LA GRANDE EREDITA’

Scritto il alle 07:38 da Danilo DT

 

Baby boomers lasciano 5mila miliardi ai figli, ma l’Italia è pronta?

Oggi affronto una tematica molto delicata e spinosa, sicuramente sottovalutata da tutti ma che, credetemi, è da tenere in forte considerazione. Parliamo di ricchezza e di passaggio generazionale.

Tra vent’anni, metà del patrimonio italiano, circa 5mila miliardi di euro, passerà dai baby boomers ai loro figli. Un passaggio epocale che avrà conseguenze profonde sulla società e sull’economia del Paese.

Ma siamo pronti ad affrontare questo “grande trasferimento di ricchezza”? L’Italia, purtroppo, sembra non esserlo.

I baby boomers, nati tra il 1946 e il 1964, hanno accumulato un patrimonio immenso durante il miracolo economico. Case, terreni, risparmi: hanno lavorato duro e messo da parte, creando una ricchezza che ora è pronta per essere trasmessa alle generazioni successive.

Secondo uno studio di Banca Intesa Sanpaolo, il valore complessivo delle eredità in Italia ammonta a circa 6.700 miliardi di euro, di cui il 52% è rappresentato da immobili.
Questo significa che ogni famiglia italiana erediterà in media circa 250mila euro. Una cifra considerevole, che potrebbe avere un impatto significativo sulla vita dei beneficiari. I figli, però, non sono gli stessi.

La generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e i millennials (nati tra il 1981 e il 1996) hanno vissuto un mondo diverso: precarietà, stipendi stagnanti, crisi economiche. Il loro patrimonio? Ben lontano da quello dei genitori.

Come emerge da un’analisi di Allianz, il 60% dei millennials non possiede una casa di proprietà, contro il 30% dei baby boomers alla loro età. Questo passaggio di ricchezza potrebbe colmare il divario tra generazioni. Ma attenzione: potrebbe anche aumentarlo. Perché? In Italia, le tasse sulle successioni sono tra le più basse d’Europa. L’aliquota massima è del 4%, ma si applica solo alle eredità superiori a un milione di euro.

Questo significa che la stragrande maggioranza delle eredità non paga e non pagherà (per ora) tasse.

Come sottolinea un report di The European Council on Finance, l’Italia è il paese europeo con il gettito fiscale da successioni più basso in rapporto al Pil (solo lo 0,1%). Un’esenzione che favorisce i più ricchi. I dati di Banca d’Italia mostrano che l’1% più ricco della popolazione italiana possiede il 22% della ricchezza nazionale mentre il 50% più povero possiede solo il 3%.

Un sistema fiscale iniquo che rischia di cristallizzare le diseguaglianze, creando una società ancora più divisa.

E permettetemi di dire che questo è un tema scottante per la politica italiana.
Ma proprio quella politica italiana, però, sembra terrorizzata dal tema. Nessuno vuole parlare di tasse sulle successioni, per paura di impopolarsi. Ma è davvero un tabù? In molti paesi europei, queste tasse esistono e funzionano. Ma in Italia il gap da colmare è enorme e parlare di inasprimenti significa essere additati come terroristi e nemici del sistema.

In Francia, ad esempio, l’aliquota massima per le successioni è del 60%. In Germania, varia dal 19% al 43%. Questi paesi hanno sistemi fiscali più efficienti e redistributivi del nostro.

Il “grande trasferimento di ricchezza” è potenzialmente un’occasione da non perdere per lo stato Italiano. Un’occasione per ripensare il nostro sistema fiscale, per ridurre le diseguaglianze e per costruire un futuro migliore per tutti. Ma per coglierla, serve coraggio. Serve una politica che non abbia paura. Chi si prenderà la briga?

Ovvio, nessuno, per i motivi detti sopra: e allora? Fin troppo semplice. Nel più classico degli scaricabarili, in ambito di un nuovo patto di stabilità, come non infilare anche le imposte di successione? E allora la frase “ce lo chiede l’Europa” sarà il mantra. Ma è quasi un libro già scritto. Quindi magari parlatene con il vostro consulente e cercare soluzioni efficienti.

STAY TUNED!

Danilo DT

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