Ma il mercato USA è “stressato”? Ebbeni SI!

Scritto il alle 12:00 da Danilo DT

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Tensione alle stelle spesso e volentieri sui mercati. Alcuni lettori iniziano ad essere irritati e timorosi. A dominare è la paura, la tensione, insomma il sentiment. E quando arriva la paura, protagonista è anche l’irrazionalità, la fretta, la confusione mentale.
Giorni fa un lettore mi chiedeva news sul TED Spread. Questo indice, come tanti altri, è stato protagonista in passato di tante analisi, proprio perchè si voleva tastare il polso soprattutto del sistema finanziario e delle banche USA, e cercare di capire SE il mercato viveva un momento di VERO stress oppure no.
Ho provato a riprendere alcuni interessanti indici, e non solo il TED Spread. Il risultato che ne deriva è sicuramente interessante.

TED Spread

Partiamo proprio dal TED Spread, l’indice che misura il tasso LIBOR a 3 mesi ed il tasso dei T-Bill governativi sempre a 3 mesi. Per farla breve, se le banche non si fidano più l’una dell’altra, il TED Spread sale e preannuncia il rischio di una crisi di liquidità.
ALERT ALERT ALERT! Il TED Spread negli ultimi giorni è salito!

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Tranquilli, vi sto prendendo in giro. Creiamo una metrica di confronto che sia valida per tutti i grafici e facciamoli partire dal 2007, così prendiamo anche il periodo del default Lehman Brothers dove lo stress del sistema, allora si, era veramente importante. Eccovi il grafico dal 2007 e notate COME cambia il punto di vista. Come vedete, siamo anni luce da un rischio di liquidità.

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Kansas City Financial Stress Index

Altro indice di stress finanziario. Questa volta andiamo a misurare non solo il TED Spread, che è incluso nei criteri di calcolo, ma anche altri elementi che poi andiamo a ponderare. Prendetevi il report di spiegazione CLICCANDO QUI , noterete che è molto completo. Si passa dagli High Yield, ai Govies, ai vari tipi di spread. Il risultato? Beh, rispetto al TED Spread è già molto più interessante, anche perché influenzato in modo più realistico anche da altri fattori che effettivamente stanno “stressando” un po’ il mercato.

Kansas City Financial Stress Index

Malgrado tutto però…siamo sempre a livello MOLTO bassi, appena sopra lo zero. Ai massimi dal 2011, ma non potrebbe essere diversamente con la crisi degli High Yield USA a causa dello shale oil.

Chicago Fed National Financial Conditions Index

Questo indice è sicuramente più noto del precedente. Anche in questo caso, se siete curiosi, vi invito a riprendervi il modello di calcolo CLICCANDO QUI . In questo caso si prende in considerazione mercato monetario, azionario, obbligazionario e anche lo “shadow banking” USA.

chicago fed National Financial Conditions Index (NFCI)

Il risultato in questo caso? Ben poco differente rispetto al precedente.

St. Louis Fed Financial Stress Index

Mi fermo qui? Nossignore, avanti ancora alla ricerca dell stress. E’ il turno dell’indice di stress redatto dalla FED di St. Louis. Questa volta i sub indici sono ben 18 (CLICCANDO QUI  avrete il dettaglio con grafici ed analisi) ma il risultato cambia di poco anche stavolta. Il mercato non sembra proprio alle soglie di un “collasso finanziario bancario”, quantomeno negli USA. E vista anche la globalizzazione, possiamo escludere tale evento anche in altre aree geografiche, grazie ovviamente all’apporto delle banche centrali che hanno assistito i mercati con una pioggia di liquidità.

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Cleveland Financial Stress Index

E chiudiamo la carrellata degli stress index USA con questo grafico prodotto dalla FED di Cleveland. Lo lascio alla fine in quanto, rispetto agli altri, ha un’impostazione diversa ed è molto più interessante. Il CFSI sintetizza le tracce di stress in sei tipi di mercati: bond, equity, forex, interbancario, immobiliare e anche cartolarizzazioni. Questa volta però abbiamo dei punteggi che ci aiutano a leggere l’indice di stress CFSI:

BASSO: <-0,733
NORMAL: -0,733 ≥ CFSI <0,544
MODERATO: 0,544 ≥ CFSI <1.82
ALTO: ≥ 1.82

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Attenzione, per la prima volta il risultato è veramente degno di nota. Oggi siamo a 1.79. Ad un passo dall’area di pericolo (alta).

CONCLUSIONI: facendo un’analisi complessiva, è indiscutibile il fatto che gli indici di stress, tutti, sono ai massimi degli ultimi 4 anni ma è anche logico. L’unico veramente in area preoccupante è quello di Cleveland, che, attenzione, è secondo me il più affidabile in quanto dispone di dati più “puntuali” rispetto agli altri indici di stress.

(…) another risk factor for the US economy is at or near the critical level. As a result, the economy has a lesser capacity for absorbing a new shock. That alone doesn’t mean that there’s trouble brewing, but there’s a greater degree of macro fragility due to heightened financial stress, according to the Cleveland Financial Stress Index. Note that the other three Fed stress indexes are currently indicating lesser degrees of risk, although that may be due to the fact that these benchmarks are lagging the higher-frequency updates for the Cleveland index. (Source) 

Dobbiamo preoccuparci? Beh, forse è prematuro MA è assolutamente d’obbligo stare con le antennine belle dritte. La situazione sta visibilmente peggiorando e monitorare questo indice con attenzione, ci può aiutare ad evitare brutte sorprese in futuro.

Riproduzione riservata

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Danilo DT

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3 commenti Commenta
Lukas
Scritto il 25 Febbraio 2016 at 12:43

Sai Danilo, li avevo guardati anch’io questi indici stress finanziario la scorsa settimana…..per trovare conforto alla mia view non catastrofista…. e devo dire che per il momento li avevo trovati rassicuranti……infatti niente di paragonabile, nemmeno minimamente, alla situazione del 2008.

Scritto il 26 Febbraio 2016 at 00:27

john­ny­mi­no@fi­nan­zaon­li­ne,

Molto interessante, grazie!

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