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Malasanità e salute: il profitto è servito
Una breve riflessione nata dalla recente cronaca di malasanità della cosiddetta “clinica degli orrori” di Milano, la ex “Santa Rita” (ex perché recentemente ha cambiato nome in “Istituto Clinico Città Studi”).
La quarta sezione penale del tribunale di Milano, nelle oltre 1.000 pagine di motivazioni della sentenza con cui ha condannato gli imputati al carcere (ed assolti per altre imputazioni), riporta “L’ansia di riempire la sala operatoria non si fermava neppure davanti a pazienti particolarmente fragili e indifesi anch’essi trasformati senza un barlume di pietà in strumenti per la produzione del fatturato”. ([1]).
Ricordiamo comunque che questo è il primo giudizio… la Corte d’Appello e la Cassazione potranno confermare o ribaltare la sentenza.
Non voglio entrare nel merito della singola vicenda: l’hanno già fatto ampiamente i giornali.
Per chi non l’avesse seguita può leggere questo articolo di Repubblica dove trova anche i link ad alcune intercettazioni:
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/28/news/santa_rita_xxx-8532916/
L’aspetto su cui voglio focalizzare la riflessione è il “movente” della vicenda, comune a quanto sta accadendo sui mercati finanziari: la logica del perseguire il profitto a tutti i costi e con tutti i mezzi. In questo caso anche a scapito della salute dei pazienti.
Ricordo che tutti i medici, prima di esercitare la professione, devono prestare giuramento ad una versione “aggiornata” del cosiddetto Giuramento di Ippocrate ([2]):
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:
1-di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
2-di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
3-di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
4-di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
5-di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
6-di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica;
7-di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
8-di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
9-di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza ed alle mie doti morali;
10-di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
11-di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
12-di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
13-di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente;
14-di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
15-di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.
Evidentemente il verificarsi di questi episodi di cronaca è dovuto al solito problema. L’uomo in quanto tale: essere vivente di natura debole e velleitaria, cioè che ha ambizioni superiori alla propria capacità di realizzarle… e allora ritiene lecito ricorrere ad altri sistemi… più facili e diretti!
Per fortuna o giustizia divina (a voi la scelta), dopo la morte… come diceva il mitico Antonio De Curtis (in arte Totò) nella sua celebre poesia… tutto si livella ([3]).
Adesso veniamo ad un altro aspetto di questa logica del profitto: il sistema dei D.R.G. ([4]).
La sigla sta per Diagnosis Related Group ovvero in italiano Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi.
Si tratta del sistema base, ideato negli USA, con cui le Regioni finanziano le strutture ospedaliere in base alle prestazioni erogate ai pazienti.
Il sistema è nato con l’intento di razionalizzare la spesa sanitaria proporzionalmente alle prestazioni effettivamente erogate, oltre a ridurre la spesa sanitaria nei paesi, come il nostro, in cui i finanziamenti venivano erogati “a pioggia”.
Nel dettaglio quando un paziente viene dimesso da una struttura ospedaliera (un ricovero oppure un day hospital), un apposito software attribuisce alla prestazione fornita un codice numerico, sulla base di vari parametri della cartella clinica: età, sesso, tipo di dimissione, diagnosi principale e/o secondarie, procedure ed interventi chirurgici.
Esempio: 317.11.M (ricovero per dialisi renale).
La prima parte del codice rappresenta il DRG ovvero la diagnosi. La seconda la macro-categoria in cui rientra.
Il Sistema Sanitario Nazionale, tramite la Regione, rimborsa la prestazione alla struttura erogante sulla base di un “tariffario” associato a ciascun DRG (la tariffa può variare su base regionale).
E’ evidente che, se all’interno di una struttura sanitaria ci sia “un certo livello di compiacenza”, sia possibile truccare le prestazioni fornendo diagnosi DRG più dispendiose (in termini di rimborso SSN) rispetto a quelle realmente erogate… Altro sistema, per far quadrare i conti, è incentivare i medici a fornire prestazioni, ad ignari pazienti, non effettivamente necessarie!
In entrambi i casi, la struttura erogante la prestazione ci guadagna e, di conseguenza anche i medici che vi esercitano ([5]).
Il successo del sistema dei DRG, sebbene sia adottato in vari Paesi europei, dipende quindi molto dalla attività di controllo sui rimborsi erogati e quindi sulle cartelle cliniche.
Inoltre non incentiva o fornisce alcuna informazione utile sulla qualità della prestazione erogata al paziente. Poi mi spiegate come incentiva la prevenzione… visto che non la paga! Semmai il sistema dei DRG incentiva a fornire prestazioni anche quando non servono.
Sarebbe necessario non parametrizzare tutto al profitto ma introdurre anche dei parametri legati all’etica… specie in un settore così delicato come quello sanitario. Utopia?
Quindi la prossima volta che avete bisogno dell’erogazione di una prestazione medica importante… provate a consultare più medici: Ippocrate potrebbe essere diverso! Lo stesso vale per la scelta della struttura sanitaria a cui affidarsi.
Lampo
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[1] Fonte – Il Giorno: http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2011/04/22/494653-santa_rita_motivazioni_della_condanna.shtml
[2] Fonte – Ordine dei Medici di Alessandria: http://www.ordinemedici.al.it/codice.htmloppure FNOMCeO:
http://portale.fnomceo.it/PortaleFnomceo/showVoceMenu.2puntOT?id=6
[3] Approfondimento – Qui potete trovare il testo della poesia con due video in cui la recità Totò stesso (preferisco, per l’interpretazione, il secondo video):http://www.antoniodecurtis.com/poesia8.htm
[4] Fonte – Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Diagnosis-related_group. In fondo trovare due link di approfondimento.
[5] Approfondimento – La Casta bianca. Viaggio nei mali della Sanità di Paolo Cornaglia Ferraris – Il libro, scritto da un medico, denuncia molto bene questi ed altri meccanismi di trucco della prestazione mediante i DRG per avere rimborsi SSN più “grassi”, soprattutto perché poi non c’è un controllo (su Amazon.it lo trovate scontato del 35%)
Lo stesso tema è stato affrontato più volte dalla trasmissione Report della Gabanelli su Raitre.
Ottimo intervento
i DRG definiscono inoltre i tempi di durata delle prestazioni (ad es. degenza) per cui spesso risulta più conveniente dimettere un paziente non perfettamente guarito per far posto a nuovi clienti-pazienti o per riammetterlo in caso di complicazioni con un nuovo drg lucroso
Col sistema Drg anche il lessico è stato rivoluzionato: gli ospedali sono Aziende, i primari sono Dirigenti e i pazienti sono CLIENTI, non scherzo.
Tutto il sistema ospedaliero pubblico è immerso nella metafora aziendale, peccato che si sprechi e si rubi sempre di più
Il giuramento è patetico, ormai le coscienze individuali sono piene di callosità perchè per diventare medico ospedaliero retribuito occorre assoggettarsi ad una serie infinita di umiliazioni (oppurre bisognerebbe avere come padre un Primario) per cui il rispetto del giuramento è l’ultimo dei pensieri di un laureato in cerca di lavoro stabile
quindi nulla di nuovo nell’Italietta che compie 150 anni e che ha una Costituzione solo da 63 anni
gaolin@finanza: Grazie a Lampo per
Ma quello che fa specie in questi casi è come può succedere che, in un ambiente dove la deontologia professionale dovrebbe essere la regola, ci possano essere così tante connivenze da far durare così tanto un simile malaffare, alle spalle dei deboli, dei malati e alla fine di tutti.
Questo è proprio l’aspetto più preoccupante di questa vicenda e delle simili. Per quello che dico che evidentemente si tratta della natura dell’uomo! Sempre pronto al malaffare in cambio di denaro o altre prestazioni.
Per fortuna come dici tu … non è la norma.
gremlin:
i DRG definiscono inoltre i tempi di durata delle prestazioni (ad es. degenza) per cui spesso risulta più conveniente dimettere un paziente non perfettamente guarito per far posto a nuovi clienti-pazienti o per riammetterlo in caso di complicazioni con un nuovo drg lucroso
Qui c’è anche il problema delle possibili infezioni da pseudomonas che è altamente probabile contrarre durante periodi di degenza, specie quando molto debilitato (mi è capitato personalmente una decina di anni fa).
Col sistema Drg anche il lessico è stato rivoluzionato: gli ospedali sono Aziende, i primari sono Dirigenti e i pazienti sono CLIENTI, non scherzo.
Purtroppo è vero… siamo diventati clienti… e ci inducono sempre più a operarci per niente. Tempo fa leggevo un’inchiesta (non mi ricordo la fonte) in cui chiedevano ai medici se si sarebbero sottoposti, in caso di patologia uguale a quella dei propri pazienti, alle terapie e agli interventi chirurgici che consigliavano i loro colleghi in casi del genere. Era uscita fuori una baraonda… pochi concordavano!
Comunque ho avuto modo di incontrare anche medici molto professionali… che venivano in ospedale a visitare i malati in degenza anche di domenica… con la giacca e cravatta sotto al camice. Poi non parliamo degli infermieri… molti li dovrebbero fare santi.
Mi ricordo di uno che, durante una mia degenza settimanale, ogni turno appena aveva finito il giro dei pazienti (molte volte fuori orario di lavoro) andava dai vecchietti costretti a letto e con calma e gentilezza li spostava su una carrozzina e li portava fuori a fare un giro nel giardino dell’ospedale a prendere una boccata d’aria… non vi dico poi la contentezza dei vecchietti… (e la preoccupazione dei colleghi!)
Grazie a Lampo per aver ricordato questo caso di malasanità o meglio di perversa cupidigia che non fa onore a coloro fanno il giuramento di Ippocrate.
Fortunatamente non è la generalità, anzi. Ma quello che fa specie in questi casi è come può succedere che, in un ambiente dove la deontologia professionale dovrebbe essere la regola, ci possano essere così tante connivenze da far durare così tanto un simile malaffare, alle spalle dei deboli, dei malati e alla fine di tutti.