go che può sfruttare per produrre energia elettrica. Non per niente è proprio notizia di questi giorni l’abbandono del nucleare.
Ma la Francia siamo sicuri che può fare altrettanto?
Il 20-20-20 è ancora molto lontano… e secondo gli obiettivi del 2000 oggi doveva essere già raggiunto.
Qui, sul settore energetico, secondo me si gioca il futuro industriale dei Paesi aderenti all’UE. chi avrà diversificato… e sarà meno dipendente dall’estero… ci guadagnerà in competitività… gli altri (tra cui noi…) ci perderanno.
Provate già a confrontare il nostro prezzo dell’energia elettrica con quello dei Paesi UE. Le nostre aziende partono già svantaggiate… a seconda dell’utilizzo più o meno marcato che fanno dell’energia per produrre il loro prodotto finito…
Gran bel post !!!
DREAM !!! PAGA DOPPIA !!!!
Quindi buttati li con nonchalance alcuni pensieri…
Se io fossi il Sig. USA quanto sarei felice di vedere l’alleato storico che ho sempre tenuto per le palle , buttarsi nelle mani del nemico altrettanto storico’
Qual’è il percorso a più rischio destabilizzazione da piccole guerre di teatro?
Un pur piccolo incidente in una qualsiasi centrale nucleare potrebbe essere funzionale ad evitare pensieri che possano creare una concorrenza sgradita?
Se io fossi il signor Deutche e potessi approvigionarmi per primo, quanto sarei sollecito a fare in modo che anche le industrie mie concorrenti negli altri Stati possano avere velocemente una Pipeline dedicata?
E il Sig. Cina sarebbe interessato in qualche modo all’articolo?
Della serie …il Risiko a me mi fa una pippa.
Salve blog!
Avevo postato questo grafico i primi di Maggio, ma è ancora molto attuale, se non il ritardo dei target, ma arriveranno … è rimasta una delle poche commodities neutral/ribassista…
Vostre opinioni?
Personalmente ritengo il gas naturale un asset interessante per il futuro.
I motivi sono molteplici, ne accenno solo qualcuno:
– la produzione è in calo (per compensare il grosso deprezzamento avvenuto nell’ultimo periodo e per… far fuori i piccoli produttori);
– la richiesta per la produzione di energia elettrica, a causa del crescente abbandono del nucleare, aumenterà;
– i consumi stimati da chi è già dipendente dalle fonti rinnovabili (tra cui il gas) sono tutti in aumento nei prossimi anni;
– è in corso un accentramento di grosse aziende (stile OPEC) che probabilmente riuscirà a decidere o almeno ad influenzare il prezzo nei prossimi anni.
– la Russia ha una grossa dipendenza del suo PIL dall’esportazione del gas naturale;
– la corrente del golfo ha qualche problemino… per cui probabilmente l’Europa, che come riportato all’interno del post è uno dei maggiori consumatori ed importatori di gas, ne avrà bisogno ancora di più per scaldarsi nei prossimi inverni (l’efficienza energetica dei nuovi edifici.. è marginale rispetto al deterioramento dell’isolamento di quelli costruiti!).
Ovviamente quanto indicato vale con un’ottica di lungo periodo, certamente non per la speculazione a breve termine (della serie compra… e dimenticati per qualche anno).
Rimane sempre a sfavore di tali motivazioni, l’incognita di qualche scoperta scientifica o applicazione industriale di quelle attuali che renda l’energia più a buon mercato e non più accentrata in grosse aziende multinazionali (leggi cartello prezzi) ma distribuita a livello di singolo (un po’ come sostiene Rifkin nei suoi libri per intenderci): intendo ad esempio tipo una fusione a freddo oppure dei pannelli fotovoltaici veramente efficienti oppure le ricerche in corso sullo sfruttamento della fotosintesi per produrre energia. Per me rimane un’utopia… Mi spiego: non intendo che non arriveremo a tali scoperte o applicazioni ma che comunque i grossi gruppi hanno il potere di comprare i brevetti (lo fanno già sistematicamente ad esempio per i sistemi di immagazzinamento di energia: le batterie) e di farci pagare l’energia prodotta a basso costo grazie alle nuove scoperte al prezzo attuale di mercato o poco meno. Preferisco quindi puntare sui settori di nicchia… dove lasciano fare… finché si tratta appunto di una nicchia che non va a ledere i loro interessi se non marginalmente (tipo auto ibride)!
Spero di averti dato ragioni sufficienti.
Poi per sapere su che strumenti finanziari adottare per sfruttare eventualmente tale “probabile” opportunità (non c’è certezza ovviamente)… lascio a DT e a chi è più esperto di me rispondere.
ottofranz: Gran bel post!!!
Se io fossi il Sig. USA quanto sarei felice di vedere l’alleato storico che ho sempre tenuto per le palle , buttarsi nelle mani del nemico altrettanto storico’ Qual’è il percorso a più rischio destabilizzazione da piccole guerre di teatro?Un pur piccolo incidente in una qualsiasi centrale nucleare potrebbe essere funzionale ad evitare pensieri che possano creare una concorrenza sgradita?Se io fossi il signor Deutchee potessi approvigionarmi per primo, quanto sarei sollecito a fare in modo che anche leindustrie mie concorrenti negli altri Stati possano avere velocemente una Pipeline dedicata?E il Sig. Cina sarebbe interessato in qualche modo all’articolo?
Della serie …il Risiko a me mi fa una pippa.
Scusa ma non c’ho capito una pippa. Se qualche anima pia mi fa capire perché sono così limitato 😉 …
complimenti !!!! bel post !!!!
due domande:
1- mi sembrava di aver letto che gli USA avrebbero la possibilità di aumentare la scoperta di immense riserve, ma l’EPA ne proibisce lo sviluppo per questioni ecologiche.
Mi sembra una mezza balla, ma vorrei sapere il tuo parere.
2- il trasporto del gas (allo stato liquido) avviene anche attraverso navi cisterna, se non sbaglio. Quali sono le nazioni che sono più attrezzate per ricevere tale tipo di gas e qual’è la situazione italiana al riguardo????
Provo a rispondere… tieni conto che non sono un esperto in materia:
1. Ti cito un articolo del NYT che dovrebbe risponderti:
http://www.nytimes.com/2011/03/04/us/04gas.html
Tieni conto che comunque gli USA producono circa l’84% del gas che consumano (vedi il dettaglio dei dati riportati nel documento citato nella nota n. 3). Quello che manca lo importano principalmente dal Canada, via gasdotto. Quindi per il momento il problema non si pone… almeno finché hanno riserve sufficienti (e ne hanno parecchie) e la produzione rimane a questi livelli. Dopo vedrai che quando gli americani vengono toccati nel portafoglio a causa dell’aumento del costo del gas dovuto a maggiori importazioni … risolveranno rapidamente il problema con l’EPA 😉
2. Certo! Si tratta di quello che si chiama LNG (Liquid Natural Gas). Sempre nel documento della nota n. 3 trovi anche i dati specifici (sono riportati in blu a pag. 11). Come vedi noi ci riforniamo principalmente dal Qatar, Algeria ed Egitto, anche se il gas liquido importato in questa maniera costituisce solo una misera parte del totale importato (4,4%).
Non so se ti ricordi il dibattito sui rigassificatori di qualche anno fa (sempre sì o no… senza aprire un vero dibattito e fare informazione sulla nostra dipendenza dall’estero… sigh)… adesso con il post e la nostra dipendenza notevole dal gas naturale (specie per produrre energia elettrica)… capisci perché ne abbiamo bisogno: diventano strategici per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento (specie con il nuovo abbandono del nucleare)… anche se avere una politica energetica di lungo termine sarebbe meglio!
Alcune mappe dei rigassificatori per area geografica le trovi qui (anche se non aggiornatissime):
http://www.energy.ca.gov/lng/international.html.
Ottimo articolo!
Per l’ennesima volta assistiamo a un’assurda prevaricazione della Germania sugli altri Paesi: “facciamo prima il North Stream, gli altri dopo”…
bravi no… predicano da una parte… poi razzolano male… e nel frattempo si proteggono sempre il fondo schiena e cadono sempre in piedi! Poi il caso dell’ex cancelliere tedesco… che finito il suo mandato ha già la nomina pronta da parte di Gazprom.
Chissà se succederà anche al nostro premier, grazie all’amicizia che vanta con Putin? Ma non voglio entrare in politica… Tengo particolarmente a cercare di spiegare il più possibile, fornendo elementi e le fonti… e poi… che ognuno ragioni con la propria testa e si faccia la propria opinione.
Eccerto, hanno letto il post di Lampo!!!
Avessi questo potere… mi sarei già ritirato a vita privata… a godermi un po’ di cultura, musica e buona cucina… oltre ovviamente al resto che non si può dire! 😆 😆
Eppure mi sembra tragicamente chiaro
Gli Usa non credo vedano di buon occhio l’Europa far comunella con la Russia rendendosi indipendente (o quasi ) sul piano energetico.
Senza contare che questo potrebbe essere propedeutico sempre di più a tagliare fuori il dollaro negli scambi internazionali. E a quanto sembra questo si è dimostrato un ottimo motivo per menar le mani
Quindi una prima domanda potrebbe appunto essere “Dove si possono creare problemi di destabilizzazione locale che rallentino o inceppino il /i progetti” Mi sembra di aver capito che i fatti della Georgia non fossero estranei a questo problema
Le centrali nucleari , specialmente di nuova generazione potrebbero essere un concorrente formidabile al gas ed un incidente nucleare , anche se non della portata di Fukushima, potrebbe servire a contrastare un eventuale ripresa di progetti che al momento sembrano essere stati abbandonati, nel caso si volessero appunto riesumare
Il riferimento al sig Deutche è appunto quanto espresso da Gainhunter e ripreso da te dopo.
Non riesco invece a vedere quali possano essere gli interessi della Cina nella questione e speravo che qualcuno avanzasse l’ipotesi.
Per concludere,… se non è risiko questo !
Spero che almeno la traduzione sia stata chiara 😯
ottofranz:,
Eppure mi sembra tragicamente chiaroGli Usa non credo vedano di buon occhio l’Europa far comunella con la Russia rendendosi indipendente (o quasi ) sul piano energetico.
Questo è l’aspetto fondamentale che volevo emergesse appunto dal post…
Anzi: gira voce (anche ufficiale da fonte diplomatica) che il progetto Nabucco sia stato appoggiato proprio dagli USA… che più volte si sono manifestati disponibili ad aiutare (finanziariamente o in qualunque altra maniera) purché non si arenasse e andasse avanti (e credetemi che ne ha avuto molti di problemi… e continua ad averne come vedete dall’ultimo posticipo e a causa del cambiamento di opinione dei Paesi che inizialmente avevano deciso di fornire il gas (pressioni della Russia? Probabile).
Che l’Europa si renda indipendente sul piano energetico ho forti dubbi però… ma credo che intendevi che si renda sempre più dipendente energeticamente dalla Russia e aumenti gli scambi in euro o valute locali dei loro fornitori. Infatti questo agli USA non va bene…(anche perché diminuisce gli scambi in dollari)… oltre a sminuire la loro influenza geopolitica (sarebbe anche ora).
Della serie abbiamo le basi Nato… però siamo dipendenti energeticamente dalla Russia oltre ad aumentare gli scambi commerciali: un bel dilemma!
Sono convinto che la destabilizzazione del Medio Oriente… sia una carta giocata proprio a causa della guerra geopolitica in atto per le risorse energetiche e soprattutto per il cambiamento di inclinazione della bilancia europea… meno filo Usa e più filo Russia e Asia (Cina e India). Da qui però a dimostrare scientificamente che ci sia dietro lo zampino degli Usa… è molto difficile farlo.
Purtroppo l’Europa dovrà imparare a fare come l’Italia ha fatto nell’ultimo secolo… stare sempre dalla parte del più forte e del più debole… a seconda di quale sia (volevo usare una parola più forte….
Il bello però deve ancora venire… visto che davanti alla striscia di Gaza c’è un’enorme quantità di gas naturale e petrolio da trivellare e che Israele vuole sfruttare (la BP non vede l’ora)… altrimenti perché pensate abbia invaso in passato i territori palestinesi? Ovviamente i Palestinesi non sono d’accordo e dicono che loro hanno diritto a tale sfruttamento. Non per niente la proposta di Obama di ritornare ai confini vecchi… significa che probabilmente l’intelligence americana è al corrente che siamo prossimi alla presa di posizione di Israele… che ha detto un chiaro no alle richieste USA (ovvero noi andiamo avanti e vogliamo il gas). La maggioranza delle guerre sono sempre causate da interessi economici e di approvvigionamento di risorse energetiche.
Ecco il link relativo ai giacimenti davanti alla striscia di Gaza
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=11680
Stupendo post. Veramente complimenti.
Altrettanto costruttivi i commenti. Grandi tutti! 😀
ottofranz: Le centrali nucleari , specialmente di nuova generazione potrebbero essere un concorrente formidabile al gas ed un incidente nucleare , anche se non della portata di Fukushima, potrebbe servire a contrastare un eventuale ripresa di progetti che al momento sembrano essere stati abbandonati, nel caso si volessero appunto riesumare
A livello di prezzi siamo abbastanza vicini… almeno finché il prezzo del gas non salirà… grazie al cartello in costruzione… appena finiscono di fare fuori i piccoli.
Ma spero non si arrivi a creare appositamente un incidente nucleare per destabilizzare energeticamente un continente o fargli cambiare opinione sulle forniture!
Non riesco invece a vedere quali possano essere gli interessi della Cina nella questione e speravo che qualcuno avanzasse l’ipotesi.
La Cina per quello che ho letto ha bisogno di gas naturale e sta usando il suo solito modo di fare ingegneristico. Mi spiego: oltre a comprarlo dalla Russia, finanzia progetti di gasdotti. Pensate solo al Turkmenistan o Kazakistan oltre a voler costruire una decina di impianti in Afghanistan.
Spero qui che Gaolin ci possa fornire maggiori informazioni.
Tieni conto che il Turkmenistan inizialmente doveva rifornire principalmente il Nabucco… ma sono passati quei tempi
lampo: Purtroppo l’Europa dovrà imparare a fare come l’Italia ha fatto nell’ultimo secolo… stare sempre dalla parte del più forte e del più debole…
Questa è una cosa molto interessante.
La Storia insegna che gli Stati (anticamente anche i Marchesati) che hanno avuto la fortuna geografica di avere una posizione cuscinetto, sono sempre riusciti ad avvantaggiarsi di questa situazione facendo la funzione di ago della bilancia e se Amministrati con capacità politica ,questo fatto ha determinato per essi un valore aggiunto che si è trasformato in ricchezza.
Ance la politica Andreottiana di questi ultimi 50 anni che a volte ci ha fatto storcere il naso, alla luce di queste verità potrebbe assumere nuovi valori (collusioni con Mafia a parte 👿 )
Ance la politica Andreottiana di questi ultimi 50 anni che a volte ci ha fatto storcere il naso, alla luce di queste verità potrebbe assumere nuovi valori
Potremmo mandare lui al FMI… tanto con la longevità dei nostri politici (deve esserci nell’aria del Parlamento qualche elisir di lunga vita…)
”investimenti nel settore dell’energia nucleare, visto che “bisogna tener presente che l’abbandono totale dell’energia nucleare significherebbe che il 35% della produzione di elettricità ma dovrebbe provenire da fonti energetiche convenzionali e dalle rinnovabili”;
Bell’articolo lampo, ma azzeriamo gli investimenti sul nucleare e arriviamo a quel 35%, secondo me, oltre, di investimenti su rinnovabili e risparmio energetico. Ho letto da qualche parte che Fukushima costerà al Giappone 180 miliardi di euro senza calcolare il disastro ecologico………..