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ITALIA: ma chissenefrega del RATING!
La notizia della perdita dell’ultima A di merito creditizio per l’Italia ormai è cosa nota. E’ stata l’agenzia di rating canadese Dbrs che ha tagliato il rating appunto da A a BBB, per via di «una combinazione di fattori, incluse l’incertezza sulla capacità politica di realizzare le riforme strutturali e la persistente debolezza del sistema bancario, in un periodo di crescita fragile».
Possiamo dirlo serenamente. Era cosa ormai nota, doveva accadere ed è accaduta adesso e quindi non facciamo i catastrofisti urlando al complotto. Mancava all’appello DBRS ed anche lei è arrivata. E ora che cosa cambia per noi? Siamo onesti, cambia ben poco. Alla fine abbiamo ancora sempre la BCE che ci protegge e ci appoggia. Per ora.
ITALIA: i rating delle varie agenzie
E allora? Quello che bisogna leggere in questo ultimo taglio del rating è il messaggio POLITICO.
(…) In questo quadro quindi «la bassa crescita ha comportato ritardi nella riduzione del debito pubblico, lasciando il Paese più esposto agli shock» e con «potenzialità di crescita basse». L’alto rapporto debito/pil infine, secondo l’agenzia di rating canadese, «continua a limitare la flessibilità finanziaria del sistema Italia, ostacolandone la crescita dell’attività economica». (Source)
Lo sappiamo, le agenzie di rating spesso e volentieri forniscono pareri tardivi e poco utili. Ma le stesse hanno un potere abnorme che può anche influenzare i mercati. In questo caso il messaggio secondo me è chiaro. Come ho segnalato sopra nella citazione, il paese è più esposto agli shock e per ovvi motivi non viene scritto il fatto che ci sono problemi strutturali e di governabilità che fanno la differenza. E l’importanza del referendum italiano, perso da Renzi, non è certo da sottovalutare in quest’ottica.
Dite che il debito del Bel Paese è fuori controllo? Si, non fa che crescere ma a certe condizioni, ricordiamolo, il debito può anche essere gestibile, sopratutto in un quadro, come quello attuale, di tassi molto bassi.
Debito pubblico italiano: il grafico
Ma sapremo gestire la situazione? Oppure il tutto potrebbe “scapparci di mano” sopratutto quando la BCE “mollerà gli ormeggi”? Ecco l’importanza anche della politica e dei rapporti con l’Unione Europea. Morgan Stanley non è certo positivissima sull’argomento. Per il 2020 la banca USA prevede un rapporto debito/PIL al 145% nel 2020. Ma anche per le nostre “consorelle” Spagna (115%) e Portogallo (132%) la situazione non è certo rosea.
Sia ben chiaro, non sto giustificando l’Italia. Quello del debito è un problema che ci accomuna ad altre realtà e non è, secondo me, il VERO problema di breve periodo. Nel lungo non ci sono dubbi che occorre trovare il modo di abbatterlo, ma nel breve ci sono altre urgenze. E quali sono?
(…)Immaginate una classifica dei trenta Paesi più ricchi del mondo con cui misurare insieme qualità delle istituzioni, opportunità d’impresa e sicurezza sociale. L’ha fatta il World Economic Forum, e l’Italia ne esce male, appena ventisettesima. Si chiama “Inclusive Growth and Development Report”: nell’era dei populismi, delle diseguaglianze e della stagnazione secolare occorre aggiornare le parole d’ordine. (…)Il capitolo dedicato all’Italia è un concentrato di problemi noti: fatta eccezione per alcuni parametri, il Belpaese risulta molto spesso in coda alla classifica. Ventinovesimi per “servizi di base e infrastrutture”, ventottesimi alla voce “corruzione”, ventinovesimi in “imprenditorialità” e “intermediazione finanziaria”. Talvolta emergono forti contraddizioni, come nel caso dell’educazione: quattordicesimi per diritto all’accesso, solo ventottesimi per qualità della scuola. O alla voce occupazione: ventinovesimi in produttività, noni in “compensazioni salariali e non”. Detta in una battuta: l’Italia non è un gran posto dove aprire un’impresa ma i diritti di chi lavora sono piuttosto tutelati. Siamo undicesimi al mondo per numero di possessori di prima casa, ma anche per la pressione fiscale sulla proprietà immobiliare. (Source)
The Inclusive Development Index (IDI)
Volete dare una sbirciata a questo report? Cliccate QUI.
E poi segnatevelo bene. Il problema vero per noi è, oltre alla questione politica, la CRESCITA ECONOMICA e non il debito. Anzi, solo con una vera crescita si combatterà il debito. E se così non sarà, allora occorrerà intervenire con prese di posizioni ben drastiche. Ma questa, al momento, lasciamola come “ultima ipotesi”.
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STAY TUNED!
La mia domanda da ignorante é: come si fa a stimolare la crescita e abbassare le tasse dovendo essere sempre attenti a non sforare sul debito/pil