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ITALIA: la grande guerra al debito pubblico
L’Italia è un paese che, rispetto ad altre realtà, si ritrova con una problematica che tende e tenderà a frenare in modo indiscutibile qualsiasi tentativo di convinta ripartenza economica che rischia di essere solo ciclica e non strutturale.
Nulla di politico in questo discorso e tantomeno nessuna visione volutamente catastrofistica. Cerco solo di essere realista e concreto. Noi abbiamo un fardello da portarci sulle spalle che condiziona la possibilità di investire nella ripartenza economica. Basta guardarsi attorno. Si parla sempre e solo di tagli, mentre le cifre utilizzate “per investire” sono sempre minori.
Altro che austerity. Ora ci vorrebbe un bel deficit spending per provare a ripartire; quindi riaprire il borsellino e reinvestire nel sistema, iniziando magari a DETASSARE ciò che muove i consumi, ovvero gli stipendi, semplificando poi il regime fiscale e tagliando le tasse alle imprese.
Questo primo passo sarebbe necessario per rilanciare un’economia che sta vivendo di una ripartenza ciclica e NON strutturale. E questo fattore è molto importante in quanto i miglioramenti finora ottenuti potrebbero essere solo momentanei. Ma il Governo Renzi si sta rendendo conto di questo?
No, non parliamo di politica, ci mancherebbe, ma parliamo ancora di debito pubblico. Bisogna fare il possibile per rientrare da quel rapporto debito pubblico /PIL che ormai sfora il 132%.
(…) Per conseguire il target di riduzione del debito a partire dal 2016, priorità indicata in apertura del suo intervento, Signorini (vicedirettore generale della Banca d’Italia) ha insistito sulla necessità di «tenere sotto costante controllo l’andamento del bilancio nel corso dell’anno», e di «attuare in pieno le misure di copertura», un obiettivo che potrà essere centrato portando in porto privatizzazioni e conseguendo «una crescita del prodotto in linea con le previsioni».Nello scenario programmatico del Governo la previsione di crescita del Pil nominale è del 2,6%: dunque, «i margini non sono elevati», e «non si possono escludere venti contrari in arrivo da un eventuale peggioramento della congiuntura globale. L’azione sui conti pubblici è pertanto inscindibile da una politica orientata alla crescita». (Source)
La vecchia storia. Come pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca? Per fortuna, la congiuntura ci aiuta e la BCE ancora di più. Il nostro debito sta leggermente migliorando.
Ad agosto 2015 il debito pubblico italiano è sceso di 15,5 miliardi di euro rispetto al mese precedente, a quota 2.184,7 miliardi di euro. Lo rende noto Bankitalia, precisando che nei primi otto mesi dell’anno, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 48,8 miliardi di euro (Source)
Dobbiamo cantare vittoria? Non di certo, sono vittorie di piccole battaglie, la guerra è un’altra cosa. Guardate questo grafico, e ve lo pubblico in versione logaritmica, tanto per farvi capire come nella storia il debito pubblico sia cresciuto a dismisura.
Debito pubblico italiano (in versione logaritmica)
Colpa di chi? Di Renzi? Di Berlusconi? O di chissà chi? Siamo onesti, non è una questione di colore. E questio grafico che vi pubblico ve lo conferma per l’ennesima volta. Siamo nel cosiddetto “cul de sac”, uscirne indenni non sarà facile se non con una lunga fase di purgatorio. A meno che si arrivi all’haircut. Ma di certo, non in questo momento.
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facciamo, chi?
la UE ce l’ha recentemente bocciata, mi pare… almeno, non è d’accordo sul disegno proposto da padoan…
DT sai a che punto sono le trattative tra padoan e BCE a questo soggetto?
Dai, sdrammatizzavo. Quante volte ne ho parlato dei NPL o sofferenze che dir si voglia. Sono tutti macigni che alla fine finiscono sulle spalle della comunità in modo indiretto.
Dici bene, l’Italia non avrà più la possibilità di creare una Bad Bank con garanzie pubbliche, per sgravare le banche dai crediti in sofferenza e per recuperarne quanto più possibile “in bonis” nel medio periodo, senza dover ricorrere all’immediata esecuzione forzata dei beni del debitore. Ci siamo fatti imporre una normativa che accelera la chiusura delle procedure fallimentari, velocizza le aste giudiziarie, privilegia la liquidazione immediata degli asset e delle garanzie.
Poi, dire che era la soluzione a tutti i mali è ancora un’altra cosa… anche perchè il DEBITO è DEBITo e non si esaurisce da solo… Quindi in qualche modo bisogna pagarlo. Oppure cancellarlo (parzialmente) con tutto quello che può comportare.
aspettate!
nel 2° trimestre 2015 abbiamo toccato il 136%
http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2015/10/23/ue-19-debito-italia-sale-a-136-in-secondo-trimestre_02c3da1c-6c8f-40c1-a678-ff5f24da704e.html
le sofferenze sono 200 mld
ma i crediti deteriorati sono quasi 400 mld
soluzione:
o alzi il debito e socializzi i prestiti dati alla boia del cane
o cala il PIL in relazione alla ricchezza bruciata per coprire il buco
in sostanza il deb/pil è molto + alto
faranno come in Grecia
con 20-30 mld mettono la pezza
poi il prossimo anno ne serviranno 50
ecc ecc
ma la voragine s’ha da chiudere!
@ DT
in effetti, Tu si che ne hai parlato [spesso] del problema dei NPL che ho citato;
😉
quindi mi sembra di capire -se nemmeno Tu hai notizie più aggiornate in argomento- che la proposta di padoan sia [ancora] completamente arenata;
il veder crescere di mese in mese -come è puntualmente confermato dal bollettino ABI sull’argomento- il livello di NPL delle banche italiane è forse motivo di maggiore preoccupazione del già elevato livello di deb pubbl nazionale, almeno tra i vertici alti del ns settore bancario.
Per completezza, allungherei l’asse delle x nel grafico debito/pil, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che il debito/pil è sempre salito (falso):
Un dato da tenere sempre in mente quando si parla di NPL (ma anche di debito e di pil), è che siccome siamo in Europa ogni stato li calcola come vuole, in totale autonomia: se ne era parlato ai tempi della crisi dei governativi nel 2011 e dell’euro nel 2012, e la cosa interessante che era uscita è che in Italia i NPL sono calcolati con criteri più restrittivi rispetto a quelli usati da altri paesi. Poi ovviamente questo non significa che le cifre sono alte (troppo).
gainhunter: Poi ovviamente questo non significa che le cifre NON sono alte (troppo).
1) DT scrive …. Dobbiamo cantare vittoria? Non di certo …
— Appunto non di certo continuare a martellarci i maroni e guardare la pagliuzza nel nostro occhio quando ben altri hanno altro che travi.
Il Giappone che % deficit/pil ha … oltre 250 e con che interessi ?? Lo 0,xx
Nessuno MAI MAI MAI che scriva che il nostro
DEBITO AUMENTA SOLO PER IL MONTANTE INTERESSE
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DEBITO AUMENTA SOLO PER IL MONTANTE INTERESSE
DEBITO AUMENTA SOLO PER IL MONTANTE INTERESSE
siamo uno dei pochi paesi con un avanzo primario.
Che mi dite di come saranno messi i francesi ???
e gli spagnoli che per un certo periodo pagavano interessi inferiori ai nostri.
IO SCOMMETTO che buona parte dei debiti incagliati sono frutto di mancati pagamenti della pubblica amministrazione e che con un pagamento di
10 miliardi ( per cui si va ad aumentare il debiti pubblico )
SPARISCONO 50 MILIARDI DI DEBITO CHE SERVONO PER INGRASSARE LE BANCHE.
( Danilo che fine ha fatto MAGO DROGHI col QE continua il party )
Nel contesto del debito sovrano, anche se pochi ne parlano [a livello di media ufficiali],
entra di prepotenza quanto emerge da un recente rapp di Linklaters :
“le banche europee siedono sopra crediti inesigibili e sofferenze bancarie per 826 miliardi di euro.
Questa montagna di crediti marci riguarda soprattutto i sistemi bancari di paesi meridionali, come Portogallo, Grecia, Italia e Cipro”
(nel caso dell’Italia, il volume totale di sofferenze bancarie legate a “non performing loans” confermate da ABI nel dato di SET2015 è pari a 198,5 mld; tanto per rendere l’idea si tratta del 12% del ns pil nazionale…)
E’ strano che da questo rapporto sembrino uscirne immuni banche francesi e tedesche… io non ne sarei troppo sicuro…
ma oltre a questa osservazione il problema rimane : se la stima è giusta e non troppo lontana dalla realtà, quegli 800 mld di € inesigibili dei 4 paesi citati pongono un freno insormontabile per una possibile (ri)crescita; le loro banche -italia inclusa- sono paralizzate da questo marcio in bilancio che ne penalizza fortemente l’attività impedendo loro di concedere prestiti all’economia reale, famiglie e imprese.