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Minute FED: confermato rinvio aumento tassi USA. E si vede rischio Super Dollaro

Scritto il alle 23:15 da Danilo DT

 AP WALL STREET FEDERAL RESERVE F USA NY

Tassi di interesse che restano ancora bassi, con pazienza. La curva dei tassi scontavo invece un imminente rialzo, ma non noi. Anche perchè il carry trade avrebbe reso il Dollaro USA troppo forte.

In questi giorni il mercato obbligazionario USA aveva preso una piega strana. Quasi per magia, iniziava ad esserci la convinzione che i tassi di interesse potessero salire presto, o comunque prima di quanto si potesse pensare.
Sapete benissimo come la penso: mancano i presupposti per un rialzo dei tassi. Inflazione bassa, costo del lavoro che non sale in modo importante, quindi perché alzare i tassi ora? Solo perché il mercato lo pensa o lo vuole? E poi cosa comporterebbe un aumento dei tassi di interesse proprio in un momento dove ci sono incertezze sul futuro economico USA e non solo? Sarebbe come darsi la zappa sui piedi.
Il grafico del T note a 10 yr la dice lunga su quanto vi sto dicendo.

Grafico Rendimento T-Note in data 18/02/2015

us-generic-bond-10yr

Come vedete i prezzi hanno visto una forte correzione (qui sopra illustrato l’aumento dle rendimento), proprio come se il mercato sentisse l’odore di un aumento dei tassi di interesse.
Se poi andiamo a vedere la curva dei tassi USA, notiamo che rispetto ad un mese fa, il mercato scontava nella parte più breve (2-3yr) un aumento dei rendimenti che erano quanto mai anomali.
Certo, confrontando il tutto con quanto si prevedeva un anno fa, non c’è paragone. Ma a quei tempi c’era anche un altro tasso di inflazione. Oggi negli USA siamo in disinflazione.

Curva dei tassi: Rendimenti USA

curva-tassi- fed

Quindi, lo ammetto, mi sono trovato un po’ spiazzato da questo scenario che il mercato stava iniziando a scontare.
Ma poi arriva il Minute FED. E rimette le cose a posto. Per la cronaca non esce nulla di veramente nuovo e rivoluzionario, ma solo cose che avevamo già detto non perché siamo dei veggenti, ma semplicemente perché cerchiamo di guardare oggettivamente la realtà.

La Federal Reserve non ha fretta di alzare il costo del denaro negli Stati Uniti. Nella sua riunione di gennaio «molti governatori hanno fatto notare che un rialzo prematuro dei tassi potrebbe frenare la ripresa apparentemente solida dell’attività economica e delle condizioni del mercato del lavoro, mettendo a repentaglio i progressi per il raggiungimento degli obiettivi per la massima occupazione e un’inflazione al 2%». E’ quanto emerge dai verbali del braccio di politica monetaria della Federal Reserve, relativi alla riunione del 27-28 gennaio scorsi. (Source)

Non bisogna poi dimenticare un altro fattore. Il Carry trade.
Se la FED alza i tassi (semplifico all’ennesima potenza) regala un assist all’indebolimento ulteriore dell’Euro che, per gli USA, inizia ad essere un problema, al momento gestibile ma che deve essere monitorato.
Come detto in passato, agli USA sta bene perdere anche un po’ di competitività al fine di mantenere un partner commerciale fondamentale, l’Europa. MA questo scenario deve restare in un’Area di equilibrio e non deve trasformarsi in un problema.

(…) un biglietto verde in salita rischia di limitare «in modo persistente» le esportazioni nette degli Stati Uniti. Alcuni governatori «hanno sottolineato il rischio di un dollaro che potrebbe apprezzarsi ulteriormente», si legge nel documento da cui emerge che la banca centrale americana non ha fretta di optare per una stretta monetaria anche se il dibattito su questo fronte è stato dettagliato.

Morale: tutto torna sui suoi binari naturali, ed infatti già in serata il T-Note riprende un po’ di tono.

02 Feb. 18 23.08
Chi quindi sperava in un collasso del mercato obbligazionario USA è rimasto deluso. Si, il T-Bond scenderà ma in modo non violento e progressivo. E questa è la volontà della FED, un movimento “pilotato” e per questo meno traumatico. Ma questo non è ancora il momento.

STAY TUNED!

Danilo DT

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7 commenti Commenta
john_ludd
Scritto il 19 Febbraio 2015 at 11:07

solo che il dollaro non è forte per via dell’aspettativa del rialzo sui tassi… quello al massimo incide per un prefisso telefonico a scelta.

Scritto il 19 Febbraio 2015 at 13:26

Si sa che il forex è il più complesso dei mercati proprio perché influenzato da molteplici fattori che possono avere impatto nel breve o nel lungo periodo, che rientrano solo nell’ambito delle emozioni o della speculazione, oppure hanno basi solide come la bilancia dei pagamenti o la bilancia commerciale.

john_ludd
Scritto il 19 Febbraio 2015 at 13:33

Danilo DT,

“oppure hanno basi solide come la bilancia dei pagamenti o la bilancia commerciale”

secondo uno studio di Claudio Borio (BIS) i flussi finanziari dominano su quelli commerciali anche oltre 50:1 … se non lo sanno loro !

solidità sta cippa SPECIE SUL DOLLARO, MONETA DI RISERVA dove (QUASI) tutti si buttano WHEN THE SHIT HITS THE FAN !

e il debito pubblico uanagana, tutti quei 18 trilioni brutti brutti… beh faranno pure cagare ma confrontali con i 200 trilioni o giù di lì di debito privato globale e/o i 26 trilioni o giù di lì di capitalizzazione della sola borsa uanagana

Scritto il 19 Febbraio 2015 at 13:41

Bello questo paese Uanagana… magari quest’estate ci vado in ferie. Cmq sul rapporto 50:1 sono assolutamente d’accordo sopratutto per quanto riguarda il breve periodo. ma si sa che è una cosa che accomuna un po’ tutti i mercati. Basta vedere che succede al tuo amico oil e quanto se ne scambia coi futures/derivati, no?

john_ludd
Scritto il 19 Febbraio 2015 at 13:58

no?

infatti ma con una differenza. Il petrolio non lo puoi stampare ERGO quando la domanda torna a eccedere l’offerta non puoi spingerlo in basso… MA lo puoi spingere più in lato di quanto andrebbe come nel 2007… niente da fare … la finanza finirà il lavoro iniziato nel 2007 e travolgerà l’occidente e i suoi milioni di rimbambiti abitanti

Scritto il 19 Febbraio 2015 at 14:48

“Time is gentleman”, nel frattempo però…. peppepeppepeppé!
LOL

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